Antonio Ghislanzoni

Al 2024 le opere di un autore italiano morto prima del 1954 sono di pubblico dominio in Italia. PD
Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
(Reindirizzamento da Una partita in quattro)
Antonio Ghislanzoni

Antonio Ghislanzoni (1824 – 1893), librettista, poeta e scrittore italiano.

Citazioni di Antonio Ghislanzoni[modifica]

  • Angelo Mariani è oggigiorno considerato, oltrecché un distintissimo suonatore di violino e un compositore elegantissimo di pezzi di da camera, il più eccellente direttore di orchestra che possegga l'Italia.[1]
  • Angelo Mariani fu per avventura il primo in Italia che accoppiando l'ufficio di maestro concertatore a quello di direttore d'orchestra, insegnasse coll'esempio il miglior mezzo per ottenere, nelle grandi esecuzioni musicali, una vera unità di concerto.[1]
  • Se è lecito dire, con termine gallico, che una cantante o un attore, chiamati ad interpretare sulla scena una nuova produzione, si fanno in certo modo creatori di quella, a nessuno meglio che ai concertatori e direttori d'orchestra di uno spartito musicale, spetta questo titolo insigne. [...] Sotto questo aspetto, il maestro concertatore e direttore d'orchestra cav. Angelo Mariani, merita, primissimo in Italia, il titolo di creatore.[1]

Abrakadabra: storia dell'avvenire[modifica]

Incipit[modifica]

Nell'aprile dell'anno 1860, un eccentrico personaggio venne ad abitare l'alpestre paesello di C....
Era un uomo sui cinquant'anni, magro, sparuto, dagli occhi incavati ed immobili, dal sorriso amorevole, tratto tratto mefistofelico.
La foggia del suo soprabito nero, ampio, abbottonato fino al mento e lungo fino al tallone; la callotta di tela ch'egli portava, a guisa di turbante, involta a più riprese da una fascia azzurra; tutto il suo abbigliamento formava una strana figura di prete e di pascià, che lungi dal riuscire ridicola, ispirava simpatia e rispetto.

Citazioni[modifica]

  • Abrakadabra! ibis! redibis! Ciò che ieri era il bene, oggi rappresenta il male; ciò che pei nostri predecessori era la meta, per noi diviene il punto di partenza. Sarebbero dunque, anche il bene e il male, una illusione del convenzionalismo? Il principio della nazionalità, che rappresenta il non plus ultra del liberalismo contemporaneo, come dovrà apparire meschino e puerile fra un secolo, quando nel pensiero della comunanza e della fratellanza naturale, l'uomo si dirà cosmopolita; quando le frontiere delle Alpi, dei fiumi e dei mari, scompariranno, insieme ai pregiudizi di razza; e l'umanità, che oggi pone il suo vanto nel suddividersi in cento fazioni nemiche, si riunirà tutta per formare una sola famiglia!
  • Il Concorso di bellezza è una istituzione del ventesimo secolo, la quale ha per iscopo il miglioramento della specie umana. Tutte le giovani donne appartenenti alla Unione Europea, dai diciotto ai venticinque anni possono presentarsi ai Concorsi annuali, che hanno luogo nelle città più importanti dei singoli Dipartimenti. Una commissione composta di cento matrone scelte dalle più illustri e rispettabili famiglie del Dipartimento, esamina e giudica le prerogative delle singole concorrenti, decretando premi per maggioranza di voti. Le ragazze premiate al Concorso sono le più ricercate da chi aspira alla vita coniugale. Questa istituzione ha raddoppiata nelle giovani donne del ventesimo secolo la cura della propria bellezza, assai osservata nei secoli addietro pel sotterfugio troppo comodo delle lunghe gonnelle e del crinolino.
  • I moderati per essere al centro dei due partiti estremi, non hanno altro vantaggio che di essere più prossimi alla ghigliottina di questi e alla forca di quelli.
  • Il più simpatico degli esercizii viene a noja quando sia imposto rigidamente dalla legge.
  • In un governo ben ordinato, libero, popolare... tutti siamo in dovere di fare la spia...!
  • L'Abrakadabra è la storia perenne del movimento umano riflessa in un'epoca sconosciuta all'universale, in un'epoca a venire. [...] L'istoria del passato e del presente sono una conseguenza logica dell'istinto umano, che non può mutarsi. Studiate in voi stessi le leggi di questo istinto, e avrete la istoria dell'avvenire
  • La libertà di stampa fu utile e buona ai tempi in cui l'istruzione era privilegio di pochi. A quell'epoca, l'audacia dello scrivere quasi sempre andava accompagnata alla coscienza del sapere. La falange degli scrittori pessimi non era tanto compatta da chiudere il varco agli intelligenti ed agli onesti, e la voce solitaria del genio poteva ancora soverchiare il raglio collettivo delle plebi. Ma oggi? Tutti leggono, tutti scrivono.
  • Tutte le opinioni politiche sono rispettabili quando si ispirino ai grandi interessi della patria.
  • Uomini di genio, appiccatevi! Il mondo non ha più orecchio per voi, dacché la stampa è in balia dell'ebete maggioranza.

Gli artisti da teatro[modifica]

  • Marietta Alboni, esordì sulle scene della Scala in Milano, nell'Assedio di Corinto poi nella Borgia e nella Linda di Donizetti. Dapprima ebbe voce di contralto, voce di timbro oltremodo aggradevole; poi si diede a cantare anche parti di mezzo soprano, e perdendo alquanto la sonorità delle note basse, acquistò maggior estensione nelle acute. Lasciò l'Italia ancor giovanissima, e recatasi in Spagna, quindi a Parigi e a Londra, in poco tempo eclissò le antiche celebrità e guadagnò tesori. (vol. VI, Cantanti, p. 53)
  • L'Alboni ottenne, al teatro dell'Opera in Parigi, paghe favolose, circa tremila franchi per rappresentazione. Nessun'altra cantante può rivaleggiare con lei per facilità di vocalizzo, nelle fioriture dell'antica scuola. La sua voce conserva tuttora una freschezza, una soavità invidiabile, sebbene abbia molto perduto dell'antica potenza. Non è attrice da sbracciate; ella cerca esprimere colla fisionomia più che col gesto, e spesso colla sola dolcezza del canto riesce a commuovere. (vol. VI, Cantanti, pp. 53-54)
  • L'Alboni ha accumulato tesori, e possiede a Parigi, ai Champs Elisées, un palazzo principesco. (vol. VI, Cantanti, p. 54)
  • Erminia Frezzolini dotata d'una bellezza veramente italiana, di una voce oltremodo simpatica, estesa, facile sopratutto nelle note acute, di un sentire eminentemente drammatico, di un gusto e metodo di canto squisito, parecchie stagioni cantò alla Scala di Milano con favoloso successo. (vol. VI, Cantanti, p. 54)
  • Vi hanno degli artisti, anche fra i più cospicui e i più illustri, che non isdegnarono ricorrere alla claque ed alla reclame piuttosto per mire di lucro, anziché per istinto di ambizione. A tal classe appartenne anche il celebre Paganini, il quale, per mezzo della stampa, aveva accreditate certe fiabe miracolose, dov'egli figurava come un essere soprannaturale. Prima ch'egli si presentasse a Parigi per dare il suo primo concerto all'Opera, correvano sul di lui conto le più strane novelle, e parecchi giornali aveano perfino avvalorata la credenza popolare ch'egli avesse segnato un patto con satanasso; che il ministro delle tenebre gli avesse regalate le corde pel suo violino, che il di lui archetto fosse magnetizzato da una strega. Paganini godeva di tali dicerie, ed egli stesse ne andava spargendo, come quelle che gli davano maggior voga, e stuzzicavano oltremodo la pubblica curiosità. (vol. VI, cap. VII, pp. 139-140)

Libro proibito[modifica]

Incipit[modifica]

Pagnottisti,
Metodisti,
Wagneristi,
Preti tristi,
Affaristi,
Camorristi,
Giornalisti,
Son d'Italia gli Antecristi.

Citazioni[modifica]

Incipit di alcune opere[modifica]

In chiave di baritono[modifica]

- Vergogna! – pensava io – se qualcuno mi incontrasse!... se qualcuno sapesse!... E non c'è da illudersi che il fatto debba rimanere celato... I giornali parleranno, e quali commenti da parte degli amici!
Essi combattono in Roma, gli amici... Essi difendono l'ultimo baluardo della libertà italiana... essi spendono il sangue e muojono per la patria... Mentre io – italiano – attraverso gli Appennini tirato da due magre rozze, imbaccucato il capo e la gola in una gran ciarpa color scarlatto, i piedi raccolti in una pelliccia, per andarmene a Chieti – in terreno nemico – a terrorizzare con un elmo ed una spada di cartone un esercito di coristi.

L'arte di fare debiti[modifica]

Per intenderci senza spreco di parole, innanzi tutto convien adottare un vocabolo pel quale si rappresenti con esattezza matematica quel personaggio singolarmente favorito dalla natura e completato dalla scienza e dalla pratica sociale, che si propone di passare lietamente la vita a spese del credito pubblico e privato.
Il mio cognome può servire a tal uopo. L'uomo che intende vivere per il debito, che si sente chiamato a questa sublime missione di rigenerare l'umanità col sistema delle imposte involontarie, si chiami dunque puffista. Accordando il nome di puffisti a questa grande e nobile specialità della razza umana che fra poco avrà cessato di essere una specialità per divenire una imponente maggioranza, io sono certo di raccomandare me stesso ad una fama imperitura!

La contessa di Karolystria : storia tragicomica[modifica]

Caracollando leggiadramente sulla groppa di una puledra maltese, in sul cadere di una splendida giornata di ottobre, la contessa Anna Maria di Karolystria traversava la foresta di Bathelmatt. La contessa, contando di arrivare a Borgoflores poco dopo il tramonto, era partita dal suo castello alle due del pomeriggio.
La città non era discosta, e la brava puledra, dopo quattro ore di marcia forzata, trottava ancora di lena colla foga baldanzosa dei suoi quattro anni.
Quand'ecco, al cominciare di un'erta, tre figuraccie da metter la terzana al vederle, sbucano all'improvviso dai grossi tronchi degli alberi.

Libro allegro[modifica]

Eran vissuti insieme fino della più
tenera infanzia – qual meraviglia
che all'età delle forti passioni, Sperongiallo
e Nasella si amassero?
Nessuno si adombri – si tratta
di amore platonico; e il mio racconto vuol
esser così pudico, che ogni onesta fanciulla
di sedici anni potrà permetterne la lettura
a sua madre.

Libro bizzarro[modifica]

L'isola di Micomar è poco nota agli Europei. I superbi navigli che tre volte all'anno compiono il giro dei due mari di Azimorra e di Gengiva, è ben raro che si accostino al porto di Carina, per sbarcarvi qualche viaggiatore. Carina, come ognun può vedere nel primo Dizionario che gli capiti tra le mani, è la capitale dell'isola. Le sue belle e candide mura di alabastro si innalzano maestose ai piedi del Monte Récor, laddove il Penémore, quel superbo fiume che all'ora del tramonto sembra ancora rosseggiare del sangue dei Polluteri trucidati dal barbaro Nabicondo, si getta fragorosamente nel mare. L'isola di Micomar, perciò appunto che pochissimi viaggiatori Europei si degnano visitarla, conserva l'impronta originale e caratteristica che aveva, due secoli or fanno, ai tempi del buon Re Vidocarta.

Libro segreto[modifica]

Sala nella reggia di Didone. – A sinistra una porta, a destra una apertura che mette ad un balcone.
All'alzarsi della tela, una schiera di donne vestite a bruno e inginocchiate occuperanno il lato destro della scena. Si ode nella via il suono di una marcia funebre.

Voci (di fuori). È morto, è morto... il misero Sichéo..
Donne. Orato pro eo!
Una donna (sotto voce alle sue vicine). Questa marcia mi sembra averla udita altre volte...
Altra donna. È la marcia della Jone... L'abbiamo udita in teatro per quattro stagioni di seguito.
Voci. È morto... è morto il misero Sichéo!...
Donne. Orate... (come stonano!) pro eo!

Libro serio[modifica]

Angelo Mariani[modifica]

Nel giugno dell'anno 1873, una nobile, simpaticissima figura di artista scomparve dal mondo colla morte di Angelo Mariani. Oltreché distintissimo suonatore di violino e compositore elettissimo di pezzi da camera, Angelo Mariani fu a' suoi tempi il più eccellente direttore d'orchestra, il più sapiente e vigoroso interprete delle opere italiane e straniere.

Giovanni Pacini[modifica]

Un fecondo e immaginoso operista, che fu, nei primordî della sua carriera, il competitore di Rossini, poi, l'emulo di Bellini, di Donizetti, di Mercadante e di Verdi; che seppe investirsi delle progressive trasformazioni dell'arte, conservando pur sempre nelle sue musiche una limpida impronta di originalità, moriva in Pescia il giorno 6 dicembre dell'anno 1867, in età di anni settantaquattro.

Gustavo Modena[modifica]

Due sole volte, nella mia prima giovinezza, mi avvenne di trovarmi a contatto di questo insuperato attore, di questo indomabile patriota, di questo fiero repubblicano, che col fascino della declamazione, co' suoi scritti spigliati e sarcastici, colla parola vibrata e potente tradusse sul palcoscenico e in ogni atto della sua vita i grandi concetti del Mazzini.

Giuseppe Rota[modifica]

Tutti conobbero il Rota coreografo, ma fu dato a pochissimi apprezzare la prodigiosa versatilità del suo ingegno e la sublime ingenuità del suo carattere. Era un'individualità potentemente organizzata – era il figlio delle lagune, il birrichino del Lido, che a sette anni scherzava colle onde, saltava sui burchielli, sfidava i barcaiuoli nella destrezza del remo e nella vivacità delle arguzie.

La Casa di Verdi a Sant'Agata[modifica]

Le case degli uomini illustri dovrebbero rimanere chiuse inesorabilmente a quegli ospiti indiscreti che si chiamano giornalisti; ma dacché il maestro Verdi, obliando questo savio consiglio si piacque ospitarmi e trattenermi parecchi giorni nella sua villa a Sant'Agata presso Busseto, io non gli farò il torto di supporre che, accordandomi tanto onore, egli contasse sulla mia discretezza.

Racconti e Novelle[modifica]

Dietro una Valanga[modifica]

La neve cadeva a larghi fiocchi.
Franz e Joseph salivano il tortuoso sentiero della valle, conversando lietamente come due villeggianti che muovano ad una escursione di piacere in una giornata di bel tempo.

Una partita in quattro[modifica]

Ho passato otto giorni a Tartavalle. (Nessuno dei miei duemila lettori ignora, che a Tartavalle v'è una fonte di acque ferruginose, intorno alla quale si adunano nel luglio e nell'agosto i sedicenti malati e gli ipocondriaci delle nostre provincie).

Autobiografia di un ex-cantante[modifica]

Or fanno trentadue anni, io era il più bel ragazzo della Valassina.
Al paese mi chiamavano il Pirletta, perché nei balli non v'era alcuno che mi vincesse. Mio padre era fattore del conte Bavoso, e poteva, nella sua condizione, chiamarsi un uomo agiato.

Daniel Nabaäm De-Schudmoëken[modifica]

A quei tempi, che sotto molti aspetti somigliavano ai presenti, io sedeva una mattina con altri pochi visitatori nel salotto di una amabile contessa, assai celebre in Milano pel suo talento di pianista non meno che per la sua bellezza e le sue prodigalità di ogni genere.

La Corte dei Nasi[modifica]

Piperio III, re dei Panami, era un principe saggio e di indole assai mite. I suoi sudditi lo adoravano. Assunto al trono in età giovanissima, egli aveva proclamato ai suoi popoli uno statuto dei più liberali. Gli avventurosi abitatori della Panamia avevano veduto in pochi anni, mercé l'iniziativa del loro principe ben amato, realizzarsi tutte le riforme sociali e umanitarie reclamate dai tempi.... e dai ladri.

Giuda Iscariota[modifica]

Mentre il signor Rénan sta elaborando le sue Vite degli Apostoli, vale a dire un secondo grand succès di gloria e di marenghi, già preconizzato e strombettato da tutti gli organi della fama mondiale, io mi permetto di pubblicare un modesto compendio della vita di Giuda Iscariota, altro degli apostoli di Cristo, non il più esemplare in quanto a condotta morale e politica, ma forse il più interessante per la singolarità del suo carattere e per la bizzarra varietà delle sue avventure.

Il Renitente[modifica]

Serafino Longhi, sensale di Borsa e sottotenente della Guardia Nazionale, amava con tutto il trasporto dei suoi venticinque anni la moglie di un onesto droghiere di Porta Nuova.

Se il marito sapesse[modifica]

Era venuta a Trescorre nella stagione delle acque – venuta, come tante altre, per obbedire alla moda, per emanciparsi dalla soggezione maritale. – Ella avrebbe preferito i bagni di Genova o della Spezia, sendo le donne istintivamente portate all'acqua salsa – forse in memoria di Venere nata dalle spume oceaniche, fors'anco per quegli istinti di seduzione e di perfidia che esse – certe donne – hanno comuni colle Sirene.

Un uomo colla coda[modifica]

Il contino crollò leggermente la testa, e proseguì di tal guisa:
- Non c'è che dire: Lodovico Albani è un perfetto gentiluomo. Avvenente della persona, giovane, ricco, elegante... Peccato ch'egli abbia quel difettuccio! Un difetto da nulla... – tanto è vero che infino ad ora qui nella borgata nessuno si è accorto?...

Cugino e Cugina[modifica]

In una bella sera di settembre (non so bene se splendesse la luna) partiva da Monza una carrozza diretta verso Milano.
Sedevano nell'interno quattro persone, tre maschi ed una femmina; e siccome la femmina era più vecchia e più brutta dei maschi, così per evitare la noia del corteggiarla, questi pensarono bene di addormentarsi.

I primi passi alla scienza[modifica]

Lo stradale che da Milano conduce a Pavia, al cominciare del novembre 1839, presentava l'aspetto di un corso. Era l'epoca nella quale gli studenti si recano all'Università per corroborare l'intelletto colla scienza, e lo stomaco col vino di Stradella e di Voghera.

Ciò che si vuole[modifica]

Chi ha moglie, non legga. Le scene che qui trascrivo non possono interessare che gli innamorati e i fidanzati, quei felici che sono ancora in tempo a sfuggire il fatal laccio. I mariti non hanno che a rassegnarsi e a pregar Dio che ammollisca o sdruscisca le loro catene. Che potrebbero essi apprendere di nuovo, qual frutto ricavare dal riflesso di questi bozzetti?

Il Reddivivo[modifica]

Enrico Lanfranchi dormiva già da sei mesi nel cataletto, quando, una bella sera d'estate si riscosse, all'improvviso, rimosse il coperchio della cassa, si levò in piedi, e gittato dalle spalle il logoro lenzuolo onde era involto, uscì passo passo dal Campo santo.

Il violino a corde umane[modifica]

Correva l'anno 1831.
Paganini, il diabolico Paganini, si era prodotto al teatro dell'Opera in sei concerti, suscitando entusiasmi anche maggiori di quelli lo aveano accompagnato nelle sue trionfali escursioni in Italia e in Germania. – In presenza dell'artista fenomenale, alcuni professori d'orchestra del grande teatro aveano spezzato i loro strumenti.

La Tromba di Rubly[modifica]

Ogni giorno la cronaca dei giornali registra un suicidio per amore.
Eppure: sentiteli un po', questi imberbi filosofi dello scettismo! Interrogatele, queste larve nuotanti nella seta e nei pizzi, queste mummie intonacate di cosmetico che si chiamano le donne del gran mondo!

Le vergini di Nyon[modifica]

- Una lettera da Nyon – disse il cameriere, bussando sommessamente all'uscio della mia camera.
- Chi scrive?... Quel matto di Francesco. Leggiamo:

«Amico carissimo,

»Se mai nel corso della vita ebbi ragione di maledire la precoce canizie e le rughe che mi hanno difformato il volto, fu appunto nel giungere in questo romantico paesello della Svizzera.

Il flauto di mio marito[modifica]

La marchesa non parve adontarsi del mio epigramma – crollò leggermente la testa, e volgendomi un sorriso di compassione:
»Ragazzo! – mi disse – tu non comprendi per nulla il cuore della donna!... Iddio ti guardi dal prender moglie! diverresti troppo infelice o troppo ridicolo!»

Le sedici battute dell'Africana[modifica]

- Come si amano quei due sposi! – mi diceva un giorno l'amico Maccabruni, additandomi una giovane coppia che transitava il ponte di congiunzione fra i bastioni e il giardino pubblico.
- Pare impossibile! – esclamai sbadatamente.
- Il marito è un bel giovane...
- Non lo nego – ma è tanto imbecille...

Racconti politici[modifica]

I volontari Italiani[modifica]

C'è un paesetto in Val di Intelvi che si compone di cinque o sei case rustiche. Gli abitanti son tutti contadini, ad eccezione di un prete, il quale non è parroco, non è cappellano, non porta verun titolo che definisca il suo grado nella gerarchia ecclesiastica — è il prete del paese.

Un capriccio della Rivoluzione[modifica]

Correva l'autunno dell'anno 1847, e sulle provincie Lombardo-venete pesava più grave che mai il giogo della dominazione straniera.
Il molto reverendo don Dionigi Quaglia cappellano di Capizzone, una sera chiamò a sè il nipote Teodoro e, fiutata una enorme presa di tabacco, gli tenne il seguente discorso:
— Questa mattina per mezzo dell'imperiale regio commissario di Almenno ho ricevuto il dispaccio ufficiale che ti nomina a maestro elementare del paese.

Il diplomatico di Gorgonzola[modifica]

«È il 15 settembre del 1859... Eccomi di bel nuovo a Milano! quale cangiamento! qual vita novella! quale agitazione! Tutti i volti son lieti, le fisonomie animate... Nelle strade si cammina più speditamente; si ciarla a voce alta, si grida, si canta, è una vera baldoria.

Il dottor Ceralacca[modifica]

«L'epoca delle elezioni si approssima — diceva Clementina al marito — e sarebbe omai tempo di risolvere!... Vuoi, o non vuoi essere deputato?»
— Volere! è presto detto!... Sicuro... che... se la nazione... se la patria...

Due Spie[modifica]

In sul finire del luglio 1860, pranzavano tranquillamente all'albergo del Leon d'Oro in Lecco il signor Domenico Zannadio geologo e il naturalista professor di botanica signor Candido Frigerio.

Un Apostolo in missione[modifica]

— ..... Abbiamo avuto torto di trascurare la campagna — dicea Teobaldo all'amico — I campagnuoli hanno mente svegliata e istinti liberali; sono facili alle impressioni, pronti ad agire — energici, robusti. Oh! abbiamo avuto un gran torto, te lo ripeto! Volgemmo le spalle al buon terreno, per gettare le sementi alle ghiaje infeconde — però non abbiamo raccolto che triboli e spine.

Storia di Milano, dal 1836 al 1848[modifica]

Sotto l'oppressura di una indigestione solennemente cattolica, io mi accingo ad un lavoro altrettanto grave che proficuo: a scrivere la Storia di Milano dall'anno 1836 al 1848. Voi tosto comprenderete che io scrivo dietro incarico di un editore, al quale preme, se non mi inganno, di aggiungere due nuovi volumi alle opere del Verri e del De-Magri, omai screditate completamente. Conviene adunque che io raccolga i pensieri a capitolo — l'impresa è molto arrischiata, ma io solo conosco l'alta mercede che mi attende.

Due Preti[modifica]

Nell'anno 1839 io compieva, per volere dei parenti, il mio corso di umanità nel Seminario della Diocesi Ambrosiana.
Una sera, nell'ultima ora destinata alla ricreazione, io passeggiava sotto i portici in compagnia di un amico dilettissimo.
Sì all'uno che all'altro la disciplina di san Carlo era grave. Ci legava simpatia di carattere e comunanza di dolori. Perseguitati dai superiori, reietti dai colleghi, l'amicizia era per noi una necessità, più che un bisogno del cuore.

Note[modifica]

  1. a b c dalla Gazzetta di Milano, 1867; citato in Studi verdiani, Parma 2002

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]