Franz Werfel

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Franz Werfel nel 1940

Franz Werfel (1890 – 1945), scrittore austriaco.

Citazioni di Franz Werfel[modifica]

  • Su questa terra non vi è alcun problema all'infuori di Cristo.[1]

I quaranta giorni del Mussa Dagh[modifica]

  • Scienza, cultura, progresso, bellissime cose! Ma per diffondere cultura e progresso bisogna che uno possa prima coltivarsi e progredire. (p. 12)
  • In ogni moltitudine c'è un odio originario facilmente infiammabile contro i rappresentanti dell'ordine pubblico. (p. 19)
  • L'amore infelice presenta sempre una via, sia pure in sogno. (p. 30)
  • Nelle imprese militari non ci sono garanzie. (p. 65)
  • Un popolo non può fare a meno dell'ammirazione, ma neppure dell'odio. (p. 111)

Incipit di alcune opere[modifica]

Ascoltate la voce[modifica]

Clayton Jeeves taceva. Teso, ostinato, il suo silenzio accompagnava la conversazione degli altri, il cui tono leggero e fluttuante contrastava con l'importanza dell'argomento.[2]

Barbara[modifica]

Quando raggiungono l'altezza di Capo Matapan, la punta meridionale del Peloponneso, tutte le navi, persino i vantati piroscafi di lusso come questo Assuan, trovano il mare leggermente agitato.[2]

Il canto di Bernadette[modifica]

François Soubirous si alza al buio.

Sono le sei precise. Il suo orologio d'argento, regalo di nozze dell'avveduta cognata Bernarde Casterot, non l'ha più già da molto tempo. La bolletta di pegno dell'orologio e di qualche altra cosuccia preziosa è scaduta ormai dall'autunno scorso. Ma Soubirous sa che sono le sei in punto, benché le campane della chiesa di St-Pierre non abbiano ancora sonato per la prima Messa. I poveri hanno il tempo nel sangue; anche senza quadranti e senza tocchi di campane, sanno che cosa segna l'orologio. I poveri hanno sempre paura di arrivare in ritardo. L'uomo cerca a tasto i suoi zoccoli, li prende, ma li trattiene in mano per non far rumore. Rimane in piedi, scalzo, sull'impiantito freddo come ghiaccio, e ascolta i diversi respiri della sua famiglia che dorme: una musica strana che gli opprime il cuore. Sono in sei a dividere la stanza. Lui e Louise hanno conservato il loro buon letto di nozze, questo testimonio di un inizio ricco di speranze. Le due ragazze più grandicelle, Bernadette e Marie, devono invece dormire su un giaciglio assai duro. I due piccoli infine, Jean-Marie e Justin, la madre li ha sistemati su un saccone di paglia, che di giorno viene arrotolato.

Il pianeta dei nascituri[modifica]

Questo primo capitolo ha il solo scopo d'impedire al libro di cominciare con il secondo.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Nel crepuscolo di un mondo[modifica]

Questo libro comprende alcune novelle più o meno ampie, o brevi romanzi, che, in senso profondo, costituiscono un'unità. Non certo l'unità di una modesta "Comédie humaine", che nel corso delle sue storie presenta figure cicliche e vicende incatenate; e neppure l'unità della coscienza postuma, che strappa dal passato gli avanzi della vita sconnessa e li collega nuovamente. L'unità di questo libro è il mondo, non tanto di cui tratta, quanto in cui si svolge. Un mondo singolare e memorabile, il nome del quale corse sulla bocca di tutti e che pure solo pochissimi conobbero, forse soltanto quelli che ne sperimentarono su se stessi il bene e il male, i suoi figli consapevoli dunque.

Una scrittura femminile azzurro pallido[modifica]

La posta giaceva sul tavolo della prima colazione. Una notevole pila di lettere, perché avendo Leonida da poco festeggiato il suo cinquantesimo compleanno, arrivavano ancora ogni giorno gli auguri dei ritardatari. Leonida si chiamava proprio Leonida. Per quel nome opprimente non meno che eroico poteva dir grazie a suo padre, che a parte questa eredità, da povero insegnante di ginnasio qual era, non gli aveva lasciato altro che un'intera collezione di classici greci e latini, nonché dieci annate del "Tübinger altphilologische Studien". Per fortuna il troppo solenne Leonida si lasciava facilmente trasformare nel più agile e semplice Leo. Così lo chiamavano i suoi amici, e Amelie lo aveva sempre e soltanto chiamato Leon. Lo fece anche adesso, mentre con la sua voce scura accentuava la seconda sillaba di León in un acuto strascicato e melodioso.

Note[modifica]

  1. Citato in Aa.Vv., Incontri e scontri col Cristo, Ferro, Milano, 1971, vol. I, p. XXII.
  2. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh (Die Vierzig Tage Des Mussa Dagh), volume II, traduzione di Cristina Baseggio, Mondadori, Milano, 1963.
  • Franz Werfel, Il canto di Bernadette (Das Lied von Bernadette), traduzione di Remo Costanzi, Mondadori, Milano, 1946.
  • Franz Werfel, Il pianeta dei nascituri, 1944.
  • Franz Werfel, Nel crepuscolo di un mondo, traduzione di Cristina Baseggio, Mondadori.
  • Franz Werfel, Una scrittura femminile azzurro pallido, traduzione di Renata Colorni, Adelphi.

Filmografia[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]