Xenomorfo

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Replica d'un costume di Xenomorfo utilizzato in Aliens - Scontro finale

Lo Xenomorfo, personaggio fantascientifico creato da Ridley Scott, Dan O'Bannon e H. R. Giger.

Citazioni sullo Xenomorfo[modifica]

  • Ammiro la sua purezza... un superstite, non offuscato da coscienza, rimorsi, o illusioni di moralità. (Alien)
  • Ancora non capisci con che cosa hai a che fare, vero? Un perfetto organismo. La sua perfezione strutturale è pari solo alla sua ostilità. (Alien)
  • Confrontando i dati ma vedi, quello che ho accertato è che ha uno strato esterno di polisaccaridi proteici. Ha la strana abitudine di disfarsi delle sue cellule e rimpiazzarle con silicone polarizzato, che gli da una prolungata resistenza alle condizioni ambientali avverse. (Alien)
  • Dunque, vediamo se ho capito bene tenente: è una creatura alta due metri e mezzo con acido nelle vene, uccide a vista ed è piuttosto ripugnante... e lei si aspetta che io creda a tutto questo sulla parola? (Alien³)
  • Gli occhi dell'alieno apparivano enormi, del tutto sproporzionati rispetto al resto della testa allungata e deforme. Le sottili iridi a forma di ellissi sembravano incurvarsi attorno agli occhi, e ciò lo rendeva ancor meno umano, ancor meno terrestre. Sbatté le palpebre trasparenti con tale rapidità che Vinnie non avrebbe potuto dire se il movimento fosse cominciato dall'alto, dal basso o addirittura dai lati. In realtà, quando non si muovevano, le palpebre non erano affatto visibili. (Ann C. Crispin)
  • In confronto agli umani, lo Xenomorfo sembra essere indistruttibile. Non teme nulla. È infatti un essere supremo. La creatura da noi concepita emerse dalla logica su come si sarebbe riprodotta e cosa sarebbe stato infatti il suo sviluppo o ciclo vitale: Direi, quindi, che lo Xenomorfo sia un ermafrodita. (Ridley Scott)
  • La bellezza assume molte forme. L'aspetto potrà anche turbare, ma devi comunque riconoscere la straordinaria abilità che è stata necessaria per crearlo. E, nel caso in cui te lo stessi domandando, io non ho alcun merito in questo: l'ho trovato già compiuto, un esempio sommo delle capacità degli Ingegneri. E in un certo senso anche della loro hybris. (David 8, Alan Dean Foster, Alien: Covenant)
  • La particolare caratteristica del mostro, che Carlo Rambaldi ha tradotto per lo schermo con straordinario realismo, sta nella sua sottile capacità di richiamare alla coscienza del lettore-spettatore alcuni inquietanti motivi o segni distintivi della biologia e della morfologia umana e animale, mescolandoli in un sapiente contrasto. Partendo dal presupposto (psicologicamente fondato) che non si può aver paura di ciò che non si conosce, l'alieno [...] ha in sé quel tanto che è necessario per suscitare inquietudine e repulsione, a cui si aggiunge la violenza, la minaccia incombente per l'uomo. Le tre fasi della vita biologica di Alien – uovo, feto e adulto – corrispondono ad altrettanti "segni" all'interno di una terribile contaminazione tra umano e mostruoso. L'uovo, celato nelle profondità minacciose di un pianeta sconosciuto, rivela le sue potenzialità riproduttive, quasi oscene, all'avvicinarsi dell'uomo. Il feto, partorito dall'addome di uno degli uomini dell'equipaggio, richiama, a un tempo, la forma di una mano e quella, altrettanto familiare, di un ragno.
    Ma è la creatura adulta a dispiegare tutte le possibilità di un orrore dei contorni inconfondibili dell'ingegneria biomeccanica, con la sua struttura a metà fra un rettile e un cyborg. Alien fa paura proprio in virtù di ciò che siamo disposti a riconoscere di umano in lui, come di fronte a una velata minaccia di ciò che potrebbe diventare l'uomo in un luogo e in un futuro remoti, senza più alcun legame culturale o comportamenti con l'oggi. (Carlo Bordoni)
  • Nessuno comprende la perfezione solitaria dei miei sogni: nessuno potrebbe. Tuttavia, e a dispetto dei tanti ostacoli sul mio cammino, io qui ho trovato la perfezione. Anzi, no: l'ho creata. L'ho creata io stesso, nella forma di un organismo perfetto. (David 8, Alan Dean Foster, Alien: Covenant)
  • – Ognuna di queste cose nasce da un uovo, vero? Ma chi depone le uova?
    – Non lo so. Forse qualcosa che ancora non abbiamo visto. (Aliens - Scontro finale)
  • Quella cosa ha emesso un acido, chissà che cosa farà in seguito! (Ellen Ripley, Alien)
  • – Questo sarà uno scontro a fuoco, signore, o un'altra caccia all'insetto?
    – Sappiamo solo che ancora mancano contatti con la colonia e che uno Xenomorfo può esserne motivo.
    – Mi scusi, signore, un cosa?
    – Uno "Xenomorfo".
    – Caccia all'insetto. Di che cosa parliamo, esattamente?
    – Ripley...
    – Io vi dirò quello che so: atterrammo su LV-426, un membro del nostro equipaggio fu riportato a bordo con qualcosa attaccato alla faccia, una specie di parassita. Cercammo di staccarglielo, ma inutilmente. Più tardi sembrò che si staccasse da sé e morisse. Kane sembrava rimesso, noi eravamo tutti a cena e... E l'ipotesi è che gli avesse lasciato qualcosa nella gola, una specie di embrione e cominciò... Ehm, ecco...
    Escucha, muchacha, io ho bisogno de sapere una sola cosa: donde està... [mima il gesto di sparare] (Aliens - Scontro finale)
  • Sai Burke, non so quale delle due specie sia la peggiore...loro non li vedi fregarsi l'uno con l'altro per una sporca percentuale! (Ellen Ripley, Aliens - Scontro finale)
  • Santo cielo, questa è la prima volta che ci capita una specie come questa! Va riportata a Terra per sottoporla a una serie di esami. (Alien)

Alan Dean Foster[modifica]

  • Anche morta, la creatura sembrava minacciosa, stesa sul dorso sul banco di dissezione. Le zampe prensili sembravano costruite appositamente per artigliare il volto di chi si avvicinasse troppo, la potente coda per far balzare la bestia attraverso la stanza con un solo colpo.
  • Come si fa a non ammirare la sua semplice simmetria? Un parassita multispecie, in grado di vivere sfruttando qualsiasi forma di vita che respiri, indipendentemente dalla composizione atmosferica in questione. Capace di rimanere in letargo per periodi indefiniti, nelle condizioni più sfavorevoli. Il suo solo scopo è quello di riprodurre la propria specie, un fine che persegue con efficienza suprema. Nell'esperienza del genere umano non c'è niente che gli stia a paragone.
    I parassiti che gli uomini sono abituati a combattere sono zanzare, minuscoli artropodi ed esseri simili. Per quanto riguarda la violenza e l'efficienza, rispetto a loro, questa creatura è quello che l'uomo è rispetto al verme per intelligenza. Non sapete nemmeno da che parte cominciare per combatterlo.
  • Dal corpo devastato e ormai inerte del soldato emerse qualcosa di simile a una placenta, che cominciò a gonfiarsi e a tendersi sopra il suo dorso come una sacca di pelle...
    Lacerata dall'interno, la placenta si squarciò per tutta la sua lunghezza. La creatura che ne affiorò era piccola, aveva appena le dimensioni di un normale gatto domestico. Con la forma allungata, la pelle bianca e quasi traslucida e il cranio vagamente umanoide, sembrava provenire direttamente dall'inferno. Sulla testa e sui fianchi era imbrattata dal muco e dai brandelli della carne di Ledward.
    Sollevandosi distese le articolazioni, rivelando arti sottili e lucidi di amnio. Poi strotolò una lunga coda appuntita. Non aveva occhi o orecchie, ma uno stretto foro grinzoso rivelava la presenza di una bocca non ancora pienamente formata. L'epidermide era liscia, levigata. Un odore dolciastro e nauseabondo, simile a quello di un medicinale andato a male, invase l'infermeria.
  • Era enorme, nera e veloce. E il suo aspetto era la rappresentazione dell’inferno. Mentre l’uomo la fissava a bocca aperta, la cosa balzò giù come un gigantesco pipistrello avvolgendo la testa di Boggs con mani le cui dita sembravano cavi articolati. L’uomo boccheggiò, soffocando nel proprio vomito. Con un gesto brutale, l’orribile cosa strappò la testa di Boggs dalle spalle con la stessa rapidità con cui Golic avrebbe tolto un bullone allentato. Il sangue sgorgò dal tronco decapitato come l’acqua di una fontana, spruzzando la creatura, il corpo di Rains e il paralizzato Golic. Ciò ebbe l’effetto di risvegliarlo dal torpore; ma al tempo stesso qualcosa nella sua mente si spezzò. Con agghiacciante indifferenza il mostro gettò la testa di Boggs sul pavimento e concentrò la sua attenzione sull’unico bipede rimasto. I suoi denti scintillavano come i lingotti di platino strappati dalle viscere di Fiorina.
  • Gigantesca apparizione nella foschia rosata, la regina aliena sovrastava il suo grappolo di uova come un enorme, scintillante Buddha insettiforme. Il teschio irto di zanne era l’incarnazione dell’orrore. Sei arti – due gambe e quattro braccia armate di artigli – sporgevano grottescamente da un addome dilatato. Gonfio di uova, comprendeva un grosso sacco tubolare sospeso all’intrico di tubi e condutture mediante una membrana, come se un lungo tratto d’intestino fosse stato drappeggiato tra i macchinari.
    Ripley si rese conto di essere passata sotto il sacco un momento prima. Dentro il recipiente addominale, innumerevoli uova ribollivano verso un ovopositore pulsante, come in una disgustosa catena di montaggio. Qui emergevano luccicanti e viscide per essere raccolte da minuscoli fuchi. Quelle versioni in miniatura dei guerrieri alieni correvano avanti ed indietro per soddisfare i bisogni delle uova e della regina. Ignoravano lo spettatore umano in mezzo a loro, concentrati unicamente nella mansione di trasportare il carico in un posto sicuro.
  • Idioti! Non vi rendete ancora conto di quello con cui avete a che fare. L'alieno è un organismo organizzato in modo perfetto. Con una struttura superba, astuto, estremamente violento. Con le vostre capacità limitate, non avete nessuna possibilità contro di lui.
  • Nella camera criogenica si muoveva qualcosa che non faceva parte dell’astronave, per quanto l’impulso da cui era guidato non lo rendesse poi così diverso dai freddi e indifferenti corridoi lungo i quali avanzava. La sua inesorabile ricerca, che lo portava a procedere incurante di tutto, era dettata da un bisogno impellente. Non di cibo, poiché non mangiava. Non di sesso, poiché non ne possedeva uno. La sua sola ragion d’essere era il desiderio di procreare. Anche se organica, era una macchina quanto i computer che guidavano l’astronave, ma aveva una determinazione del tutto estranea a questi. Più che a qualunque altra creatura terrestre somigliava ad uno xifosuro, una sorta di granchio antidiluviano con una coda flessibile. La cosa attraversò il pavimento levigato della camera criogenica avanzando sulle zampe snodate. La sua semplice fisiologia era stata programmata per un’unica funzione biologica, che doveva compiere meglio di qualunque altra struttura conosciuta. Di qualunque altra macchina.
  • Non sappiamo se è un insetto [...] Si tratta solo di un’analogia di comodo, ma nessuno lo sa con certezza. Non sono così mansueti da lasciarsi studiare. È difficile analizzare qualcosa che da morto ti fonde gli strumenti e da vivo fa di tutto per mangiarti o per riempirti di uova. Gli esperti della colonia su Acheron hanno fatto il possibile per studiare queste creature. Non è servito a niente. Sono stati sterminati ancora prima che potessero cominciare a capirci qualcosa. Purtroppo, gli esiti delle loro ricerche sono andati distrutti assieme alla base. Sappiamo ben poco su queste creature, giusto quanto basta per trarre delle conclusioni generiche.
    Tutto quello che possiamo affermare con un certo margine di sicurezza è che hanno un sistema biosociale grosso modo analogo a quello degli insetti sociali sulla terra, le formiche, le api e così via. A parte questo, non si sa altro. Il loro livello di intelligenza è certamente superiore a quello di qualunque insetto sociale, anche se è difficile stabilire se siano o meno in grado di ragionare. Sono quasi certa che possono comunicare con l’odore. Potrebbero avere altre capacità percettive di cui non sappiamo nulla.
    Sono incredibilmente veloci e forti. Ho visto con i miei occhi uno di quei mostri sopravvivere nel vuoto interstellare finché non l’ho arrostito con uno dei motori del VE. (Ellen Ripley)
  • Sono stata violentata, per quanto questo non sia il termine più indicato. La violenza è un atto premeditato. Il suo era un atto per procreare, anche se la mia partecipazione è stata del tutto involontaria. Noi possiamo definirlo un atto di violenza, ma dubito che la creatura sia dello stesso parere. Probabilmente troverebbe il concetto... alieno.
  • Sulla tuta di Kane era comparsa una macchia rossa. Si ampliò rapidamente, divenendo una larga chiazza irregolare di sangue che quasi gli copriva la parte inferiore del petto. Seguì il rumore del tessuto che si strappava, sgradevole ed intimo nella stanza affollata. La camicia si aprì come la buccia di un melone, si fece indietro su tutti e due i lati, mentre una piccola testa delle dimensioni di un pugno umano si spingeva all’esterno. Si contorceva e si dimenava come un serpente. Il piccolo cranio era quasi tutto denti, affilati e macchiati di sangue. La pelle era di un pallido colore malsano, scurito adesso da una bava cremisi. Non mostrava organi esterni, neppure occhi. Le narici dell’equipaggio furono raggiunte da un odore fetido e indecente [...] Il cranio dentato si faceva convulsamente strada verso l’esterno. All’improvviso sembrò compiere uno scatto. La testa ed il collo erano attaccati ad un corpo tozzo coperto dalla stessa pelle bianca. Braccia e gambe terminanti in artigli lo spinsero in fuori a velocità inattesa. Atterrò disordinatamente sulla tavola, fra i piatti e il cibo, tirandosi dietro frammenti dell’intestino di Kane. Dietro di lui si formò una sporca pozza di sangue e fluido. A Dallas venne in mente un tacchino appena ucciso, con i denti sporgenti.
  • Una testa si sollevò, tendendosi verso l’alto con spasmodica, istintiva sicurezza. La creatura da incubo girò lentamente su se stessa esplorando l’ambiente circostante. In caccia. Muovendosi in modo dapprima incerto e poi sorprendentemente sicuro, iniziò la propria ricerca. Trovò il condotto per l’aria e lo ispezionò rapidamente prima di scomparirvi all’interno. Dal momento in cui era uscita dalla pancia del bovino fino al momento della sua sparizione, era passato meno di un minuto.

Steve Perry[modifica]

  • Abbiamo svolto alcuni test di condizionamento sulla regina, che non sembra particolarmente preoccupata della sorte degli individui adulti della sua specie. Abbiamo provato a ucciderne alcuni davanti ai suoi occhi e lei non ha avuto reazioni visibili di nessun tipo. Ma appena minacciamo o distruggiamo una delle uova si agita immediatamente.
  • — I fuchi sono stupidi, — continuò Powell, — ma anche uno scimpanzé può essere addestrato in modo che riesca a sparare con discreta precisione. Inoltre pensiamo che lo stretto legame tra la regina e i fuchi le permetta di vedere quello che vedono loro. A questo aggiunga che secondo i nostri psicologi la regina è intelligente almeno quanto noi.
  • In natura quelle creature si comportano come le formiche e potendo contare su truppe dello stesso calibro e strategie e tattiche adeguate non lascerei loro nessuna via di scampo.
  • Indubbiamente era possibile passare da parte a parte gli alieni con proiettili perforanti o farli saltare in aria con le bombe, ma sarebbe stato un enorme dispendio di soldi e materiale. Lui invece era convinto che il modo migliore di combattere una creatura bestiale consistesse nel rivoltargli contro un essere altrettanto feroce. Una macchina bellica in grado di abbattere un nemico dopo l’altro perché sapeva esattamente che cosa passava nella loro testa, perché era simile a loro. Come un serpente reale che uccide una vipera o un cane da caccia che insegue la selvaggina e non si arrende finché non l’ha stanata. La soluzione del problema era dolorosamente ovvia. All’inizio non la pensava così, non fino a quando si rese conto di come agivano gli alieni. Ora invece era un accanito sostenitore della teoria. I poteri di un tempo non esistevano più e adesso spettava a lui, soltanto a lui, concludere la partita. Ed era assolutamente sicuro che ce l’avrebbe fatta.
  • La regina era gigantesca, più grande di altre sue simili. Una forza della natura, inarrestabile, a cui era impossibile resistere, un’entità proveniente da una civiltà remota. Era la Distruttrice dei Mondi, una divoratrice di anime e solo un pazzo poteva pensare di opporvisi.
    La regina incombeva minacciosa, con le quattro mascelle interne che si spalancavano e fuoriuscivano in sequenza come gli incastri di una scatola cinese, in grado di dilaniare e divorare qualunque cosa, dal topo all’elefante. Ma a lei non interessavano né topi né elefanti. Voleva altre prede. Voleva...
  • Le regine aliene erano in grado di riprodursi mediante una sorta di partenogenesi modificata, mentre i fuchi erano prevalentemente neutri. Esistevano tuttavia alcuni maschi sessuati che, stando a quanto avevano scoperto i tecnici di laboratorio, erano in grado di accoppiarsi. Quando i maschi sessualmente attivi raggiungevano un numero critico, cominciavano a battersi a morte tra di loro finché non ne rimaneva uno solo, l’unico che aveva il diritto di accoppiarsi con una regina. Il cerimoniale che accompagnava i preliminari dell’accoppiamento era particolarmente aggressivo e solo se il maschio sopravviveva a quella lotta, ben più violenta degli scontri avuti con gli altri suoi simili, la regina accettava di sottomettersi a lui.
    Ma il trionfo del maschio era di breve durata. Pochi secondi dopo la conclusione di quel dispotico atto sessuale, la regina uccideva il malcapitato amante. A tale proposito, gli scienziati blateravano di diversità genetica, ma la cosa era irrilevante. Di fatto, se non c’erano maschi a disposizione, la regina era in grado di fare tutto da sé. E, nel caso in cui mancasse anche la regina, uno dei fuchi subiva quella che gli esperti definivano una tempesta ormonale al termine della quale il maschio stesso si trasformava in regina.
    Il generale scosse la testa senza smettere di sorridere. Quei bastardi erano maledettamente efficienti. Proprio quello che serviva a un comandante sul campo. In pochi mesi sarebbe stato possibile allevare e addestrare nuove schiere di soldati e anche se uno solo sopravviveva alla lotta, si poteva ricominciare tutto daccapo, all’infinito.
  • La regina si fermò davanti a Spears, guardandolo dall’alto dei suoi quattro metri di statura.
    — Proprio così, puttana! Sono l’uomo che ha il fuoco! Quello che ti cuoce i bambini! Osa solo sfiorarmi e vedrai che bella frittata mi preparo!
    Al pari dei cani, gli alieni non erano in grado di sorridere. Tuttavia, dal modo in cui la regina muoveva le mascelle, pareva proprio che stesse ridendo. Allungò uno dei piccoli arti superiori e colpì l’accendino facendolo volare via.
    — Maledizione!
    Poi afferrò Spears e lo sollevò da terra. Bestemmiando e divincolandosi, lui si tolse il sigaro di bocca e cercò di bruciarla con l’estremità ardente. Stava accadendo il peggio! Non doveva, non poteva finire così! Lui aveva sempre tutto sotto controllo!
    La regina allungò un arto e strinse tra i possenti artigli il collo del generale.
    — No, non fatelo! Non datele retta! Sono io il vostro comandante! Ubbidite ai miei ordini! Fermatela! Fermatela!
    Non poté aggiungere altro. Il suo ultimo pensiero fu che qualcuno aveva commesso un errore. Ed ebbe anche il tempo di capire che quel qualcuno era proprio lui, che la regina stava solo aspettando il momento buono e che quel momento era arrivato...
    Con un movimento fulmineo la regina decapitò Spears. Lo fece con la stessa facilità con la quale un uomo strappa un fiore dallo stelo. Gettò il corpo nel fango, ai piedi della rampa, sollevò la testa del generale per un istante, poi si sbarazzò anche di quella.
  • L’extraterrestre era alto tre metri e sulla schiena l’esoscheletro emanava un debole chiarore. La testa assomigliava a una banana che avesse subito una qualche mutazione e nell’insieme dava l’idea di essere il risultato di un osceno incrocio tra un insetto e un rettile. Placche ossee dentellate fuoriuscivano dal dorso come le costole di uno scheletro, disposte in tre serie appaiate. L’essere camminava eretto su due gambe – un fatto che sembrava impossibile considerata la sua strana struttura – spazzando il terreno dietro di sé con una lunga coda appuntita segnata da vertebre sporgenti.
  • Una regina aliena occupava il centro di un enorme locale: una mostruosa sacca sporgeva dalla parte inferiore del corpo, che aveva l’aspetto di un disgustoso intestino traslucido. La sacca, sostenuta da un reticolo di fili e cavi fissati al soffitto e alle pareti, era ovviamente piena di uova e mentre loro la guardavano, la regina ne depose un altro che si aggiungeva a quelle ammucchiate sul pavimento. Un paio di fuchi alieni che stavano eretti in una pozza di liquido accanto all’apertura dello sfintere spostavano delicatamente da una parte l’ultimo uovo mentre la regina cominciava a deporne un altro.
  • Un esercito perfetto, impavido, forte, pressoché inarrestabile.

Film[modifica]

Altri progetti[modifica]