Ātman

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Citazioni sull'Ātman (in devanāgarī आत्म‍), termine sanscrito generalmente tradotto con .

Citazioni[modifica]

  • Allorché si è vista questa distinzione, si ha un arresto dei desideri riflessi nell'atma, o Sé. (Patañjali)
  • I sensi, dicono, sono superiori (al corpo fisico); la mente è superiore alle facoltà dei sensi; l'intelligenza è superiore alla mente; ma il Sé (Atman) è superiore all'intelligenza. (Krishna: Bhagavadgītā)
  • Il conoscitore non è i miei sensi, né la mia ragione, perché anche tu hai una ragione e noi osserviamo che ambedue sembriamo obbedire a certe leggi dialettiche, cosicché né la mia né la tua ragione possono essere il soggetto ultimo, il vero conoscitore. Questo fa emergere il concetto di ātman come soggetto ultimo, come il conoscitore ultimo. (Raimon Panikkar)
  • Il sé è coscienza. (Vasugupta)
  • Induisti e buddisti non mangiano carne. Perché no? Perché sanno che anche negli animali c'è atman, il soffio divino. (Luise Rinser)
  • Io rendo omaggio a Te, che trascendi il dispiegamento dell'universo e insieme hai come corpo il tutto, a te che sei perpetua beatitudine e luce, a te, mio Sé, dalle potenze infinite.
    A quella realtà in cui Tu sei Tu, io sono io, in cui Tu soltanto sei e io non sono, in cui io sono Te, in cui né Tu né io siamo, a quella io mi inchino. (Abhinavagupta)
  • L'Atman è conoscenza, l'Atman è intelligenza, l'Atman è Satcitananda[1]. (Vivekananda)
  • L'ātman è, invece, la costante immutabile identità dell'Assoluto con se stesso in tutti i gradi della sua manifestazione (prapañca): è la onnipresente ipseità che giace al di là dell'apparire delle forme e che è, perciò, il vero Io, non quel fascio di sensazioni, istinti, volizioni e ricordi, nati da natura, nel quale l'uomo comune si identifica. (Pio Filippani Ronconi)
  • La costituzione duale della mente implica che in ciascuno di noi abitino e vivano perennemente i due uccelli: il Sé, ātman, e l'Io, aham. (Roberto Calasso)
  • Se il sé fosse eguale agli aggregati, esso sarebbe soggetto a nascita e distruzione. (Nāgārjuna)
  • Si direbbe che Atman è più propriamente il significato. Ma allora ciò che si intende sarebbe Brahman, suppongo; l'identità fra la coscienza e il cosmo.... Ciò che si sta affermando è che il significato e ciò che viene inteso sono in definitiva uno, che è la frase "Atman uguale Brahman" della filosofia classica hindu. (David Bohm)

Upaniṣad[modifica]

  • Ciò che non è né coscienza interna né coscienza esterna né le due assieme, che non consiste esclusivamente di coscienza compatta, che non è né cosciente né inconsciente, che è invisibile, inavvicinabile, impalpabile, indefinibile, impensabile, innominabile, la cui essenza intima consiste nell'esperienza del suo stesso sé, che assorbe tutte le diversità, è tranquillo e benevolo, senza un secondo, che è ciò che chiamiamo il quarto stato – quello è l'ātman. Questo è ciò che si deve conoscere. (Māṇḍūkya Upaniṣad)
  • Colui che vive in noi come nostra guida, che è uno e tuttavia appare in molte forme, colui nel quale le cento luci del cielo sono una, nel quale i Veda sono uno, nel quale i sacerdoti sono uno – quegli è l'ātman spirituale all'interno della persona. (Taittiriya Aranyaka)
  • Con la recitazione di Oṁ possa l'ātman essere unificato! | Questo in verità è il grande insegnamento. (Mahānārāyaṇa Upaniṣad)
  • «Due begli uccelli, l'un l'altro compagno, abitano assieme sul medesimo albero. L'uno si ciba del dolce frutto del pippala, l'altro, senza mangiare, con lo sguardo tutto abbraccia.[2][3] (Muṇḍaka Upaniṣad)
  • Egli contiene tutte le opere, tutti i desideri, tutti i profumi e tutti i gusti. Egli abbraccia l'intero universo; egli è oltre la parola e oltre i desideri. Egli è il mio ātman all'interno del mio cuore, egli è Brahman. Andandomene di qui io mi fonderò in lui. Colui che dice così invero non ha dubbi. Così parlò Śāndilya, così Śāndilya. (Chāndogya Upaniṣad)
  • In un uomo questo [ātman] dapprima diventa un germe, e questo seme è la sua essenza presa da tutte le sue membra; in se stesso, invero, egli porta il Sé. Quando egli feconda una donna, egli fa nascere [un bambino]. Questa è la sua prima nascita. (Aitareya Upaniṣad)
  • L'ātman che consiste di beatitudine è diverso dall'ātman che consiste di coscienza; è interno ad esso e lo riempie. Ora, questo ha la forma di una persona e poiché questo ha la forma di una persona, anche l'altro ha la forma di una persona. La sua testa consiste di amore, il suo lato destro di piacere, il suo lato sinistro di estremo piacere, il suo sé è beatitudine; il suo sostegno inferiore è Brahman. (Taittirīya Upaniṣad)
  • [L'ātman] non viene accresciuto dalla retta azione, né sminuito dalla azione empia: infatti questo stesso [ātma] fa compiere la retta azione a colui che intende innalzare da questi mondi, e questo stesso fa compiere l'azione empia a colui che vuole precipitare nei mondi inferi. (Kauṣitakī Upaniṣad)
  • L'Eterno che risiede nell'ātman deve essere conosciuto. | Oltre questo non vi è nulla che sia necessario conoscere. (Śvetāśvatara Upaniṣad)
  • Perché il Sé, ātman, è mente, il mondo è mente, il brahman è mente. Venera la mente. (Chāndogya Upaniṣad)
  • Questo ātman è Brahman e l'ātman ha quattro piedi-quarti[4]. (Māṇḍūkya Upaniṣad)
  • Questo ātman non è conseguibile mediante spiegazioni, mediante intelletto oppure mediante studio, per quanto grande; esso può essere ottenuto da colui che egli stesso sceglie; è per costui che l'ātman riveste il suo corpo. (Kaṭha Upaniṣad)
  • Questo Sé è inafferrabile perché non può essere ghermito, indistruttibile perché non può essere distrutto, inattaccabile perché a nulla attaccato. (Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad)
  • Sappi che l'anima [atman] è il padrone del carro, che il corpo è il carro stesso, la ragione è il cocchiere e le redini sono il pensiero. I sensi sono i cavalli, il loro percorso sono gli oggetti dei sensi. (Kaṭha Upaniṣad)

Note[modifica]

  1. Il termine è adoperato per indicare l'insieme costituito da Sat (esistenza), Cit (coscienza) e Ānanda (beatitudine).
  2. La metafora allude all'ātman e al jīva.
  3. Strofa presente anche in Śvetāśvatara Upaniṣad, IV, 6.
  4. Sono i quattro stati della coscienza: veglia, sonno con sogni, sonno profondo, e il quarto stato, nel quale si sperimenta la beatitudine della non-dualità.

Voci correlate[modifica]

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