Aprile (film)

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Aprile

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Titolo originale

Aprile

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1998
Genere commedia, politico
Regia Nanni Moretti
Soggetto Nanni Moretti
Sceneggiatura Nanni Moretti
Produttore Angelo Barbagallo, Nanni Moretti
Interpreti e personaggi

Aprile, film italiano del 1998 diretto e interpretato da Nanni Moretti.

Frasi[modifica]

  • Un capitolo del mio documentario sull'Italia è dedicato al giornalismo. Comincio subito a tagliare e ritagliare [...] Perché la satira non ha padroni, perciò sta bene sotto ogni padrone. Insomma, un unico grande giornale. (Nanni)
  • Ma io sono pronto, sono quasi pronto. Non sono proprio prontissimo, ma ecco se voi mi date un mese e mezzo, sei-sette settimane, a fine aprile io sono pronto [alla nascita del figlio]. (Nanni)
  • [Con le mani sugli occhi, guardando un dibattito in tv] Non mi far vedere, che tortura! Che tortura questa campagna elettorale, speriamo che finisca presto. D'Alema, reagisci, rispondi, dì qualcosa [si vede e sente Berlusconi che parla], reagisci, e dai, dai, rispondi, D'Alema, dì qualcosa, reagisci, dai, dì qualcosa, D'Alema, rispondi, non ti far mettere in mezzo sulla giustizia proprio da Berlusconi: D'Alema, dì una cosa di sinistra! Dì una cosa anche non di sinistra, di civiltà! D'Alema, dì una cosa, dì qualcosa, reagisci! (Nanni)
  • Non dobbiamo reagire, eh, nervi saldi, dobbiamo rassicurare. A forza di rassicurare ci arriva una bastonata il giorno delle elezioni! Ho voglia di litigare con qualcuno! Ho voglia di litigare con qualcuno! Ora prendo un automobilista e mi faccio dare un sacco di botte! Ho bisogno di litigare! Ho bisogno di litigare! (Nanni)
  • [Incitando il figlio a farseli] Muscoli! Così non ti vengono quelle spallucce vittimiste dei tennisti italiani, che perdono sempre per colpa dell'arbitro, del vento, della sfortuna, del net... sempre per colpa di qualcuno, mai per colpa loro! (Nanni)
  • Nanni all'inizio aveva fatto fatica, perché non perché il figlio volesse stare con la mamma e non con il papà. Una cosa ammirevole in lui fu il processo attraverso cui cercò di diventare adulto, quel suo saper stare da parte però essendo presente. Perché le esigenze del bambino vengono prima di ogni altra cosa. E così lui cominciava ad imparare a separarsi da sé stesso, cominciava a pensare al bambino, e finalmente affrontava la sfida di un uomo che deve diventare adulto. Ma perché deve diventare adulto? Non c'è motivo! (Nanni)
  • Com'era Heat? Così, sai, l'incontro tra un poliziotto e un criminale, il criminale ha appena ammazzato trecento persone poi incontra il poliziotto che lo insegue, si dicono "Vabbè in fondo siamo un po' uguali, amiamo tutti e due molto il nostro mestiere", sai, il bene e il male, due facce della stessa medaglia... (Nanni)
  • Che bello sarebbe se riuscissi finalmente a girare quel film musicale, gli anni '50, a sinistra tutti per Stalin però c'è un pasticcere, trotskista, isolato, calunniato che solo nel suo laboratorio, tra le sue paste e le sue torte, è felice. E dimentica. E balla. (Nanni)
  • Comunque, con questo documentario, io voglio dire quello che penso, senza però provocare gli spettatori di destra che proprio non mi interessa; senza nemmeno volerli convincere, non voglio convivere nessuno. Però senza nemmeno coccolare gli spettatori di sinistra; però voglio dire quello che penso, e come si fa in un documentario? E, soprattutto, cosa penso? (Nanni)
  • [Al telefono] Sì, va bene... va bene, ci penso un po' e poi ti dico. Sì... ah, oggi pomeriggio? Quindi sarebbe tra due ore al Teatro Eliseo? Senti... no, vengo, te lo assicuro, questa volta è diverso... sì... ho capito, devo fare un breve discorso... breve, ti prego, eh? Sì, chi c'è? Registi, scrittori, attori... insomma, la solita roba... va bene, ho capito, arrivo, sì... eh no, queste elezioni, eh... va bene, tra due ore. Ciao. [Mette giù il telefono] Perché ho detto di sì? Perché ho detto di sì?! (Nanni)
  • Ricordati, Pietro, che ci sono due differenti prese: prima c'è la presa salda della madre; dopo proviamo la presa angosciata del padre, eh. (Nanni)

Dialoghi[modifica]

  • Nanni: Cosa ha detto precisamente la pediatra? [Riguardo al figlio, che non smette di piangere]
    Silvia: Di lasciarlo piangere fino a che non la smette da solo.
    Nanni: Beh, casomai cambiamo la pediatra.
  • Nanni: Com'erano gli attori? Dice mamma: De Niro, Al Pacino com'erano?
    Silvia: Al Pacino sempre più bello.
    Nanni: Che c'entra scusa?
    Silvia: C'entra.
    Nanni: Sto parlando dei personaggi, del senso, della struttura del film... Vabe'! Niente, Silvia dice "Al Pacino diventa sempre più bello". E sempre più basso.
  • Nanni: Poi dovrebbe nascere verso metà aprile...
    Silvia: Il termine scade il 13, sì.
    Nanni: Emma Thompson mi sa che è nata in quei giorni...
    Silvia: Jack Nicholson, Al Pacino... Oddio, speriamo che non diventi un attore.
    Nanni: Ma che discorsi sono "speriamo che non diventi un attore"... noi gli impediremo di fare l'attore!
  • Renato [con un flessometro in mano che segna la misura di un metro]: Questo è un metro, vedi? Cento centimetri.
    Nanni: Cento centimetri.
    Renato: Oggi è il tuo compleanno. Auguri.
    Nanni: Grazie.
    Renato: Però è parecchio che non fai un film.
    Nanni: E ma sono successe cose più importanti, è nato Pietro...
    Renato: Sì, sì, sì, però... Cerca di stringere. Quanti anni è che vuoi vivere? Settanta, settantacinque?
    Nanni: Ottanta.
    Renato: Ottanta! [accorciando il flessometro] Allora tolgo venti, e questo è ottanta. Oggi compi quarantaquattro anni, quindi devo andare fino a qua. [accorcia ulteriormente il flessometro] Ecco, guarda, questo è quello che resta. Auguri, eh... comunque.
    Nanni [continuando a osservare la misura del flessometro mentre la voce fuori campo svela i suoi pensieri]: Come? Ma no! Ottanta, che stupido! [continua la voce fuoricampo mentre Nanni gira in vespa] Che senso ha ottanta? Volevo dire novantacinque... novantacinque anni volevo dire, mi ha preso in contropiede… Ottanta meno quarantaquattro... Ottanta meno quarantaquattro... [dopo aver controllato ancora una volta il flessometro anche mentre è sulla vespa] Devo filmare quello che mi piace, non le cose brutte. Gli stilisti espongono le loro collezioni in un museo di Firenze? E perché devo andare a filmare? C'è una pazza che si mette in mostra con le sue operazioni di chirurgia plastica dentro un museo? E chi se ne importa! I ritagli che ho accumulato in più di vent'anni solo perché mi facevano arrabbiare via! [buttando per strada vari ritagli] Tutto via!

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