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Bartolomeo Ammannati

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Bartolomeo Ammannati in un dipinto di Santi di Tito

Bartolomeo Ammannati (1511 – 1592), scultore e architetto italiano.

Citazioni di Bartolomeo Ammannati

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  • [...] prima, che offender la vita politica, e maggiormente Dio benedetto, con dar cattivo esempio ad alcuna persona, si dovrebbe desiderar la morte, e del corpo, e della fama insieme. Il far dunque statue ignude, Satiri, Fauni, e cose simili, scoprendo quelle parti, che si deono ricoprire, e che veder non si possono, se non con vergogna, e che ragione, ed arte ricoprir c’insegna, è grandissimo e gravissimo errore.[1]
  • Quel tanto adunque, ch'io allora con viva voce avrei desiderato di dire sopra un particolare solo, per iscarico della mia coscienza, adesso a tutti quelli il dirò, che siano avvertiti, e si guardino per l'amor di Dio, e per quanto hanno cara la lor salute, di non incorrere, e cader nell'errore, e difetto, nel quale io nel mio operare son incorso, e caduto, facendo molte mie figure del tutto ignude, e scoperte, per aver seguitato in ciò pur l'uso, anzi abuso, che la ragione di coloro, i quali innanzi a me in tal modo hanno fatto le loro, e non hanno considerato, che molto maggiore onore è dimostrarsi onesto e costumato uomo, che vano, e lascivo, ancorché bene, et eccellente operando. Il quale mio in vero non piccolo errore, e difetto, non potend'io in altra guisa ammendare e correggere, essendo, che è impossibile di stornare le mie figure, overo dire a chiunque lo vede o vedrà, ch'io mi dolgo d'averle così fatte, voglio pubblicamente scrivere, confessare e far giusta mia possa, noto ad ognuno, quant'io facessi male, e quanto io me ne dolga, e me ne penta; e a questo fine eziandio, che gli altri siano avvertiti, di non incorrere in cotal dannoso vizio.[2]

Citazioni su Bartolomeo Ammannati

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  • Bartolomeo Ammannati, altra vittima della maldicenza di Benvenuto Cellini [...] è in architettura, per cosi dire, un fratello del Vasari. Con lui comincia infatti a lavorare nel giardino e nella "fonte bassa" (1550—1552) del palazzo di Villa Giulia presso Roma, e, architettandone ed eseguendo la loggia, vi incide il proprio nome. Ed ha comune con Michelangelo e col Vasari il tardo mettersi all'architettura, e, se rispetto al primo ha di meno la forza e rispetto al secondo la grazia, merita però lode per la varietà, che veramente appar grande se si pensa al cortile del Palazzo Pitti in confronto del Collegio Romano e questo in confronto col Palazzetto della Provincia di Lucca! (Corrado Ricci)
  • Ciò che di manchevole qualche volta troviamo nelle cose dell'Ammannati si è un incerto rapporto, un incerto equilibrio tra le diverse parti di un edificio; in altre parole certe rudi nudità troppo in contrasto con le grazie di parti vicine. Il Collegio Romano lo dimostra. (Corrado Ricci)
  • Qualche impronta dell'arte di Baccio Bandinelli, con la sua visione sommaria e spianata dei volumi, si riconosce nella più antica opera nota dell'Ammannati: la statua tombale di Mario Nari al Bargello, già nell'Annunziata, con evidente imitazione delle figure giacenti di Michelangiolo sulle tombe medicee.
    Il simulacro del defunto si solleva dal sepolcro; punta il busto sulla sinistra. È tra le opere dell'Ammannati più inclini a michelangiolismo, ma ad un michelangiolismo addolcito, trattenuto, che attenua la determinazione dei volumi singoli, mirando all'espressione del volume totale. I muscoli, in quel tendersi, in quell'incavarsi della forma irrigidita, si schiacciano; la lamina della corazza si stampa sul busto; gli spallacci s'addentrano nelle carni; i lineamenti michelangioleschi diventan schematici. (Adolfo Venturi)

Note

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  1. Lettera dell'Ammannati agli Accademici del disegno, 22 agosto 1582; citato in Adolfo Venturi, Storia dell'arte italiana, vol. X, La scultura del Cinquecento, parte II, Ulrico Hoepli, Milano, 1936, p. 352.
  2. Lettera dell'Ammannati agli Accademici del disegno, 22 agosto 1582; citato in Adolfo Venturi, Storia dell'arte italiana, vol. X, La scultura del Cinquecento, parte II, Ulrico Hoepli, Milano, 1936, pp. 351-352.

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