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Bombe del 1992-1993

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Una delle bombe del 1992-1993: la facciata della chiesa di San Giorgio al Velabro a Roma, distrutta dall'attentato mafioso del 28 luglio 1993.

Citazioni sulle bombe del 1992-1993.

Citazioni

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  • C'è un atto assolutamente pubblico, la requisitoria del pubblico ministero Luca Tescaroli al processo di appello per la strage di Capaci [...]: voi ricorderete che in quei 50 giorni saltarono in aria i due giudici più famosi d'Italia, a Palermo, cioè Falcone e Borsellino: intere autostrade sventrate, cioè una cosa mai vista; forse in Colombia. E questo pubblico ministero nella requisitoria ha sostenuto, ha ricordato, le parole di alcuni collaboratori di giustizia i quali sostengono che Totò Riina, prima di mettere a punto queste stragi, aveva incontrato alcune persone importanti, come le chiamava lui, e questi pentiti riferiscono che erano Berlusconi e Dell'Utri. [...] e altre indagini ci sono sulle stragi del '93, perché voi ricorderete che nel '93 ci fu quella replica, quando la mafia stranamente cominciò ad occuparsi del patrimonio artistico: cioè, la mafia uscì dal territorio siciliano e cominciò a mettre bombe agli Uffizi, a via Palestro a Milano e [...] a Roma, a San Giovanni in Laterano, per non parlare dell'attentato a Maurizio Costanzo, che è un altro caso clamoroso: è molto interessante, soltanto a livello cronologico, leggere quello che racconta Cartotto, e cioè che Maurizio Costanzo era uno, all'interno della Fininvest, ferocemente contrario alla nascita del partito della Fininvest, cioè alla "scesa in campo" della Fininvest in politica. Insomma, è un bel quadretto. (Marco Travaglio)
  • Gli attentati contro i giudici Falcone e Borsellino nel 1992 rappresentano una svolta nelle strategie criminali di Cosa nostra. La loro lettura non appare difficile: la mafia, che avverte un crescente isolamento, una più intensa pressione investigativa, attacca duramente le due persone più esposte nella lotta contro la criminalità. Gli attentati del 1993 sono di più difficile lettura, perché apparentemente non hanno dei precisi obiettivi "militari", non perseguono l'eliminazione fisica di soggetti pericolosi per l'organizzazione mafiosa. Perché questi attentati durante il governo Ciampi? Forse che con esso ogni aggancio è impossibile, irrecuperabile? È forse per questo che, con una strategia stragistica, si vuole dimostrare l'incapacità di controllo dell’Esecutivo sul territorio nazionale, e per tale via delegittimarlo? (Carlo Azeglio Ciampi)
  • Il mio governo fu contrassegnato dalle bombe. Ricordo [...] quel 27 luglio, avevo appena terminato una giornata durissima che si era conclusa positivamente con lo sblocco della vertenza degli autotrasportatori. Ero tutto contento, e me ne andavo a Santa Severa per qualche ora di riposo. Arrivai a tarda sera, e a mezzanotte mi informarono della bomba a Milano. Chiamai subito Palazzo Chigi, per parlare con Andrea Manzella che era il mio segretario generale. Mentre parlavamo al telefono, udimmo un boato fortissimo, in diretta: era l'esplosione della bomba di San Giorgio al Velabro. Andrea mi disse "Carlo, non capisco cosa sta succedendo...", ma non fece in tempo a finire, perché cadde la linea. Io richiamai subito, ma non ci fu verso: le comunicazioni erano misteriosamente interrotte. [...] ebbi paura che fossimo a un passo da un colpo di Stato. [...] corsi come un pazzo in macchina, e mi precipitai a Roma. Arrivai a Palazzo Chigi all'una e un quarto di notte, convocai un Consiglio supremo di difesa alle 3, perché ero convinto che lo Stato dovesse dare subito una risposta forte, immediata, visibile. Alle 4 parlai con Scalfaro al Quirinale, e gli dissi "presidente, dobbiamo reagire". Alle 8 del mattino riunii il Consiglio dei ministri, e subito dopo partii per Milano. Il golpe non ci fu, grazie a dio. Ma certo, su quella notte, sui giorni che la precedettero e la seguirono, resta un velo di mistero. (Carlo Azeglio Ciampi)
  • Nel '93, Cosa nostra ebbe in subappalto una vera e propria strategia della tensione che ebbe nelle bombe di Roma, Milano e Firenze soltanto il suo momento più drammatico. [...] L'attentato al patrimonio artistico e culturale dello Stato assumeva una duplice finalità: orientare la situazione in atto in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, sempre balzata fuori nei momenti critici della storia siciliana, e organizzare azioni criminose eclatanti che, sconvolgendo, avrebbero dato la possibilità ad un'entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l'intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli. [...] Certamente Cosa nostra, attraverso queste azioni criminali ha inteso agevolare l'avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste. (Pietro Grasso)
  • Paradossalmente, il clamore sanguinario della stagione stragista del '92-'93 segnò la sconfitta storica di Cosa Nostra. (Antonio Manganelli)

Citazioni in ordine temporale.

  • Falcone e Borsellino sono stati uccisi, con e attraverso la mafia, almeno con la attiva collaborazione di un'entità esterna. [...] Non erano sicuramente soltanto stragi di mafia. Anzi, sulla base delle inchieste, non si dovrebbe neppure più chiamarle in questo modo. Sono stragi di un anti Stato, che era o forse è annidato dentro e contro lo Stato.
  • Questa entità che ha ordinato le stragi del '92 e '93 è la stessa che è sempre scesa in campo nelle fasi di transizione. È la stessa di piazza Fontana e di piazza della Loggia, dell'attentato alla Questura di Milano del finto anarchico Bertoli, del rapimento Moro? Se non è così, non si capisce quale potere abbia potuto mettere insieme in tutte queste storie di sangue cose in apparenza tanto distanti come l'estremismo di destra e le Br, i servizi segreti e la P2 e la banda della Magliana e forse anche pezzi di terrorismo di sinistra. Questo grumo di interessi che interviene ogni volta per orientare la storia con colpi di mano, con la violenza delle stragi, è intervenuto [...] nel '92 e '93, all'alba della seconda repubblica.
  • [«Si può definire quello che è accaduto nel '92-'93 una specie di golpe?»] Insomma, parliamoci chiaro. Lei crede che Totò Riina fosse davvero il capo della mafia? Una mafia che fa girare 130 miliardi di euro all'anno? Lei crede che Riina o Provenzano avessero mai sentito parlare nella vita del Velabro e dei Georgofili? È pensabile che la mafia, con i suoi codici secolari, abbia adottato per la prima volta dopo Portella Della Ginestra il linguaggio terroristico delle stragi senza una ragione forte, politica? [...] Erano i giorni di Tangentopoli, della fine dei partiti della Prima Repubblica, della svalutazione della lira. Da quel terremoto si stava uscendo con il governo Ciampi. Ciampi s'insedia nell'aprile del '93. Il 27 maggio c'è l'attentato di Firenze, il 27 luglio quelli di Milano e Roma. Poi c'è il fallito attentato allo stadio Olimpico [...]. E poi le stragi finiscono. Perché? Le domande sono due e la risposta, temo, una. Perché la mafia comincia a fare le stragi? Perché la mafia smette di fare le stragi?

Voci correlate

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