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Classifica generale (Tour de France)

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La maglia gialla indossata da Gilbert Desmet al Tour de France 1963

Citazioni sulla classifica generale del Tour de France, il cui simbolo distintivo è la maglia gialla.

Citazioni in ordine temporale.

  • Una maglia unica: la maglia gialla, gialla come un limone spremuto sugli strappi dei Pirenei. O un brivido di luglio, una pagina di Hitchcock col «rapporto» più duro, che ti solca la schiena nel vento delle Ardenne. La maglia gialla è lì, a tirar moscerini e invecchiare trepidi capiservizio de «L'Equipe» in cerca di titoli a sensazione, che si ripetono identici ogni anni dal 1903. Già: la famosa maglia gialla che spunta dietro alla curva a resuscitare ogni estate uno sport obsoleto (ma è obsoleto solo per gli imbecilli).
  • La maglia gialla, unica e autentica, bella come il sole, forse il sole stesso che ti si è stampato addosso, schizza come una macchia tra i filari della Borgogna e chi c'è, c'è, ad alzare un braccio, a gridare una frase in un attimo per poi ripensarci per tutta una stagione. Altra cosa davvero vederla sbavare sul video. Così poco adatta ai nostri sistemi del colore che possono condizionare le cravatte del telegiornale e che sono – ahinoi – arrivati a dettar legge sulle divise delle finalissime di Coppa. La maglia gialla no, non si tocca. Peggio per chi sta a casa e la vedrà diluirsi tra le righe catodiche della propria abulia.
  • La maglia gialla è da vedere «viva», come una volta, quando i nostri padri prendevano il treno per Lione e Bartali o Coppi si faceva in tempo a vederli come in un fotogramma. O come quando noi, finito il liceo, si correva, con latino e fisica a settembre sulla coscienza, a vedere Gaul, Anquetil, Gimondi. [...] Perché c'è qualcosa di mitologico, nella maglia gialla, qualcosa che non ti fa vergognare di sconfinare nell'enfatico quando ne parli.

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