Teoria del complotto

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L'Occhio della Provvidenza, spesso associato dai complottisti agli Illuminati

Citazioni sulle teorie del complotto o della cospirazione.

Citazioni[modifica]

  • Coloro che credono alle teorie del complotto tendono ad essere più cinici nei confronti del mondo e della classe politica. Le teorie del complotto risultano più convincenti in persone che hanno una bassa stima di sé e che provano la sensazione di non essere in grado di intervenire per cambiare il mondo che li circonda. Le teorie del complotto sembrano essere una modalità per reagire all'incertezza e all'impotenza. (Maggie Koerth-Baker)
  • È molto divertente che "quello che non vi dicono" lo sappia e ve lo dica sempre un coglione. (Massimiliano Parente)
  • Il Grande Complotto, si può esserne (quasi) certi, non esiste; non c'è alcuna Tavola (né rotonda, né di altre forme geometriche) attorno alla quale seggano Superiori Sconosciuti. Ma disegni e programmi formulati per seguire interessi particolari di lobbies e di corporations da personaggi e da gruppi che contano al di fuori e al di sopra della legalità interna e internazionale: questi sì, ce ne sono parecchi; per quanto si cerchi in tutti i modi al livello di mass media di non farne trapelare esistenza ed attività. [...] In altri termini, ci si potrebbe chiedere quale sia il rapporto fra l'effettivo potere detenuto e gestito, oggi, dal governo degli Stati Uniti d'America e il processo di globalizzazione. Ma in questi termini la domanda è mal posta. La vera e fondamentale questione è un'altra: quali sono le forze reali che sostengono, in parte controllano e in parte direttamente costituiscono il governo degli Stati Uniti d'America? Di quale potere sovrano esso è rappresentante, di quale sovrana volontà esso è l'esecutore, al di là delle forme giuridiche preposte a legittimarlo? È sua la detenzione del potere imperiale? Oppure dietro ad esso come dietro ad altre forze, attualmente in presenza nel mondo, si cela un impero invisibile che in realtà è irresponsabile – nel senso etimologico del termine: che cioè non è responsabile, non deve rispondere delle sue azioni perché nessuno è in grado di chiamarlo a risponderne – dinanzi ai suoi sudditi, che neppure sanno (o, almeno, non con chiarezza) di esser tali? (Franco Cardini)
  • La presa emotiva di una teoria del complotto è dovuta alla sua semplicità. Essa spiega fenomeni complessi, rende conto del caso e di accidenti, offre al credente la gratificante sensazione di avere un accesso speciale e privilegiato alla verità. Per coloro che divengono i guardiani dello Stato a partito unico, la ripetizione di tali teorie del complotto offre anche un'altra ricompensa: il potere. (Anne Applebaum)
  • Le persone e le comunità elaborano teorie cospirative, le quali ipotizzano di regola delle conoscenze che ci sono state tenute nascoste da agenzie legate al potere o con interessi, per compensare la mancanza di informazioni e avere la sensazione di sapere che cosa è davvero accaduto o sta accadendo. Quindi lo fanno per dare un senso alla situazione e sentirsi in una condizione migliore di altri, in quanto si è in possesso di un sapere tenuto nascosto. Le teorie del complotto servono anche a creare aggregazione, dunque a combattere la solitudine, per cui chi ci crede si coalizza contro chi accetta la versione regolare (noi contro loro). Il complottismo è un ritorno al tribalismo. (Gilberto Corbellini)
  • Niente come una vita insoddisfacente è in grado di generare credenze ridicole e devozioni disperate: se c'è un buon termometro della tristezza collettiva è la credulità collettiva. Gli stessi, esattamente gli stessi che ogni cinque secondi tengono a precisare che "a me non la danno mica a bere", sono poi i primi a farsi turlupinare dalle panzane più assurde e a cadere nelle trappole più dolorose. Gli cito come esempio probante alcune delle più tipiche derive mentali dell'epoca e del luogo, i neotemplari, le inseminate dagli alieni, la gemmoterapia, una di Vercelli che un bel mattino si mette il burqa, il partito politico convinto che il web sia il viatico della liberazione umana. (Michele Serra)
  • Non saprei dire quando sia cominciata esattamente, qui dalle nostre parti, questa faccenda dell'"a me non me la danno mica a bere". Forse covava già sottotraccia, come un batterio dormiente, incistato nei soggetti più sospettosi, più suscettibili, che poi si è insinuato in tutti gli altri. Sta di fatto che di colpo, come per un contagio improvviso, quasi tutti hanno cominciato a sentirsi uno al quale non la si dà mica a bere; e a scoprire verità occulte e trame sordide, qualcosa che qualcun altro aveva fin lì tenuto nascosto all'evidenza per trarne lucro o potere. (Michele Serra)
  • Una cosa da notare, un elemento comune a quasi tutti i gruppi che hanno minacciato la sicurezza nazionale di recente è che sono tutti "teorici della cospirazione" (conspiracy theorists), così come lo erano molti dei despoti del XX secolo. La mente di Stalin era piena di teorie cospirative, Hitler era ossessionato dalla teoria della cospirazione da parte degli ebrei. Tutti i gruppi che nell'ultimo decennio hanno creato problemi da Aum Shirinkyo a Timothy McVeigh, ad alcuni dei fondamentalisti islamici di Bin Laden, hanno una visione del mondo distorta da terribili e illogiche teorie della cospirazione. Internet è uno strumento prezioso per poterli anticipatamente individuare. Quasi tutti i teorici della cospirazione, del resto, pubblicizzano le loro teorie sulla Rete. La maggior parte di costoro, in realtà, non ricorrono all'uso della violenza per raggiungere i propri obiettivi, ma il web è un mezzo preliminare, come ricordavo, particolarmente utile nella ricerca di questi gruppi che negli anni recenti si sono moltiplicati. Molti di essi pubblicizzano sulla Rete non solo le loro teorie cospirative, ma anche l'addestramento paramilitare per i loro membri. In tal caso si percepisce di aver individuato una minaccia seria. (Christopher Andrew)
  • Una teoria del complotto non è tanto la risposta a un singolo evento, quanto l'espressione di una visione del mondo complessiva. (Maggie Koerth-Baker)

Paolo Attivissimo[modifica]

  • La paura, l'intrigo e il complotto rendono, alimentati da un clima di sfiducia verso tutto e tutti: si cerca una grande teoria unificatrice che dia senso all'esistenza, e molti la trovano nel Grande Vecchio che tirerebbe le fila di tutto. Dan Brown docet: ma lui, perlomeno, ha il buon gusto di precisare che si tratta di un romanzo, non di un libro di fatti. O almeno questo è quello che vogliono farci credere...
  • Nello studio dei cospirazionismi esiste da tempo quella che piuttosto coloritamente viene denominata la Teoria della Montagna di M...: spalare il letame mentale prodotto da una qualunque tesi di complotto o credenza pseudoscientifica richiede sempre molta, molta più energia e sofferenza di quanta ne occorre per generare quel letame. In forma più garbata, per inventare un mistero ci vogliono tre secondi: per smontarlo ci vuole a volte una vita.
  • Più che dietrologia e sospetto, credo sia il desiderio di semplificazione e di ordine ad alimentare il complottismo. Le teorie di complotto evitano la fatica di dover studiare, capire, approfondire. "L'11 settembre? È stata la CIA, fine della storia. Perché sono crollate le Torri Gemelle? Ci hanno messo le bombe, è ovvio." dice il pensiero cospirazionista. Non gli serve capire l'ingegneria strutturale. Nulla avviene per caso nel suo mondo: tutto ha un ordine. E il complotto gli offre una scusa facile per i propri fallimenti: non è lui che è incapace, sono gli altri che ce l'hanno con lui. E al tempo stesso offre una visione salvifica della propria esistenza. il complottista si vede come un paladino della verità, un avanguardista, un baluardo della società contro i cattivoni di turno. Fa proseliti, crea interesse intorno a sé, raduna seguaci che lo stimano e lo venerano. È gratificante. [«Una vecchia storia...»] Aspetta, però: il complottismo è anche diventato più diffuso. Forse perché i media lo alimentano (i complotti fanno audience, sono storie intriganti; la realtà spesso non è avvincente, e pochi la sanno raccontare in modo che lo diventi), forse perché più il mondo diventa complesso e più tendiamo a rifugiarci nell'apparente semplicità del messaggio complottista. Forse il cospirazionismo sta diventando una sorta di religione new age: di certo ne condivide molti aspetti psicologici.
  • Raramente le dietrologie sono costruite a tavolino. Quelle che prosperano lo fanno perché trovano un substrato psicologico fertile di sospetto.
  • Questa purtroppo è una cosa che capita molto spesso nel cospirazionismo [...]. Se tu fai una teoria strampalata – dalla Luna piatta alla Terra concava, quello che vuoi –, la metti su YouTube, la monetizzi e incassi sicuramente molto di più di qualunque libro serio di fantascienza [...] per cui non c'è convenienza; oltretutto, scrivere un racconto è impegnativo mentre fare una teoria richiede poca fatica. Infatti è il debunking che richiede molto più impegno: perché devi portare fatti, dati, devi conoscere benissimo la materia... mentre chi fabbrica teorie lo fa in pochi secondi, ne può inventare 10 in dieci secondi; debunkarle, cioè trovare le prove per dire «sì è vero, no non è vero» richiede molto più impegno. [...] c'è questo desiderio di dimostrare di saperne di più degli altri, cosa che invece, normalmente, chi lavora nel settore non ha bisogno di fare: perché ne sa a pacchi, e lo sa e basta. Non va in giro ostentando sapere per dimostrare di essere superiore agli altri. Invece molto spesso nel cospirazionismo vedo che c'è questo bisogno di dimostrare «ah, io ho capito tutto! Voi popolo di capre non avete capito niente!», quindi c'è questa gratificazione. E poi c'è sicuramente anche [...] il fascino di raccontare una bella storia: perché in effetti [...] se la prendiamo come una fiction diventa un bel racconto; c'è una bellissima serie televisiva che si chiama For All Mankind che, prendendo spunto dagli sbarchi sulla Luna, immagina un futuro alternativo [...]: immagina che siano arrivati primi i sovietici e da lì succede tutta una storia bellissima, molto affascinante... Ecco, si può fare, non è un problema fantasticare sulla realtà, il problema è riuscire a ricordarsi che la fiction è una cosa e la realtà è un'altra. E purtroppo sembra che ci sia un po' di scollamento fra queste due cose in alcune teste.
  • Se un complottista dice che "ha scoperto la terribile verità" ed è ancora vivo, non ha scoperto nulla.
  • So bene che i complotti esistono: il mio obiettivo non è di smentirne l'esistenza, ma di scremare quelli reali da quelli immaginari, e di offrire a tutti gli strumenti per fare altrettanto. I complotti fasulli seguono degli schemi piuttosto precisi e ripetitivi: una volta capiti, è abbastanza facile fiutarne le trappole.
  • Vanità di dire "solo io ho capito la Verità". Il complottismo, in ultima analisi, è megalomania.

Massimo Polidoro[modifica]

  • Alla base di molte credenze irrazionali e delle teorie del complotto sembrerebbe esserci la necessità di ottenere risposte e spiegazioni chiare e semplici per fatti e fenomeni che spesso sono tutt'altro che semplici o tutt'altro che risolvibili. Si preferisce dare retta a chi vende bugie, anziché accettare una realtà che non ci soddisfa. Si dà ragione a chi alimenta paure contro chi è diverso da noi, anziché riconoscere i nostri limiti. Ancora una volta si cerca un conforto nella bugia anziché ascoltare verità che ci fanno soffrire.
  • C'è chi crea dicerie, leggende, falsità per specularci (basta pensare ai meme virali delle fake news), per motivi ideologici (propagandare una notizia di qualsiasi tipo, screditare un nemico ecc.), per inquinare le acque del dibattito pubblico. Ma le teorie irreali possono nascere anche in maniera spontanea di fronte a eventi sconvolgenti, guerre, pandemie, calamità naturali dove non sia possibile darsi – almeno al momento – una spiegazione documentata e verosimile. Ecco che viene fuori di tutto, e anche spiegazioni paradossali passano per ipotesi scientifiche. È un meccanismo reattivo, del tutto umano: non riusciamo a vivere nell'incertezza e, quindi, ci serviamo di spiegazioni anche fasulle ma utili a tappare quel buco che, altrimenti, ci resta in testa e che crea ansia, panico.
  • Dieci volte su dieci se qualcuno afferma: «Io sono un pensatore indipendente» o «Non mi fido dei media, faccio da solo le mie ricerche» è molto probabile che creda a bufale e a teorie del complotto.
  • In effetti, il complottismo nasce da autentici problemi che riguardano l'ambiente, la sicurezza, la salute... ma anziché mettere a fuoco le cause di tali problemi per tentare di affrontarli e risolverli, si concentra su dettagli insignificanti, li ingigantisce e distorce, identificando capri espiatori e finendo per disperdere tutte quelle energie che, diversamente impiegate, potrebbero portare a un reale cambiamento.
  • Le persone credono alle singole teorie cospirative perché sono alla ricerca di un gruppo da incolpare per la condizione in cui vivono. Laddove invece sono più elevati i livelli di ostilità e di sfiducia, questi non si traducono nella ricerca di uno specifico gruppo bersaglio, ma piuttosto nella convinzione che il mondo in genere sia dominato da forze negative e ostili all'individuo.
  • Le teorie della cospirazione sono plausibili, certo, ma schematiche e coerenti. Funzionano in maniera razionale e lineare, rispecchiando così il modo di procedere della mente umana più che la realtà, spesso casuale e incoerente. Nelle teorie del complotto, insomma, il caso non gioca alcun ruolo: tutto è programmato e riconducibile a una precisa volontà nascosta che controlla ogni singolo evento. Ma la realtà non funziona così.
  • Le vere cospirazioni e le malefatte di potenti e criminali sono state sventate sempre e solo da ottimi cronisti o investigatori integerrimi, gente che sa fare il proprio mestiere e che, non di rado, per farlo fino in fondo finisce per rimetterci la pelle.
    Nessuno di questi complottisti da poltrona ha mai veramente scoperto qualcosa di segreto o di nascosto, nessuno di loro ha mai sventato un'autentica cospirazione politica, industriale o di altro tipo, ma nel tentativo di farsi passare per paladini della verità e vittime del sistema alcuni di essi sono riusciti a creare parecchi danni e persino trasformarsi in stalker.
  • Un primo effetto negativo [delle teorie del complotto] è quello di indurre un senso di impotenza politica. Che cosa può fare la gente normale, insomma, se il mondo è gestito da società segrete, come gli Illuminati, da famiglie facoltose, come i Rockefeller o i Rothschild, o da agenzie di intelligence, come la CIA o il KGB, che operano in segreto per stabilire un nuovo ordine mondiale? Tanto vale arrendersi. [...] Un secondo effetto, oltre a creare angoscia per qualcosa che non esiste o non costituisce un reale pericolo, è quello di produrre autentici danni sociali. Credere che i vaccini siano responsabili dell'autismo, per esempio, teoria come si è visto alimentata e ingigantita dalla truffa di un medico radiato dall'albo, pagato per dichiarare il falso, può avere effetti devastanti. Chi rifiuta di vaccinare i propri figli, a volte per legittimi timori parentali, altre, vedendo le vaccinazioni come una macchinazione dei governi e di Big Pharma, infatti, non solo li espone al rischio di malattie che si ritenevano debellate, come il vaiolo, la rabbia o il tetano, ma contribuisce alla diffusione dei virus anche nel resto della popolazione. Un ultimo, ma non per questo meno deleterio effetto delle teorie della cospirazione è quello di deviare l'attenzione verso pericoli immaginari o infondati distogliendola dalle minacce autentiche. Ecco allora scendere in piazza gruppi di persone che manifestano contro le "scie chimiche", invece di dirigere la propria protesta verso autentiche fonti di inquinamento, come gli scarichi delle automobili, lo smaltimento abusivo di rifiuti tossici, naturalmente, i combustibili fossili che sono alla base del problema del riscaldamento globale.

Voci correlate[modifica]

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