Georges Jacques Danton

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Georges Jacques Danton

Georges Jacques Danton (1759 – 1794), politico e rivoluzionario francese.

Citazioni di Georges Jacques Danton[modifica]

De l'audace, encore de l'audace, et toujours de l'audace!
  • Dopo il pane, l'educazione è il primo bisogno del popolo.[1]
Après le pain, l'éducation est le premier besoin du peuple.[2]
  • [Ultime parole rivolte al boia] Mostra la mia testa al popolo: ne vale la pena![3]

Citazioni su Georges Jacques Danton[modifica]

  • Come tutti gli statisti in tempo di guerra, Danton vedeva nel terrore uno strumento politico indispensabile. Finché nemici stranieri calpestavano il suolo di Francia, non era ammissibile alcuna discordia tra i francesi. (Herbert Fisher)
  • Danton, condannato a morte e portato alla ghigliottina, diceva che sarebbe stato molto meglio per lui essere stato un povero pescatore, che aver governato gli uomini. Terribile e tardivo disinganno! (Mariano José Pereira da Fonseca)
  • Danton era uno statista e un patriota superiore ai rivoluzionari del suo tempo: possedeva il senso delle esigenze essenziali, uno spirito libero da illusioni e una capacità rara di azione risoluta. (Herbert Fisher)
  • Danton ripugnava ai Girondini per le violenze commesse ed a Robespierre per la immoralità. Il timore che ispirava era la sola cosa che il proteggesse contro del disprezzo: egli affrontava impudentemente la sua cattiva fama, e si dava in balia della licenza sotto lo scudo com'era del patriottismo. (Alphonse de Lamartine)
  • [Georg Büchner] Nel suo dramma, La morte di Danton, Danton è rappresentato come uomo vigoroso, di solido buon senso, che sceglie di godere i frutti di una rivoluzione che reputa ormai conclusa; mentre Robespierre, un fanatico di idee ristrette, che si crede più giusto e virtuoso degli altri, è pericolosamente convinto – ma non riesce a convincere Danton – che la rivoluzione debba continuare. (George Rudé)
  • Nell'Assia, in Germania, anche Georg Büchner, un giovane romantico di stampo più radicale di Walter Scott, che era stato esiliato per aver preso parte all'attività politica clandestina agli inizi degli anni 1830, concentrò la sua attenzione sulla rivoluzione francese e, dopo aver letto Mignet e Thiers, scelse Danton come eroe e Robespierre come anima nera. (George Rudé)
  • [Della morte di Danton e Desmoulins] Perirono così gli ultimi difensori dell'umanità e della moderazione, gli ultimi che cercarono di promuovere la pace tra i vincitori della rivoluzione e la pietà per i vinti. (François Mignet)
  • Pur con tante scorie, era un uomo, un'ardente realtà del grande grembo di fuoco della natura stessa. (Thomas Carlyle)
  • Se studiamo il pensiero dei più illustri fra i montagnardi e i giacobini, Danton e Marat, vediamo come essi non abbiano concepito, sia pure a diversi livelli, un sistema sociale preciso. Danton predicava contro la ricchezza e gli abusi che derivavano dall'ineguaglianza ma erano mere dichiarazioni, anche se sincere. A Marat si è attribuito qualcosa di più. Il suo pensiero sociale fu più radicale ma egli non fu mai il feroce predicatore della legge agraria che i suoi nemici presentarono alla storia per spaventare i possidenti. (Albert Soboul)

Note[modifica]

  1. Citato in Ernest Hamel, Storia della grande rivoluzione francese, Battisti e Brigola, Milano, 1878, p. 327.
  2. (FR) Citato in Alfred Bougeart, Danton: documents authentiques pour servir à l'histoire de la révolution français, A. Lacroix, Van Meenen et cie, Bruxelles, 1861, p. 270.
  3. Citato in Michel Ragon, Lo spazio della morte: saggio sull'architettura, la decorazione e l'urbanistica funeraria, Guida Editori, 1986, p. 196. ISBN 887042751X

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