Giovanni Reale

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Giovanni Reale

Giovanni Reale (1931 – 2014), filosofo italiano.

Citazioni di Giovanni Reale[modifica]

  • Di fronte alla morte non si può non piangere... Il pianto è la sofferenza di fronte a un autentico male e quale è più autentico della morte?[1]
  • Camus diceva che Cristo è venuto a questo mondo per affrontare due problemi che la filosofia non risolverà mai. Primo: perché soffro? E secondo: perché nasco con appeso al collo il cartello "condannato a morte"?... Gesù li ha presi su di sé, quindi li ha sacralizzati.[1]
  • Aristotele fu non solo il critico, ma anche il suo più geniale allievo. Egli respinse la sua dottrina delle idee, ma non sono così convinto che inorridisse per le sue convinzioni politiche. La virtù etica come giusto mezzo tra gli estremi egli la mutuò dal pensiero platonico.[2]
  • [Su Sui molteplici significati dell'essere secondo Aristotele] Fra i vari libri da me letti e studiati, dedicati alla filosofia di Aristotele, questo di Brentano occupa certamente uno di primi posti, se non addirittura il primo.[3]
  • La democrazia alla quale si riferisce Platone non è la nostra. Democrazia per lui è la demagogia, ossia la liceità che porta al caos. Il difetto della demagogia è ai suoi occhi l'eccesso assoluto di libertà che scivola nella licenza. è in questa situazione che l'uomo scatena i suoi istinti peggiori...Ogni governo - egli ci dice - è esposto al deterioramento. Le tre forme di governo che Platone ha immaginato - quelle "del migliore", "dei pochi" e "dei molti" - possono corrompersi. Ma il peggiore di tutti è il governo "del migliore": il re che si trasforma in tiranno. Platone non è mai stato tenero con i tiranni.[2]
  • Mentre il termine henologia è molto diffuso in lingue straniere, per esempio in quella francese, in italiano non è quasi mai usato, e invece va introdotto. Abbiamo usato l'h iniziale, perché rende lo spirito aspro di έν, ma soprattutto per differenziare il termine metafisico da quello corrente.[4]
  • Non lascio aperto nessuno spiraglio all'eutanasia. Non dico: "fammi morire". Ma: "lasciami morire come ha stabilito la natura". Né io, né tu. La natura. Prendiamo il caso di Piergiorgio Welby, che ho seguito da vicino. Welby sostanzialmente non disse: staccate la spina. Ma: lasciate che la natura faccia il suo corso, non fatemi restare vittima di una tecnologia che costruisce qualcosa di sostitutivo e artificiale rispetto alla natura. È un'affermazione identica a quella che si dice abbia fatto Giovanni Paolo II: lasciatemi tornare alla casa del padre. Il secondo aveva fede, il primo no. Per Welby era andare nella notte assoluta, per il Papa nella vita. Ma dal punto di vista umano è la stessa condivisibile richiesta.[5]
  • Platone può considerarsi il filosofo ad un tempo più facile e più difficile da leggersi.
    Può definirsi il filosofo più facile da leggersi, in quanto, data la ricchezza dei contenuti e la squisita arte e la straordinaria maestria con cui sono composti, i suoi scritti comunicano messaggi agli uomini di cultura di tutti i tempi... Va invece considerato un pensatore e uno scrittore difficile da leggere e da interpretare, per il fatto che esce, in larga misura, dagli schemi imposti dalla cultura moderna e contemporanea.[6]
  • Prevale l'idea che il sapere derivi dalla scienza e che la tecnologia risolva tutti i problemi. Eppure Popper e gli epistemologi hanno spiegato che la scienza per definizione non può avere idee universali e necessarie, ma coerenti con un paradigma dominante in quel preciso momento. La bellezza della filosofia è di poter contenere anche sistemi opposti, perché le nostre idee non sono definitive.[7]
  • Sobbalzo all'idea che ci sia ancora qualcuno che prenda sul serio l'analisi che Popper ha dedicato a Platone - a "quell'acerrimo nemico della libertà", come sottoscrive acriticamente Marcello Pera - senza interrogarsi sui testi, controllarne le citazioni, metterle a confronto. Operazioni elementari. Oggi forse sconosciute ai più, ma alle quali uno studioso che ambisca a questo ruolo, o che ne abbia memoria, non può sfuggire.[2]
  • [Sull'insegnamento della filosofia nelle scuole superiori] In Francia e Spagna, dove l'hanno quasi eliminata dai licei, se ne sono pentiti. In Germania non c'è la possibilità di un livello intermedio di conoscenza. Un filosofo come Gadamer è capito molto meglio in Italia che in Germania. Una volta mi disse che quando veniva qui si sentiva come in un santuario: tutti quei ragazzi che andavano a sentirlo avevano strumenti di comprensione che in nessun altro Paese avevano.[7]

Note[modifica]

  1. a b Citato in Corriere della Sera, 26 gennaio 2010.
  2. a b c Citato in Antonio Gnoli, Il tiranno inesistente, la Repubblica, 23 agosto 2002.
  3. Dalla prefazione a Franz Brentano, Sui molteplici significati dell'essere secondo Aristotele, a cura di Giovanni Reale, traduzione di Stefano Tognoli, Vita e pensiero, 1995.
  4. Da G. Reale, L'estremo messaggio spirituale del mondo antico nel pensiero metafisico e teurgico di Proclo, in Proclo, I Manuali, Milano, Rusconi, 1985, p. LXX, n. 15.
  5. Dall'intervista di Daniela Monti, Eluana Englaro: «Farla sopravvivere è andare contro natura», Corriere.it, 7 febbraio 2009.
  6. Da Introduzione generale al pensiero di Platone, in Platone, Tutti gli scritti, Bompiani, Milano, 2000. ISBN 88-452-9003-4.
  7. a b Citato in Cristina Taglietti, La battaglia dei filosofi: «Un errore cancellare lo studio del pensiero», Corriere.it, 15 ottobre 2014.

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