Giro d'Italia 1990
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Citazioni sul Giro d'Italia 1990.
- [Sulla vittoria di Bugno] Cosa sarà che in nove mesi trasforma un perdente con la faccia e i modi del bravo ragazzo in un vorace commensale del successo, senza togliergli neppure un grammo dell'antica semplicità? Quali molle misteriose possono scattare nell'animo di un uomo che alla Milano-Torino di inizio autunno ciondolava fra gli ultimi in fondo alla discesa di Superga, dopo essere passato per primo in cima alla salita, e al Giro della primavera successiva offre per venti giorni ai suoi rivali la costante visione della sua schiena? Stupori non inediti per il mondo dello sport, teatro stabile di drammoni alla Sylvester Stallone, saghe di baratri in cui il campione di turno si inabissa per poi fendere la sfiduciata indifferenza del mondo con resurrezioni propiziate da commoventi metamorfosi. (Massimo Gramellini)
- [«Il Giro del 1990 lo fai in maglia rosa dalla prima all'ultima tappa»] Iniziai quel Giro d'Italia con l'idea di prendere la maglia presto e di tenerla il più possibile. In tanti si aspettavano che la mollassi, perché era troppo presto. Dicevano: ma adesso la perde, adesso la perde... e io onestamente ero consapevole che potesse succedere. Poi arrivato all'ultima settimana ho pensato solo a tenerla. Ormai c'eravamo quasi. Contava la resistenza. Si entrava nel mio campo. (Gianni Bugno)
- Quell'anno, il 1990, al Giro d'Italia ci fu molta più lotta in fondo al gruppo che non davanti, molta più sfida per l'ultimo posto che non per il primo, insomma, molta più rivalità fra Alessio Di Basco e Stefano Allocchio che non fra Gianni Bugno e il francese Charly Mottet. Perché Bugno [...] tenne la maglia rosa dominando dal primo all'ultimo giorno, invece Di Basco si dovette conquistare quella nera (virtuale) a forza di stratagemmi e sotterfugi. (Marco Pastonesi)
- Vinse il Giro d'Italia indossando la maglia rosa dalla prima all'ultima tappa. Da Bari a Milano, dove quel Giro 1990 si concluse. Cose da Alfredo Binda ed Eddy Merckx, e in questo caso cose da Gianni Bugno, il terzo incomodo che [...] si accomodò nel salotto buono, quello riservato alle leggende. (Pier Augusto Stagi)
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