Giuseppe Picciola
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Giuseppe Picciòla (1859 – 1912), scrittore, italianista e insegnante italiano.
Citazioni di Giuseppe Picciola
[modifica]- Il Revere volea ne' drammi rispettata, senza licenze, senza transazioni, la verità storica: verità di fatti e di costumi, verità psicologica, ideologica e persino filologica, poiché la lingua doveva essere, quanto poteva, quella parlata a' tempi in cui l'avvenimento si svolse: le poche invenzioni aggiunte non dovean sviare l'azione dalla sua realtà storica, né scemarle precisione e credenza. Interrogò intatti pel Lorenzino tutte le storie e le testimonianze del tempo; scrutò, per i Piagnoni, in tutte le opere politiche e ascetiche del Savonarola l'animo del frate di S. Marco; e ne fece due drammi, non perfetti, ma poderosi, non due capolavori, ma due importanti opere d'arte.[1]
- La viva luce intellettuale che gli umanisti del tre e del quattrocento fecero scintillare in mezzo alle tenebre del medio evo dagli antichi volumi, racchiudenti il grande patrimonio della civiltà greco-romana, annunziò all'Europa oscurata l'aurora della vita: quella luce non pure accese in iride di gloria le belle fantasie degli artisti e de' poeti, ma guidò oltre gli oceani il Colombo, svelò al Machiavelli le arti e le leggi onde si governano i popoli, acuminò a Galileo le pupille, avide di penetrare nello sconfinato mistero de' cieli; fu principio fecondatore di tutte le forme onde si propaga e fiorisce la moderna civiltà, accompagnò, se mi si consentano le parole del poeta,
L'ascension de' popoli | su per le vie del Fato.
Il tramutamento operato nella società medievale da pochi libri, disseppelliti ne' conventi e tra le macerie, fu altrettanto profondo e meraviglioso, quanto la trasformazione prodotta nella vita contemporanea dal telegrafo e dal vapore.[2]
Citazioni su Giuseppe Picciola
[modifica]- Modestissimo per natura, tanto più, dopo il savio ammonimento [del Carducci][3], si chiuse in sé; di finissimo gusto, tanto più, dopo i consigli autorevoli, poi che non gli riesci va scrivere a modo suo, repugnò dallo scrivere. Onde soltanto da poco ha cominciato il suo nome a comparire ne' giornali sotto strofe e sonetti che palesano nella gentilezza della forma e de' suoni un lungo amore dell'arte. (Guido Mazzoni)
Note
[modifica]- ↑ Da Letterati triestini, Ditta Nicola Zanichelli, Bologna, 18942, pp. 61-62.
- ↑ Da Letterati triestini, Ditta Nicola Zanichelli, Bologna, 18942, pp. 17-18.
- ↑ Il poeta, avendo ricevuto nel 1877 un sonetto dal giovanissimo Mazzoni, lo ammoniva: «la ringrazio dei versi suoi troppo gentili per me, e che, per opera d'uno studente ginnasiale, sono anche degni lode. Ma io spero che Ella non vorrà dalle lusinghe del verso lasciarsi vincere e distorre dagli studi severi cosi dei classici come delle scienze» (Guido Mazzoni, Poeti giovani, Società anonima editrice Francesco Perrella, Napoli, 1916, pp. 51-52.
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