Gran Premio degli Stati Uniti d'America 1974
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Citazioni sul Gran Premio degli Stati Uniti d'America 1974.
Citazioni in ordine temporale.
- Quel weekend in America lo ricordo come il mio massimo stress da pilota. Venivamo da un rush incredibile nell'ultima parte di campionato; era la prima occasione iridata per la McLaren [...]. La pressione era altissima. Neanche per i GP a casa mia in Brasile, o a Monza 1972 dove mi ero giocato il primo titolo, avevo sofferto una tensione del genere. La notte prima della gara avevo dormito soltanto tre ore, e male: insolito, per me. [...] Ma quello fu un weekend strano. L'atmosfera era tesa [...] fra noi piloti, nonostante io avessi rapporti ottimi sia con Clay sia con Niki [...] ci sfuggivamo l'un l'altro. Cercavamo di non incontrarci. Che la Ferrari non fosse in grande forma si vedeva dai tempi; ma neanche noi lo eravamo, e ci concentrammo [...] su ogni piccolo dettaglio. Dopo la qualifica deludente, lavorammo fino a tardissimo per montare tutti pezzi nuovi [...]. Non ci avrebbe aiutato più di tanto sui dossi del circuito, che ci mettevano in difficoltà; ma per arrivare davanti a Clay dovevo per prima cosa tagliare il traguardo. Un ritiro mi avrebbe quasi certamente tagliato fuori dalla lotta per il titolo.
- Passai ogni ora, ogni minuto con il team. Anche in albergo: eravamo al Glen Motor Inn, vicino al lago. Non era una reggia, ma tutto il paddock era lì. E del resto i dintorni erano anche peggio. La gara a Watkins Glen non era soltanto un Gran Premio: era un evento locale, quasi un raduno all'interno del grande camp che circondava il circuito. Mentre noi cenavamo al sicuro del nostro hotel, sui prati intorno migliaia di persone bevevano. Ascoltavano musica a volume proibitivo e accendevano fuochi; ricordo che venne bruciato qualche bus, la situazione non era proprio sicurissima...
- Mi trovai per la prima volta vicino a Clay soltanto quando ci schierammo per il via. La sua Ferrari era poco più indietro rispetto a me: la sentivo, più che vederla. [...] non partii bene, alla prima curva passò prima Clay. [...] ma gli presi subito la scia. Alla esse successiva lo attaccai [...] all'interno: lo affiancai quasi ma lui fu durissimo, mi fece andare sull'erba [...]. Mi sorprese quel suo comportamento: era uno corretto. Quindi capii che tutto si sarebbe deciso presto. Riuscii a non girarmi fuori pista, tornai sull'asfalto e lo attaccai nuovamente, anch'io forzandolo verso l'esterno. Lui vide il muso della mia McLaren affiancato al suo, ma io avevo il vantaggio della maggiore velocità presa in scia e lo superai. Da quel momento, mi obbligai a non girare più lo sguardo dal mio alettone anteriore: spinsi come in qualifica per due-tre giri, senza degnare di attenzione neanche il mio muretto. Ma sentivo che la Ferrari era dietro, e che non riusciva ad avvicinarsi. [...] tenni la concentrazione esclusivamente sui rumori della mia McLaren, sulle vibrazioni, su segnali strani. Niente era perfetto, ma non arrivò neanche un allarme e ce la feci ad arrivare quarto. [...] Reutemann e Pace erano imprendibili, là davanti. Pochi secondi davanti a me c'era Hunt, ma non pensai neppure per un secondo a provare di avvicinarmi. [...] delle Ferrari nessuna traccia. Sotto la bandiera a scacchi la stanchezza mi prese all'improvviso. [...] Avevamo vinto.
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