Gran Premio motociclistico di Gran Bretagna 1979

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Il tracciato di Silverstone nella configurazione adottata per il Gran Premio motociclistico di Gran Bretagna 1979

Citazioni sul Gran Premio motociclistico di Gran Bretagna 1979.

  • La sera della sfida di Silverstone nel 1979 ero ovviamente soddisfatto per la vittoria, ma ero contento anche per Barry [Sheene]: perché sapevo che aveva dato tutto, avevo visto che aveva fatto divertire il suo pubblico. Infatti la sua gente gli aveva mostrato un grande rispetto. Quelli sono dei grandissimi momenti di sport: l'intensità della prestazione è altissima. Sono momenti che non si dimenticano. Così, Barry ed io, dopo aver finito di darcele in pista – e ce le siamo date come non mai! – la sera ci siamo incontrati e siamo andati a bere birra insieme. E sapete cosa vi dico? È stata una gran bella serata! Due giorni dopo, sono salito su un taxi a Londra. Il tassista ad un certo punto si volta e dice: "Hai guardato la gara di motociclismo, lo scorso weekend? È stata bellissima!". Io ho sorriso, ma non ho detto niente. Mi sono divertito nel vedere che non si era accorto che il vincitore della gara era seduto sul sedile posteriore. Perché a Londra, in quel periodo, esisteva solo Barry Sheene. (Kenny Roberts)
  • Mi spinsi fin lassù con il camper e un paio di amici, apposta per vedere l'annunciato e storico trionfo della Honda; invece assistetti allo storico tonfo. Era il 1979, Roberts vinse la volata con Sheene, e la favolosa Honda NR 500 non finì nemmeno il primo giro. Dopo il ritiro alla fine del '67 – tutte le classi dominate, tranne la 500 per un pelo, in sette favolose stagioni – la Honda era sparita. In tutti gli anni Settanta non trovi una Honda nei libri FIM del mondiale velocità, ogni energia era concentrata sulla crescente e sempre più valida produzione stradale. Per il ritorno ai GP si decise di investire una cifra mai vista prima. Si parlò di dieci miliardi di lire dell'epoca, per una quattro cilindri che funzionava come un otto. Dal '75 erano le due tempi a dominare la scena, in 500 Suzuki e Yamaha. Honda volle umiliare la concorrenza: un centinaio di ingegneri coinvolti nel progetto, fedeltà assoluta al quattro tempi, mezzi e tecnologia senza uguali, telaio monoscocca in lamiera sottile e soprattutto un motore pazzesco che girava, si disse, fino a 22.000 giri. Con i pistoni ovali, due bielle, due candele, otto valvole e due carburatori per ogni cilindro. Il regolamento limitava a quattro i cilindri, HRC trovò una soluzione che pareva vincente. Piloti: Takazumi Katayama e Mick Grant. L'esordio venerdì 10 agosto, appunto, a Silverstone. In prova, Katayama è tra gli ultimi e Grant fuori dai tempi di qualificazione. Poi domenica 12, i primi sette piloti esclusi rinunciano gentilmente a partire per motivi vari, chi il mal di gola chi la moto rotta, e l'inglese è ammesso all'ultima casella. Partenza a spinta sotto un bel sole caldo: sfiga, un motore così non è facile da avviare a spinta, e i due hondisti partono in grave ritardo sul gruppo. In tribuna, alla Stowe, noi non vedremo passare nemmeno una Honda. Grant è caduto alla prima curva, dicono per un fotografo che ha attraversato la pista convinto che non ci fosse più nessuno da aspettare; Katayama è andato a fuoco la curva dopo. Un naufragio mai visto, sui giornali si fece il paragone con il Titanic. [...] Oggi si fatica a capire come la dominatrice Honda [...] possa aver fatto una figura del genere. (Nico Cereghini)

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