Günter Grass

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
(Reindirizzamento da Gunther Grass)
Günter Grass nel 2004
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1999)

Günter Wilhelm Grass (1927 – 2015), scrittore, poeta, saggista, drammaturgo, scultore e pittore tedesco.

Citazioni di Günter Grass[modifica]

  • Cosa sarebbe diventato possibile se fossi rimasto a Palermo si può immaginare solo in un film del tutto diverso che si svolge in toni di tragicommedia sotto il cielo di Sicilia, portato avanti nel pensiero fino alla decrepita vecchiezza. E quanto era rimasto dei greci, saraceni, normanni e Staufen in quell'insulare luogo di rovine si sarebbe certo addensato in materia narrativa per un romanzo epicamente ramificato.[1]
  • Credere: significa credere alle nostre stesse bugie. Ed io posso dire di essere grato di aver avuto questa lezione molto presto.
Believing: it means believing in our own lies. And I can say that I am grateful that I got this lesson very early.[2]
  • Dopodiché, crepuscolo dell'universo. Sopra le macerie del mondo strumentale, si arrampica il tempo universale. […] Dopodiché l'essere-alla-mano taglia i tubi nell'inafferrabilità dell'inutilizzabile e suscita il problema segreto del comando. […] Dopodiché, le ultime emissioni trasmettono il crepuscolo degli dei. In virtù di se stesso. Dopodiché non c'è più tempo per un minuto di silenzio, in virtù di se stesso. […] Dopodiché, nella zona governativa della capitale del Reich le emissioni radio si interrompono. La totalità territoriale, la nientificazione, inclini all'angoscia e da ricomporre pezzo per pezzo. La finalizzazione. La fine. Ma dopo tutto questo, sulla struttura finale il cielo non si oscurò. (da Anni di cane, pag. 350 sg.)
  • Il dovere di un cittadino è di tenere la bocca aperta.
The job of a citizen is to keep his mouth open.[3]
  • [Su Arno Schmidt] Io non conosco alcuno scrittore che abbia ascoltato la pioggia in questo modo, che abbia concesso così spesso repliche al vento e assegnato alle nuvole nomi di famiglia tanto letterari. (citato in Cronologia, a cura di Domenico Pinto, in Arno Schmidt, Brand's Haide, Lavieri, 2007, p. 111)
  • In fin dei conti si tradisce solo ciò che si ama.[4]
  • Non il contato, il raccontato pesa.[4]
  • Non sono un pacifista. A chi mi desse uno schiaffo sulla guancia non porgerei mai l'altra, ma mi difenderei a denti stretti. La guerra è per metà fatta di paura e per metà di noie. I giovani del mio paese non sono per la guerra. Non sono nemmeno per il servizio militare. Gli orfani di guerra, poi, la considerano il peggiore dei mali.[5]
  • Obbedendo all'ancestrale impulso tedesco come in passato i teutoni, gli imperatori Staufen e i pii nazareni stanziatisi a Roma, ero attirato dall'Italia. La lontana meta del viaggio si chiamava Palermo dove già da ragazzo mi ero aggirato in stato sonnambulico, come scudiero o falconiere del secondo Federico, e infine, quando per gli Staufen le cose si erano messe male, avevo fatto parte del seguito di Corradino.[1]

Il tamburo di latta[modifica]

Incipit[modifica]

Bruna Bianchi[modifica]

E va bene: sono recluso in una casa di salute, il mio infermiere mi osserva, quasi non mi stacca l'occhio di dosso; difatti c'è uno spioncino nella porta, e il mio infermiere ha l'occhio di quel bruno che di scrutare me, l'occhiazzurro, è incapace.
[Günter Grass, Il tamburo di latta, traduzione di Bruna Bianchi, Feltrinelli, Milano, 2009. ISBN 8807720787]

Fruttero & Lucentini[modifica]

Sono internato in un asilo psichiatrico, certo, e un guardiano mi sorveglia. Nella porta c'è uno spioncino e lui non mi perde mai di vista.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni[modifica]

  • Con dolore, d'accordo, ma sorrideva e incrociando in alto le braccia ha accavallato in basso le gambe dei calzoni, ha dondolato un minuscolo stivaletto nero misura trentacinque e si è goduto la superiorità dell'abbandonato.
  • Ero uno di quei neonati dall'udito fino il cui sviluppo intellettuale è già concluso con la nascita e in seguito non fa che confermarsi.[6]
  • Gesù, non era così la scommessa. Ridammi subito il mio tamburo. Tu hai la tua croce e dovrebbe bastarti!
  • Non lo nego: sono ricoverato in un manicomio; il mio infermiere mi osserva di continuo, quasi non mi toglie gli occhi di dosso perché nella porta c'è uno spioncino, e lo sguardo del mio infermiere non può penetrarmi poiché lui ha gli occhi bruni, mentre i miei sono celesti… non può essermi dunque nemico.
  • Si può star seduti in eterno su una panchina di parco, fino a diventare di legno e bisognosi di comunicazione.
  • Vidi la luce di questo mondo sotto forma di due lampadine da sessanta watt. Perciò ancor oggi le parole della Bibbia «Sia fatta luce e luce fu» mi sembrano il miglior slogan della ditta Osram.[6]

Incipit di alcune opere[modifica]

Gatto e topo[modifica]

… e una volta, quando Mahlke già sapeva nuotare, ce ne stavamo sdraiati sull'erba, vicino al campo di palla a caccia. Io sarei dovuto andare dal dentista, ma loro non me l'avevano permesso, perché ero difficile da sostituire come ricevitore. Il dente rumoreggiava. Un gatto strisciò diagonalmente attraverso il prato, senza che nessuno lo bombardasse. Alcuni masticavano o sfilacciavano fili d'erba. Il gatto appartenava al guardiano del campo ed era nero.

L'incontro di Telgte[modifica]

Ieri sarà quel che domani è stato.[7]

Citazioni su Günter Grass[modifica]

  • Günter Grass è lo scrittore tedesco per eccellenza anche per coloro che conoscono Il Tamburo di latta soltanto nella versione cinematografica di Volker Schlöndorff, e che credono che Gatto e topo sia un gioco di società. (Harry Nutt)

Note[modifica]

  1. a b Citato in Silvestro Livolsi Le memorie di Grass per un amore siciliano, Repubblica.it, 23 luglio 2009.
  2. Dalla trasmissione televisiva Omnibus, BBC1, 3 novembre 1992; citato in Robert Andrews, The New Penguin Dictionary of Modern Quotations, Penguin, 2003.
  3. Da uno slogan del 1965; citato in Terence Prittie, Willie Brandt. Portrait of a statesman, Schocken Books, 1974.
  4. a b Da Il rombo, traduzione di Bruna Bianchi, Einaudi, 1980³.
  5. Citato in Ester Dinacci, Realtà della Germania.
  6. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  7. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]