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Heinrich Bodmer

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Heinrich Bodmer (1885 – 1950), storico dell'arte svizzero.

Citazioni di Heinrich Bodmer

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  • Il mondo non si rivela più a Leonardo nella immobile staticità con la quale il pregiudizio secolare aveva chiuso il campo alle nostre indagini umane impedendo ogni progresso alla comprensione e rappresentazione artistica del mondo. Leonardo, distruggendo le vecchie barriere, concepisce l'universo non più come una forma assolutamente definita, ma come un movimento continuo ed universale che, rinnovandosi eternamente, genera e produce innumerevoli cambiamenti e trasformazioni nella natura, si concreta nel movimento del corpo umano, discende per tutte le forme del mondo organico fino al mondo inorganico e trova la sua espressione più alta nel campo ancora del tutto inesplorato del movimento dell'anima che Leonardo eleva al rango di disciplina autonoma. Leonardo cerca nell'uomo come in tutti gli esseri viventi la funzione essenziale della vita, che egli concreta nel moto. Quindi egli ammette una configurazione artistica solamente in quanto sia diventata parte integrale e simbolo immediato del movimento universale. Abolisce la rigidità della linea e la determinatezza statica della forma. Nega il valore artistico di un contorno che non sia adattamento continuo, flessione e movimento, che non rispecchi nella sua sconfinata mutabilità l'essenza stessa della vita sempre subordinata a trasfigurazioni continue.[1]

Opere giovanili e tarde di Mariotto Albertinelli

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  • Il colorito dell'Albertinelli riluce in queste opere più tarde di un tono molle e raddolcito che lega insieme i varii colori in una atmosfera sommessamente vibrante. Egli si serve del contrasto di luce ed ombra come di un nuovo mezzo artistico di grandissima importanza, portandolo alla massima efficacia e soverchiando tutti gli altri elementi della composizione, così da ricavarne nuove possibilità per l'effetto delle figure nella struttura del quadro. Mentre la tonalità aveva già guadagnato preponderanza sopra l'ininterrotto dominio del colore, nelle sue opere che risalgono alla metà del decennio, egli immerge ora le figure in un velo d'ombra mollemente fluttuante, che, rischiarato da riflessi, toglie ogni asprezza e precisione di disegno. (p. 608)
  • La capacità creatrice dell'Albertinelli, potentemente eccitata dal quotidiano contatto con Fra Bartolomeo, raggiunge il suo culmine intorno al 1510, l'anno della grande Annunciazione ora nell'Accademia di Firenze. Qui egli abbandona ogni freno e spiega tutta la ricchezza della sua fantasia in una stragrande abbondanza di figure, che avvivano anche la regione celeste con le loro danze. Nessun dubbio che egli volesse imitare Fra Bartolomeo anche nell'architettura. Ma l'effetto spaziale, che è ottenuto per mezzo della nicchia monumentale con volta a botte, estesa anche troppo risolutamente in profondità, è così veemente, che ne rischia di andar perduta la connessione col gruppo dell'Annunciazione, sviluppato in una stretta zona sull'orlo anteriore del quadro. (p. 612)
  • Se si riprende ad osservare a ritroso la lunga serie di tutte le opere di questo artista, non si scorge mai alcun rilassamento di energia, e non alcun argomento per confermare la narrazione aneddotica divulgata dal Vasari secondo la quale il maestro, indispettito dalle difficoltà del suo mestiere, avrebbe gettato il pennello per mettersi a far l'oste. L'artista Mariotto [Albertinelli], per quello che lo conosciamo dalle sue opere, non reca in sé alcuna traccia di pigrizia interiore o di negligenza; e se anche il racconto del Vasari avesse qualche fondamento in fatti che si possano attribuire al temperamento gaudente del maestro, non v'è ragione che questo aneddoto debba influire sul giudizio dei posteri. La personalità artistica dell'Albertinelli, il suo sviluppo ascendente che solo indirettamente subì l'influsso di Fra Bartolomeo e non giunse mai a una dipendenza servile, gli assegnano un posto d'onore nella storia dell'arte fiorentina di transizione dal Quattrocento al Cinquecento. (pp. 618-620)

Note

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  1. Da Disegni di Leonardo, Sansoni Editore, Firenze, 19523, pp. 4-5.

Bibliografia

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Altri progetti

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