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Ciclo di Cthulhu

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Voce principale: Howard Phillips Lovecraft.

Cthulhu

Il Ciclo di Cthulhu, anche noto come Miti di Cthulhu, è il ciclo letterario che si riferisce alla parte più importante della produzione di Howard Phillips Lovecraft.

Il richiamo di Cthulhu

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Gianni Pilo e Sebastiano Fusco

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Ritengo che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana a mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza nel mezzo del nero mare dell'infinito, e non era destino che navigassimo lontano. Le scienze, ciascuna tesa nella propria direzione, ci hanno finora nuociuto ben poco; ma, un giorno, la connessione di conoscenze disgiunte aprirà visioni talmente terrificanti della realtà, e della nostra spaventosa posizione in essa che, o diventeremo pazzi per la rivelazione, o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo.
[H.P. Lovecraft, Il richiamo di Cthulhu, in "Tutti i romanzi e i racconti. Il mito. Le storie del Ciclo di Cthulhu". a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton, 1993. ISBN 8879832255]

Elena Colombetta

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Penso che il dono più caritatevole mai fatto all'uomo sia l'incapacità della sua mente di mettere in relazione tutti i propri contenuti. Viviamo su un'isola di placida ignoranza circondati dal nero oceano dell'infinito, e non era scritto che dovessimo avventurarci lontano. Fino a oggi le scienze, proseguendo ciascuna nella propria direzione, ci hanno arrecato poco danno, ma un giorno o l'altro la combinazione dei vari elementi di questa conoscenza dissociata ci aprirà prospettive talmente terrificanti della realtà e della nostra posizione spaventosa rispetto a essa che impazziremo, o fuggiremo da quella luce mortale per rifugiarci nella pace e nella tranquillità di una nuova epoca buia.
[H.P. Lovecraft, Il richiamo di Cthulhu, traduzione di Elena Colombetta, in "Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror", a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068]

Citazioni

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  • Non è morto ciò che può giacere in eterno | E in strani eoni anche la morte può morire. (1993)
That is not dead which can eternal lie, | And with strange aeons even death may die.

Incipit di alcune opere

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Storia e cronologia del Necronomicon

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Il titolo originale dell'opera è Al Azif: «Azif» è l'allocuzione usata dagli arabi per indicare gli strani suoni notturni (dovuti agli insetti) che si supponevano essere l'ululato dei dèmoni.
L'autore è Abdul Alhazred, un poeta folle di Sanaa, capitale dello Yemen, che si dice sia vissuto nel periodo dei Califfi Ommiadi, nell'ottavo secolo dopo Cristo. Fece molti misteriosi pellegrinaggi fra le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memphis, e trascorse dieci anni in completa solitudine nel grande deserto dell'Arabia meridionale il Raba El Khaliyeh, o «Spazio vuoto» degli arabi antichi, e Dahna, o «Deserto Cremisi» dei moderni, ritenuto dimora di spiriti maligni e mostri mortiferi[1].

Dagon

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Scrivo in uno stato di tensione insostenibile. Fra poco sarà l'alba e, allora, io non esisterò più. Privo d'ogni mezzo, privo della droga che — sola — mi ha consentito fino ad oggi di sopravvivere ai miei incubi, non mi rimane altro modo per sottrarmi al tormento: mi getterò dall'alta finestra di questa soffitta, nella squallida strada sottostante.

La città senza nome

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Quando mi avvicinai alla Città senza Nome, capii che era maledetta. Viaggiavo in una vallata riarsa e terribile sotto la luna e, da lontano, la vidi sporgere stranamente al di sopra della sabbia così come parti di un cadavere sporgono da una tomba mai ricoperta. La paura parlava dalle pietre consunte di quell'antica sopravvivenza del diluvio, di quell'antenata della piramide più antica; e un'aura invisibile mi respinse e mi ordinò di allontanarmi da quei segreti antichi e sinistri che nessun uomo dovrebbe mai vedere, e che nessun altro uomo aveva mai osato vedere.

Il cane

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Continuo, incessante, risuona nelle mie orecchie un cupo battito, un raspare d'ali d'incubo, un sommesso latrare lontano, come di un cane gigantesco che ulula nella notte. Non è un sogno, e non è neppure — temo — follia: troppe cose sono ormai accadute perché io possa rifugiarmi in simili illusioni pietose.

Il festival

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Ero lontano da casa, e la malia del mare orientale mi aveva preso. Nella luce del crepuscolo lo sentii battere contro le rocce, e capii che era aldilà della collina, sulla quale i salici contorti si muovevano contro il cielo sgombro e le prime stelle della sera. E, poiché i miei padri mi avevano chiamato nell'antica città aldilà, mi affrettai sullo strato sottile di neve fresca lungo la strada che si librava in alto, dove Aldebaran scintillava tra gli alberi; mi affrettai verso l'antichissima città che non avevo mai visto ma che avevo spesso sognato.

Il caso di Charles Dexter Ward

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Da una clinica privata per malattie mentali nei pressi di Providence, nel Rhode Island, di recente è scomparsa una persona incredibilmente singolare. Portava il nome di Charles Dexter Ward, ed era stata affidata a malincuore alle cure degli alienisti dall'addolorato padre, che aveva visto l'aberrazione mentale del figlio passare da una semplice eccentricità ad una cupa follia, che comprendeva sia la possibilità di tendenze omicide sia una trasformazione particolare della sua struttura mentale.

Il colore venuto dallo spazio

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Le montagne ad ovest di Arkham si ergono ripide, e vi sono delle valli ricoperte di fitti boschi che non sono stati toccati da una scure. Ci sono anfratti stretti e bui dove gli alberi hanno delle bizzarre inclinazioni e dove degli esili ruscelletti filtrano senza mai riflettere la luce del sole. Sui pendii meno erti sorgono fattorie antiche e salde come le rocce, e case tozze e ricoperte di muschio che meditano in eterno sui vecchi segreti del New England, al riparo di grandi promontori.

L'Orrore di Dunwich

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  • Quando un viaggiatore, nel Massachusetts del centro-nord, prende la strada sbagliata al bivio del Picco di Aylesbury, subito dopo Dean's Corner, entra in un territorio solitario e curioso. Il terreno sale, e i muretti in pietra bordati di rovi si stringono sempre più addosso ai solchi della strada polverosa e tutta curve. Gli alberi delle numerose strisce di bosco sembrano troppo grossi, e le erbacce e i cespugli crescono lussureggianti, come è raro che capiti nelle regioni abitate.
  • Non si deve pensare che l'uomo sia stato il primo o che sarà l'ultimo dei padroni della Terra. Quelli-di-Prima erano, Quelli-di-Prima sono, Quelli-di-Prima saranno. Oggi non sono negli spazi che conosciamo, ma tra gli spazi. Essi avanzano sereni e primitivi ed a noi invisibili. Yog-Sothoth conosce la porta. Yog-Sothoth è la porta. Yog-Sothoth è la chiave ed il guardiano della porta. Passato, presente e futuro tutti e tre esistono in Yog-Sothoth. Egli sa da dove Quelli-di-Prima entrarono allora e da dove entreranno di nuovo. Egli sa dove essi hanno calpestato i campi della Terra e dove la calpesteranno di nuovo, anche se nessuno può vederli mentre camminano. Talvolta dal loro odore gli uomini possono sapere che sono vicini, ma il loro aspetto nessuno può conoscerlo, salvo che nelle fattezze di coloro che essi hanno generato tra l'umanità. Essi camminano invisibili ed abominevoli in luoghi solitari dove le Parole sono state pronunciate ed i Riti urlati nelle loro Stagioni. Le loro voci mormorano nel vento ed il loro risveglio s'annuncia nelle viscere della terra. Essi piegano le foresta ed abbattono le città, ma foreste e città non possono vedere la mano che colpisce. Kadath nel freddo deserto li ha conosciuti, e quale uomo conosce Kadath? Sulle pietre dei deserti del Sud e delle isole sommerse essi hanno inciso il loro marchio, ma chi ha visto mai le città congelate o le torri inghirlandate di alghe e conchiglie? Il grande Cthulhu è loro cugino eppure può appena intravederli. Ia! Shub-Niggurath! Come un'abominazione li conosceremo. La loro mano è sulla vostra gola eppure non li vedete, e la loro abitazione è tutt'uno con la vostra protetta dimora. Yog-Sothoth è la chiave della porta, dove si incontrano le sfere. L'uomo domina adesso dove essi dominarono un tempo, e presto essi domineranno dove una volta dominava l'uomo. Dopo l'estate viene l'inverno, dopo l'inverno l'estate. Essi attendono possenti e pazienti poiché qui essi torneranno a regnare. (Necronomicon del pazzo arabo Abdul Alhazred)

La Maledizione di Yig

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Nel 1925 mi recai in Oklahoma in cerca di leggende sui serpenti, e ritornai da lì con una paura di quei rettili che mi resterà per tutta la vita. Riconosco che è sciocco, dal momento che esistono spiegazioni logiche per tutto quello che ho visto e sentito, ma le cose stanno lo stesso così. Se quel vecchio racconto fosse stato tutto lì, non sarei rimasto così scosso.

Il tumulo

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È soltanto da pochi anni che la gente ha smesso di pensare al West come ad una terra giovane. Presumo che l'idea si sia radicata in quanto la civiltà l'ha raggiunto da poco. Oggigiorno, tuttavia, gli esploratori stanno scavando sotto la superficie per riportare alla luce interi capitoli di vita che si dispiegarono e si conclusero tra queste montagne e queste pianure prima dell'inizio delle registrazioni storiche.

Colui che sussurrava nelle tenebre

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Tenete ben presente che alla fine non ebbi una vera e propria visione di un qualche orrore. Dire che la causa delle mie deduzioni fu uno sconvolgimento psichico, l'ultimo colpo che mi fece fuggire a precipizio dalla solitaria fattoria degli Akeley, correndo in automobile di notte attraverso le selvagge colline a cupola del Vermont, significava ignorare i semplici fatti della mia esperienza finale.

L'ombra su Innsmouth

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Durante l'inverno del 1927-28, gli agenti del governo federale condussero un'investigazione strana e segreta sullo stato dell'antico porto di Innsmouth, nel Massachusetts. L'inchiesta fu resa pubblica per la prima volta in febbraio, quando la polizia effettuò una serie di incursioni e di arresti, seguita da esplosioni e incendi controllati, eseguiti con le dovute precauzioni, di un numero enorme di case pericolanti, rose dai vermi e presumibilmente vuote, che si trovavano lungo le banchine abbandonate.

Alle Montagne della Follia

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Originale

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I am forced into speech because men of science have refused to follow my advice without knowing why. It is altogether against my will that I tell my reasons for opposing this contemplated invasion of the antarctic—with its vast fossil-hunt and its wholesale boring and melting of the ancient ice-cap—and I am the more reluctant because my warning may be in vain. Doubt of the real facts, as I must reveal them, is inevitable; yet if I suppressed what will seem extravagant and incredible there would be nothing left. The hitherto withheld photographs, both ordinary and aërial, will count in my favor; for they are damnably vivid and graphic. Still, they will be doubted because of the great lengths to which clever fakery can be carried. The ink drawings, of course, will be jeered at as obvious impostures; notwithstanding a strangeness of technique which art experts ought to remark and puzzle over. [Howard Phillips Lovecraft, At the Mountains of Madness, in Tales, a cura di Peter Straub, Library of America, 2005]

Gianni Pilo

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Mi sento obbligato a parlare perché gli scienziati si sono rifiutati di seguire i miei avvertimenti senza sapere perché. Ed è contro la mia volontà che spiegherò le mie ragioni per essermi opposto alla proposta invasione dell'Antartico, all'avventata caccia ai fossili, e alla perforazione e allo scioglimento dell'antica calotta di ghiaccio. E sono ancora più riluttante poiché questi miei avvertimenti potranno anche risultare del tutto vani.
Sarà inevitabile nutrire dei dubbi su dei fatti per me reali, quando li rivelerò, ma se eliminassi dal mio racconto tutto quello che può apparire stravagante e incredibile, non rimarrebbe più nulla. Le fotografie finora rifiutate dal buon senso, sia quelle normali che quelle aeree, potranno testimoniare a mio favore in quanto sono assolutamente vivide ed eloquenti. [Howard P. Lovecraft, Le montagne della follia, traduzione di Gianni Pilo, presentazione di Carlo Lucarelli, Newton Compton, Roma, 2009. ISBN 978-88-541-1134-9]

Andrea Morstabilini

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Mi vedo costretto a parlare perché gli uomini di scienza si rifiutano di seguire il mio consiglio senza prima conoscerne le ragioni. È del tutto contro la mia volontà che mi accingo a spiegare perché mi oppongo all'invasione dell'Antartico che si sta organizzando – alle estese cacce ai fossili, alle trivellazioni, alla fusione su larga scala delle antiche calotte polari –, e sono ancora più riluttante perché temo che il mio avvertimento possa essere vano. La veridicità dei fatti, quali dovrò rivelare, sarà senz'altro messa in dubbio, ma se tacessi gli elementi bizzarri e incredibili non rimarrebbe nulla da raccontare. Le fotografie finora tenute nascoste, comuni e aeree, deporranno in mio favore tanto sono odiosamente esplicite e nitide. Eppure alcuni ne dubiteranno, considerando a quali estremi si può spingere una contraffazione eseguita con scaltrezza. I disegni a china saranno ovviamente derisi come palesi frodi, e questo nonostante la stranezza della tecnica, su cui i critici d'arte non mancheranno di richiamare l'attenzione e di arrovellarsi. [Howard Phillips Lovecraft, Le montagne della follia, traduzione e cura di Andrea Morstabilini, il Saggiatore, 2017]

Medusa

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Recandomi a Cape Girardeau, ero arrivato in una zona che non conoscevo e mi resi conto che, mentre la luce dell'incipiente crepuscolo acquistava un'iridescenza dorata ed eterea, se volevo raggiungere il paese prima di notte, dovevo trovare delle indicazioni esatte.
Non avevo alcuna intenzione di ritrovarmi al calar della sera in quelle desolate colline del Missouri meridionale, innanzitutto per le pessime strade e, secondariamente, perché il freddo di novembre ti gela le ossa, se viaggi in una decapottabile. Come se non bastasse, si stavano anche addensando all'orizzonte grossi nuvoloni scuri.

I sogni nella casa stregata

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Walter Gilman non si rendeva conto se fossero i sogni a cagionare la febbre o viceversa. Dietro ogni oggetto stava acquattato l'orrore velenoso della vecchia casa e della soffitta ammuffita e sacrilega dove scriveva, studiava e si accaniva con le figure e le formule, quando non si dimenava sul misero letto di ferro. Le sue orecchie erano diventate sensibili fino ad un livello soprannaturale ed intollerabile, e da tempo aveva bloccato l'orologio da mensola comprato a buon mercato, il cui ticchettio era diventato simile ad un rombo d'artiglieria.

L'uomo di pietra

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Ben Hayden era sempre stato cocciuto e, quando seppe delle statue misteriose che si trovavano su certe cime dei Monti Adirondack, nulla poté trattenerlo dall'andare a vederle di persona. Io ero da anni il suo più caro amico, e la nostra amicizia alla Damone e Pizia ci aveva sempre reso inseparabili. Così, quando Ben ebbe deciso irremovibilmente di andare, be'... dovetti trottare anch'io come un cagnolino fedele[2].

La cosa sulla soglia

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È vero che ho spedito sei pallottole nella testa del mio migliore amico, tuttavia spero che con questo mio resoconto riuscirò a dimostrare che non sono il suo assassino. Non v'è dubbio che una simile affermazione mi farà giudicare pazzo, più pazzo dell'uomo a cui ho sparato nella sua stanza del manicomio di Arkham. Ma soltanto quando avrò narrato per intero la mia storia, i lettori potranno dare il giusto peso ad ogni mia dichiarazione, correlarla con gli eventi noti, e chiedersi come avrei potuto agire diversamente dopo essermi trovato dinanzi alla prova di quell'orrore: quella «cosa» sulla soglia della mia casa.

L'orrore nel museo

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Fu una languida curiosità a condurre inizialmente Stephen Jones al museo Rogers. Qualcuno gli aveva parlato di un curioso posto sotterraneo in Southwark Street dall'altra parte del fiume dov'erano esposti personaggi di cera molto più spaventosi delle statue del museo di Madame Tussaud, e lui, una bella mattina di aprile, si era incamminato a passeggio laggiù per vedere quanto sarebbe rimasto deluso.

Dai millenni

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È poco probabile che gli abitanti di Boston dimentichino la strana faccenda del Museo Cabot. La pubblicità fatta dai giornali a quella mummia infernale, le voci circolate a proposito della sua spaventosa antichità, la morbosa ondata di interesse ed i culti sorti nel 1932, l'orrenda fine fatta da due intrusi ai primi di dicembre di quell'anno, costituiscono infatti un insieme di fattori che creano uno di quei classici misteri che si tramandano per generazioni finché non diventano il nucleo di speculazioni orrorifiche e nuove leggende.

L'ombra venuta dal tempo

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Dopo ventidue anni di incubo e terrore, salvo soltanto in virtù della disperata convinzione della fonte mitica di talune impressioni, sono restio a garantire la veridicità di ciò che credetti di scoprire nell'Australia Occidentale la notte fra il 17 e il 18 luglio del 1935. Ho motivo di sperare che la mia esperienza fosse stata totalmente o in parte il frutto di un'allucinazione: sono, difatti, numerosi i motivi che lo lasciano supporre. Tuttavia il suo realismo fu terribile al punto da precludermi ogni speranza.

Il diario di Alonzo Typer

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Alonzo Hasbrouch Typer di Kingston, New York, venne per l'ultima volta visto e riconosciuto il 17 aprile 1908, a mezzogiorno circa, all'Hotel Richmond di Batavia. Era l'unico superstite di un'antica famiglia della contea di Olster, e al momento della sua scomparsa aveva cinquantatré anni.

L'abitatore del buio

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Un prudente investigatore esiterebbe a dubitare dell'opinione corrente, secondo la quale Robert Blake sarebbe stato ucciso da un fulmine, ovverosia dal profondo shock nervoso provocato da una scarica elettrica.
È vero che la finestra posta dinanzi a lui fu trovata integra, ma la natura si è sempre rivelata capace di capricci di tal sorta.

Note

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  1. La «storia editoriale» del Necronomicon ebbe immediatamente una vasta diffusione fra gli appassionati del Fantastico, ottenendo una fama ben al di là delle intenzioni del suo autore: Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, "La leggenda del «Libro Maledetto»", in Il mito. Le storie del Ciclo di Cthulhu – Tomo I, Newton, 1993.
  2. Non è strettamente una storia di Lovecraft, dato che si limitò solo a correggere il testo di uno scritto di Hazel Heald: Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, "L'uomo di pietra", in Il mito. Le storie del Ciclo di Cthulhu – Tomo II, Newton, 1993.

Bibliografia

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  • Howard Phillips Lovecraft, Tutti i romanzi e i racconti. Il mito. Le storie del Ciclo di Cthulhu. a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton, 1993. ISBN 8879832255

Altri progetti

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