Il terzo uomo
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Il terzo uomo
Titolo originale |
The Third Man |
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Lingua originale | inglese e tedesco |
Paese | Regno Unito |
Anno | 1949 |
Genere | noir |
Regia | Carol Reed |
Soggetto | Graham Greene |
Sceneggiatura | Graham Greene |
Produttore | Alexander Korda, David O. Selznick, Carol Reed |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
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Il terzo uomo, film britannico del 1949 con Joseph Cotten, Alida Valli e Orson Welles, regia di Carol Reed.
Frasi
[modifica]- In Italia, per trent'anni e sotto i Borgia, ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù. (Harry Lime)
- Non posso ridere due volte di seguito. (Anna Schmidt)
Dialoghi
[modifica]- Maggiore Calloway: Non fate lo stupido, Martins.
Holly Martins: Ho un nome così stupido io, Calloway. - Holly Martins: Harry, fermati!
Harry Lime [ultime parole]: Ma tu che cosa vuoi, amico?
Sergente Paine [ultime parole]: Mister Martins, venite indietro! Venite qui, Mister Martins!
Citazioni su Il terzo uomo
[modifica]- Il film è un potente affresco della città di Vienna lacerata dalla guerra, e si muove abilmente tra melodramma e noir. La critica lo ha spesso avvicinato ai film di Alfred Hitchcock, specialmente quelli del periodo inglese, per la commistione di ironia e violenza latente. Senza fornire soluzioni, The Third Man traccia un complesso conflitto tra il bene e il male: da un lato la rettitudine e l'ingenuità di Martins, dall'altro la sfrontatezza e il cinismo di Lime. (Federica De Paolis)
- Il film, infatti, è meglio del racconto perché, in questo caso, rappresenta appunto l'ultima stesura, l'ultimo stadio, il più perfezionato, del racconto. (Graham Greene)
- [Sull'interpretazione di Orson Welles] Melodrammaticamente nascosto nell'ombra, con un cappello nero e un cappotto che sembra più un mantello, riesce a provocare un brivido di disagio misto a un senso di divertita agnizione. È un cattivo tipicamente teatrale che minaccia e affascina il pubblico fissandolo, ma è anche «se stesso», una celebrità che, quasi timidamente, si inchina al proprio pubblico. (James Naremore)
- Non so se esista un altro film in cui la musica si adatta con tale perfezione all'azione. (Roger Ebert)
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