L'impero della passione

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L'impero della passione

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Titolo originale

愛の亡霊
Ai no bōrei

Lingua originale giapponese
Paese Giappone, Francia
Anno 1978
Genere drammatico
Regia Nagisa Ōshima
Soggetto Nagisa Ōshima, Itoko Namura
Sceneggiatura Nagisa Ōshima, Itoko Namura
Produttore Anatole Dauman
Interpreti e personaggi

L'impero della passione, film del 1978, regia di Nagisa Ōshima.

Frasi[modifica]

  • È che continuo a sognare che papà è morto. Sono preoccupata. Tu hai detto che papà sarebbe tornato per l'ultimo dell'anno portando con sé tutto il denaro guadagnato a Tokyo e che avremmo fatto una grande festa. Ma non si è visto l'ultimo dell'anno, né l'estate, né l'anno dopo. Non è mai più tornato. (Oshin)

Dialoghi[modifica]

  • Seki: Gisaburo è pieno di buone qualità, ma non può competere con te.
    Toyoji: Di' la verità, una donna capisce la prima volta se un uomo le piace o no, non è così? Oseresti dire che non ti sono piaciuto?
    Seki: Ah, no...
    Toyoji: Sai, è molto strano. Mi è tornata in mente una vecchia storia che mi hanno raccontato una volta.
    Seki: Sì? Che storia è?
    Toyoji: La storia di una ragazza che venne violentata da un soldato e che poi visse tormentata da quel terribile ricordo.
    Seki: Lo sai, ultimamente sei molto cambiata.
    Toyoji: Sì, hai ragione. Forse perché a volte dimentico di avere vent'anni più di te, Toyoji.
    Seki: Fai bene a dimenticartelo. L'età non conta. Io non ci penso mai. Non ha importanza per me.
    Toyoji: Purtroppo...
    Seki: Purtroppo...
    Toyoji: Purtroppo dimentichi anche che quando ti penso insieme a tuo marito mi sembra di impazzire!

Explicit[modifica]

Il Monte Shibano era il luogo delle torture. Fu lì che i poliziotti condussero Seki e Toyoji. Li legarono a una grossa catena, li appesero al robusto ramo di un albero e cominciarono a bastonarli senza pietà. L'ispettore sperava invano di farli confessare. Anche per il poliziotto fu una dura prova. Sotto i crudeli colpi dei manganelli i due prigionieri urlavano per superare l'atroce dolore. Seki perse i sensi molte volte, ma non a lungo. I gendarmi la rianimarono con secchiate d'acqua. I capelli sparpagliati e fradici le si incollavano al viso. Non aveva più lineamenti. Era una maschera terrificante. Alla fine, semi-incoscienti, Seki e Toyoji confessarono il loro crimine. [...] Un vento fresco che sembrava annunciare l'inverno faceva rabbrividire la foresta alzando mulinelli di foglie che poi ricadevano al suolo. La gente del villaggio si era riunita attorno al vecchio pozzo. Dopo una lunga attesa apparve il corpo ormai decomposto di colui che un tempo era stato Gisaburo, il conducente di risciò. La gente del paese osservò a lungo il cadavere, più con curiosità che con vera emozione. Intorno a ciò che doveva essere il collo c'era ancora una corda attorcigliata così strettamente che non riuscirono a rimuoverla. Toyoji osservò il cadavere e abbassò la testa in silenzio. Seki invece lanciò un urlo lacerante che ferì le orecchie degli astanti. Forse che i suoi occhi morti avevano inspiegabilmente visto Gisaburo? Passarono alcuni anni. Il Monte Aso si ricoprì nuovamente di neve e l'inverno inghiottì inesorabilmente il piccolo villaggio nella foresta. Una spessa coltre bianca sembrava isolarlo dal resto del mondo. Nulla poteva turbare questo dolce torpore, neppure la notizia che i due infelici amanti, di cui ormai tutti si erano dimenticati, erano stati condannati e giustiziati. (Narratrice)

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