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La tenda rossa (film)

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La tenda rossa

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Titolo originale

Красная палатка
Krasnaja palatka

Lingua originale russo, inglese e italiano
Paese Italia, Unione Sovietica
Anno 1969
Genere film d'avventura, film drammatico
Regia Michail Konstantinovič Kalatozov
Soggetto Richard L. Adams, Ennio De Concini
Sceneggiatura Ennio De Concini, Robert Bolt, Michail Konstantinovič Kalatozov, Jurij Markovič Nagibin e Alberto Cavallone
Produttore Franco Cristaldi
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note
Musiche: Ennio Morricone

La tenda rossa (Красная палатка), film di produzione sovietica e italiana del 1969 diretto da Mikheil Kalatozishvili.

Frasi

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Citazioni in ordine temporale.

  • Sono giunto alla conclusione che per l'uomo non c'è posto nell'Artico. [...] Un luogo che fa paura. (Amundsen)
  • Finn disse anche che misurarsi con Amundsen era ambizioso, ma non sciocco. (Valeria)
  • Troppo coraggio, o troppo poco, sull'Artico possono essere ugualmente fatali. Forse il suo fascino è anche in questo: trovare il giusto equilibrio. (Amundsen)
  • Un uomo che è indifferente alla sua felicità è indifferente a qualsiasi altra cosa. (Amundsen)
  • La purezza è avara, non dà alcun frutto, e nemmeno amore, è sterile. (Amundsen)

Dialoghi

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Citazioni in ordine temporale.

  • Membro della spedizione: Che passa stasera il convento?
    Membro della spedizione: Pemmican.
    Membro della spedizione: Ancora pemmican...
    Membro della spedizione: Meglio la fame che il pemmican.
    Membro della spedizione: Solo a vederlo mi dà il vomito.
    Membro della spedizione: Biagi, ti spettano tre centimetri di pemmican.
    Membro della spedizione: Pòrtati sega e martello.
    Membro della spedizione: Ma di che sarà fatto?
    Membro della spedizione: Ah, grasso di maiale, malto, crusca...
    Membro della spedizione: ...e naftalina.
  • Biagi: [cantando] Osteria dell'orso bianco.
    Tutti: Paraponziponzipò.
    Biagi: Di tagliare non mi stanco.
    Tutti: Paraponziponzipò.
    Biagi: Non aspetto che sia cotto.
    Altra persona: Per mangiarmi l'orsacchiotto.
  • Biagi: [cantando] Osteria numero cento.
    Tutti: Paraponziponzipò.
    Biagi: Qui c'è neve, ghiaccio e vento.
    Tutti: Paraponziponzipò.
    Biagi: Qui c'è fame in abbondanza, ma mai niente per la panza.
    Tutti: Dammela a me biondina, dammela a me bionda.
  • Biagi: [cantando] Osteria numero otto.
    Tutti: Paraponziponzipò.
    Biagi: Noi volemo far fagotto.
    Tutti: Paraponziponzipò.
    Biagi: Ma se a casa vuoi tornare, cerca un mezzo per volare.
    Tutti: Dammela a me biondina, dammela a me bionda.
  • Biagi: [cantando] Osteria del Polo Nord.
    Tutti: Paraponziponzipò.
    Biagi: Questo freddo è ben balord.
    Tutti: Paraponziponzipò.
    Biagi: Ha paura come un pazzo, che si geli pure il naso.
    Tutti: Dammela a me biondina, dammela a me bionda.
  • Biagi: [cantando] Osteria numero trenta.
    Altra persona: Paraponziponzi... pò...
    Biagi: Mai nessuno... che mi senta...
  • Samojlovič: A un vicecomandante l'eroismo è consentito. Il soldato, il gregario, deve comportarsi da eroe. Ma un capo non ha il diritto di rischiare la vita dei suoi uomini per mostrare il suo eroismo. Chi ha il comando non deve sbagliare.
    Amundsen: Il comandante ideale sarebbe un computer...
  • Nobile: Avevo cinquanta buone ragioni per restare e cinquanta per andar via.
    Amundsen: No. Ne avevi cinquanta per restare e cinquantuno per andar via. E andasti via. Qual è la cinquantunesima ragione?
    Nobile: Non so davvero.
    Amundsen: Nel momento del decollo, tu sei nella carlinga con Lundborg. E la tenda rossa è sempre più lontana. E tra i tuoi pensieri ce n'è uno nuovo, insistente.
    Nobile: Ah, sì. La notizia della tua perdita, che m'ha sconvolto.
    Amundsen: Lo so. E poi?
    Nobile: La... la promessa di Lundborg, che ritornerà a salvare gli altri.
    Amundsen: Sì, e poi?
    Nobile: E poi... il Krassin!
    Amundsen: Sì, ma c'è un altro pensiero.
    Nobile: Ah, il capitano Romagna, che dovrà rendermi conto dei mancati soccorsi.
    Amundsen: Non solo questo. A che altro pensavi?
    Nobile: Non so...
    Amundsen: Sforzati.
    Nobile: Non ricordo.
    Amundsen: Coraggio.
    Nobile: Oh, mio Dio... Pensavo a un bagno caldo, a Kings Bay.
    Amundsen: Appunto. Era questa la cinquantunesima ragione. Un attimo di debolezza. Fu questo il tuo errore, perché era proprio un motivo di più per non andare.
    Nobile: Tu dubiti di me. Tu neppure mi credi.
    Amundsen: Dubitare di te? Qualunque altra ragione mi avessi detto, io non ti avrei creduto. Eri da quattro settimane sui ghiacci, e c'era un bagno caldo a un'ora di volo da lì. No, non c'è un uomo al mondo che non avrebbe pensato a questo. Però, vedi... quando uno assume al comando, rinuncia al diritto di essere umano. Un capo non dovrebbe mai dimenticarlo. Forse è un delitto essere un capo. Se è così, siamo entrambi colpevoli.

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