Vai al contenuto

Luca Ricci

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Luca Ricci nel 2017

Luca Ricci (1974 – vivente), scrittore italiano.

Citazioni di Luca Ricci

[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Il racconto non è mai stato di moda, per fortuna. Non esiste un'epoca d'oro del racconto, né in Italia né all'estero. La brevità sul piano meramente commerciale è sempre stata sconfitta dalle forme lunghe, dal romanzo.[1]
  • Se un tempo la comunicazione serviva ai libri, oggi i libri servono alla comunicazione. Più che giudizi senza analisi facciamo proprio dei pettegolezzi. La cultura l'abbiamo ridotta a un meme, per cui una frase di Coelho è uguale a una di Cioran.[1]
  • La cultura in senso ampio è un calderone di cose in perenne fermento, non ha bisogno di legislatori. Il punto è che fine farà la letteratura, se farà ancora parte degli ingredienti del calderone oppure no. Sarà una forma d'arte museificata come in parte lo è già. Agli scrittori viventi si chiede di scrivere come i venerati maestri. Ma se io scrivessi come Verga avrei rinunciato a intendere la letteratura come una cosa viva.[1]
  • Un libro di racconti è una collana di perline. Più che le perline devi avere il filo.
  • [«Qual è il tuo scrittore preferito?»] Guy de Maupassant. Prendi i suoi racconti, sono stati scritti nella seconda metà dell'800, eppure sono velocissimi. Ogni incipit predispone un piano inclinato, e l'occhio del lettore non può fare altro che scorrere giù. Sono più avvincenti di un reel su Instagram. Maupassant, a leggerlo, è uno di quelli che fotte la rete.[1]
  • I sentimenti sono più estremi di qualsiasi pratica sadomasochistica.[1]

Incipit di alcune opere

[modifica]

Gli autunnali

[modifica]

Ero in mutande alla finestra, perché a settembre a Roma si cuoceva. Anche mia moglie Sandra era senza vestiti, e stava sul letto, sopra le lenzuola, e mi guardava. Che cosa m'impediva di stendermi accanto a lei? Il filo dei pensieri partiva sempre con un'affermazione che poi, inesorabilmente, si convertiva in una domanda: «Mia moglie è bella, è bella mia moglie?» Mia moglie è sempre stata bella, mi dicevo, cercavo di riflettere.

Gli estivi

[modifica]

Mi sei comparsa davanti agli occhi la notte di San Lorenzo, d'improvviso, a tradimento. Sei stata un desiderio che non avevo espresso, esaudito da una stella che non avevo visto cadere.
Mi commuovevo facilmente, in quel periodo. Era una mollezza inconsueta per me, un'ipersensibilità che si acquisisce solo dopo i cinquanta, tipo medaglia al valore per i sopravvissuti all'esistenza.

Gli invernali

[modifica]

- «Il problema è che in Italia la percentuale dei lettori forti è ridicola, che poi è proprio sbagliato l’aggettivo "forte", che questi qui mica leggono Thomas Bernhard o James Joyce, questi leggono una dozzina di libri l'anno da classifica, leggono Camilla Lellis, se proprio va bene qualche gialletto, non so se mi spiego, non bisognerebbe chiamarli "forti", col cazzo, bisognerebbe chiamarli "unici", nel senso che sono i soli lettori che abbiamo, sono i lettori che passa il convento, per il resto le persone trascorrono le loro giornate sul telefonino, la loro vita online è decisamente più eccitante della loro vita offline, ecco cosa, non c'entra neanche la concorrenza degli ebook, cazzeggiare in rete soddisfa perfettamente il loro fabbisogno giornaliero di lettura, contenuti gratuiti, articoli, stralci di questo o di quello, recensioni – di libri non letti –, post, chat, messaggistica.»
-«E tu l’ultimo libro che hai letto?»
-«Scherzi? Io sono troppo occupato a scrivere i miei.»

Gotico rosa

[modifica]

Venezia è un ricovero per chi ha un eccesso.
Così ero arrivato sulla laguna con il mio peso sul cuore e avevo trovato alloggio presso l'Hotel Marconi, un più che dignitoso alberghetto agghindato in stile veneziano che si affacciava sul ponte di Rialto. Secondo i miei calcoli non avrei potuto restare più di sette notti, ma speravo che già la prima o la seconda potessero essere risolutive: la mia intenzione era quella di buttarmi in un canale.

I primaverili

[modifica]

Gli alberi, questi orologi naturali, dicono che è finito il languore. Gemmano le foglie, nasce la clorofilla, mi tocca vivere a poco a poco. Entro in una piccola libreria vicino alla confusione di piazza Mazzini, provo a trovare il silenzio nei libri. Ecco la vera specialità dei libri, quello in cui sono maestri senza rivali, il silenzio. Ogni volume, non importa se un classico o una novità, di un autore simpatico o antipatico, bravo o meno bravo, dispensa la stessa dose di caritatevole silenzio.

La persecuzione del rigorista

[modifica]

La strada che costeggia il sagrato è stretta come un budello. Sagrato: meglio dire uscita della chiesa. E la chiesa sarebbe più appropriato chiamarla pieve. Devo imparare a ridefinire le cose, ridefinirle al ribasso. Fare il cambio del lessico, come si fa con gli armadi al mutare delle stagioni. In città si usano certe parole che qui non vanno bene. Il mondo qui è in un'altra scala.

Mabel dice sì

[modifica]

– «Si accomodi, prego» – dico.
– «Grazie» – risponde, sforzandosi di non apparire impacciato. È uno sforzo che conosco bene, e non solo perché ormai da qualche anno l'ingrato compito di selezionare il personale tocca a me.
– «Le dispiace se lascio la musica in sottofondo?»
– «No, per nulla.»
– Chissà se la musica gli piace davvero, o l'ha detto per non contrariarmi.

Trascurate Milano

[modifica]

Cammino nel buio prematuro di Milano.
A dicembre qui la luce va via sempre troppo presto. La luce di dicembre a Milano è come l'acqua quando viene risucchiata dal lavandino, a un certo punto del pomeriggio puoi sentirla quasi gorgogliare, sparire d’improvviso tutta insieme, eppure mancano ancora diverse ore prima della sera. A dicembre, il buio è la chiave della città. Le buone maniere dei milanesi, per esempio: la gente per strada non si saluta per gentilezza, piuttosto per farsi coraggio.

Note

[modifica]

Bibliografia

[modifica]

Altri progetti

[modifica]