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Luigi Mascheroni

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Luigi Mascheroni nel 2019

Luigi Mascheroni (1967 – vivente), giornalista, saggista, critico letterario, curatore editoriale, direttore artistico ed editore italiano.

Intervista di d.b., pangea.news, 27 agosto 2018.

  • [Ventimila volumi: dove li tieni? Cosa pensano di te i tuoi eredi? Come può sopportarti tua moglie?] Li tengo in casa, perlopiù: un'unica libreria rigorosamente in legno di ciliegio cileno. Calcoliamo 150 libri a scaffale, in doppia fila, per sette pareti su due piani di appartamento, sotto la sala e sopra lo studio, in tutto fanno 140 scaffali, aggiungendo tre grandi armadi strapieni in redazione e la parte di libri sul cinema nella vecchia casa di famiglia, siamo a ventimila libri. Millennio in più, Meridiano in meno... Cosa dicono i miei figli? Quando torno a casa, ogni giorno, con uno, due, tre libri nuovi, davanti ai loro sguardi di rassegnata disapprovazione cerco di giustificarmi dicendo "Lo faccio per voi! Vi lascerò un patrimonio economico (più che culturale...) straordinario! Vi renderò ricchi!". Ma non ci credono, naturalmente. Meno di tutti mia moglie. Ma con lei è più facile: se mi rinfaccia la mania dei libri io faccio lo stesso con la sua. Le scarpe.
  • [L'autore defunto di cui ti vanti di possedere l'opera omnia. Meglio. L'autore defunto a cui sei devoto.] Il defunto più vivo di tutti è Sua Magnificentia Carlo Emilio Gadda. Ho tutto ovviamente, anche se non tutto in prima edizione... Dovessi leggere e rileggere solo un autore nella vita, è lui. Poi compro anche ogni edizione che trovo delle opere di Kafka: tra brossura e tascabili i Racconti ad esempio li avrò in venti edizioni diverse, anche di più. Perché? Non lo so. Ma continuo a comprarle... 
  • [Il libro che vorresti fosse studiato nelle scuole. E quello scolasticamente sopravvalutato.] Vado controcorrente: e cito quello che moltissimi reputano scolasticamente sopravvalutato e che io invece vorrei fosse continuamente studiato nelle scuole. E sono I promessi sposi. Come mi disse una volta in un'intervista Cesare De Michelis, gli scrittori italiani ormai scrivono un romanzo ogni due anni. Manzoni scrisse un romanzo solo perché sapeva che lì dentro c'era tutto.

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