Luigi Piccioni (critico)
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Luigi Piccioni (1870 – 1955), critico letterario, storico della letteratura e del giornalismo italiano.
Citazioni di Luigi Piccioni
[modifica]- [...] la convinzione mia si è – lo dico subito – che i manuali di letteratura italiana, per quanti io ne conosca, falliscono in buona parte allo scopo per cui sono compilati, perché i loro autori – sia detto col dovuto rispetto – si lasciano preferibilmente guidare da criteri estetici, piuttosto che da criteri rigorosamente storici. A mio modesto avviso, un manuale non è e non dev'essere solo un'antologia, appunto perché, almeno nell'uso comune dei due vocaboli, l'uno e l'altra significano propositi diversi. Un'antologia è naturale che abbia a raccogliere solo il fiore delle scritture, di cui si occupa, senza nessuna o ben poca preoccupazione storica: chi la usa, ha soprattutto lo scopo di conoscere e di studiare i migliori prodotti di quel genere o di quei generi che lo interessano, a profitto specialmente delle sue qualità e delle sue tendenze; sicché, è giusto che un'opera siffatta entri di preferenza nelle scuole inferiori, dove si tratta anzitutto di formare, con esempi eloquenti ed acconci, la mente e l'anima del fanciullo. Il manuale invece ch'io, per esempio, adopero nella mia scuola per lo studio della letteratura italiana, deve servirmi d'utile ed efficace complemento a quella storia delle nostre lettere, che il programma m'impone di svolgere e di spiegare.[1]
Letteratura periodica innovatrice
[modifica]- Gallica senza dubbio in gran parte, come ognun sa, fu per l'Italia nostra quella invasione di idee, di costumi, di sentimenti, che contraddistingue e caratterizza la seconda metà del nostro secolo XVIII; ma anche l'Arteaga[2] stesso, mentre, da buon settecentista spagnolo, non si sentiva forse di rinunziare alla bella metafora che aveva arriso alla sua mente, sapeva assai bene che anche il pensiero e lo spirito di altri popoli, per quanto in proporzioni più modeste, s'erano allora diffusi nella classica terra, che aveva un giorno abbagliato tutta l'Europa collo splendore e l'originalità della sua arte e del suo sapere. (p. 273)
- Quello che è certo, e che la la Dissertazione del Borsa[3] [sulla questione del gusto letterario bandita dalla R. Accademia di Mantova] contribuisce eloquentemente a confermare, è senza dubbio il desiderio, dirò meglio la smania, che invase la società del secolo XVIII, vissuta tra la molle e oziosa fatuità arcadica e l'impaziente e vigorosa attività rivoluzionaria, per quanto fosse sintomo o frutto di novità e di riforma. Tutto tende a trasformarsi e a rinnovarsi; da per tutto sono stimoli e allettamenti al nuovo o all'inconsueto; è nell'aere morale del tempo quel vento di fronda contro le cose e le idee vecchie od usate, che prelude, come in certe giornate estive, piene d'afa e di caldura, all'uragano imminente e sovvertitore.
Che importa, se la leggerezza, starei per dire organica, della società del Settecento, non dà spesso a quel moto tutto il vigore audace, che viene soltanto da forza consapevole e da maturati propositi?
Che importa, se il consenso ed il plauso si elevano spesso troppo gonfi e rumorosi, per esser sinceri, dai salotti dorati, dove gli abatini galanti e i cavalieri dallo spadino incruento passano, incoscienti e indifferenti, dal madrigale arcadico alle sottigliezze metafisiche, spesso pastorelli sperduti allegramente nel Bosco Parrasio dell'Enciclopedia?
Che importa, se non possono dare soverchio affidamento le simpatie delle damine incipriate per le severe teorie newtoniane, e la ricerca irrequieta di nuove vie e di nuove forme è spesso smania di volubile moda, o compiacente pretesto a nuovi fascini femminei, o arte sapiente di raffinata civetteria? (p. 276)
- Sono infinite le vie per cui la società umana si muove e progredisce, e nessuna può trascurarne o disprezzarne lo storico: corrano parallele o s'intersechino, siano sentierucoli modesti in mezzo ai fiori e all'erbe, o stradali maestosi fiancheggiati da fossati o poggiati su rialti; tutte guidano, aiutandosi e integrandosi a vicenda, all'eterna opera di conquista, a cui tende costantemente, ansiosa ed irrequieta, la grande anima umana. (p. 282)
Note
[modifica]- ↑ Da Per un manuale della letteratura italiana, Estratto dal fascicolo di aprile 1904 della Rivista d'Italia, Tipografia dell'Unione Cooperativa Editrice, Roma, p. 4.
- ↑ Stefano Arteaga (1747-1799), scrittore spagnolo.
- ↑ Matteo Borsa (1751-1798), saggista, critico letterario e filosofo italiano.
Bibliografia
[modifica]- Luigi Piccioni, Letteratura periodica innovatrice, Estratto dal fascicolo di febbraio 1907 della Rivista d'Italia, Tipografia dell'Unione Cooperativa Editrice, Roma.
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