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Mauro Coppini

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Mauro Coppini (1944 – vivente), giornalista italiano.

Citazioni di Mauro Coppini

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  • All'Alfa Romeo Walter de Silva ha dato un nuovo punto di partenza fatto di linee e di entusiasmo.[1]
  • [...] carrelli motorizzati (robocarrier) guidati da un computer prelevano i lamierati [...] per consegnarli alla stazione di saldatura corrispondente a cui viene comunicato in tempo reale le specifiche lavorazioni da attuare. È il coronamento di un processo [...] che avrebbe dovuto trasformare lo stabilimento nella "macchina delle macchine". Al suo interno le diverse componenti si sarebbero organizzate in un sistema omogeneo grazie al quale il livello qualitativo avrebbe potuto essere oggettivamente predefinito e sottratto alla incostanza delle operazioni manuali. Come tutte le utopie anche il robogate non tarda a manifestare limiti applicativi. L'emarginazione degli operai, al fine di ridurne l'influenza in fabbrica, con l'obiettivo di rendere invarianti i livelli di efficienza rispetto ai volumi trattati e al livello di conflittualità, si scontra con i costi elevati indotti dalla necessità di sviluppare i nuovi stabilimenti su aree più che doppie rispetto a quelli convenzionali [...]. Con il passare del tempo la crescente volubilità del mercato [...] costringe a continui adeguamenti degli impianti. In una linea tradizionale l'operazione è relativamente semplice e coinvolge solo una limitata porzione della trasferta ma nel caso del robogate la stretta integrazione delle componenti del sistema costringe ad intervenire sull'intero complesso dilatando costi e tempi di intervento. Criticità evidenti che avrebbero dovuto indurre qualche ripensamento sulla bontà della strada prescelta ma come tutti gli innamoramenti, anche quello del tecnologo per la sua "creatura", si fonda sulla sistematica repressione di ogni capacità critica grazie alla quale anche i difetti più gravi si trasformano in impareggiabili pregi. Una "luna di miele" durante la quale causa ed effetto si scambiano i ruoli e l'attenzione per il "mezzo" oscura il "fine".[2]
  • Ghidella nel marzo del 1986, affascinato dalla Porsche 959 – vero e proprio concentrato di innovazione, esposta al salone dell'auto di Ginevra – sollecita [...] a lanciarsi sulla stessa strada. Il presidente della Ferrari se ne era andato stizzito da Ginevra e la rabbia sarebbe stata una motivazione in più per organizzare una reazione adeguata allo "schiaffo" tecnologico subito. La controffensiva punta su Mauro Forghieri [...] per la realizzazione di un'auto sportiva dotata di soluzioni altamente innovative. Il prototipo avrebbe dovuto costituire il "manifesto" della Ferrari del futuro. [...] Viene progettato un prototipo denominato 408 4RM [...]. Innumerevoli erano le originalità tecniche [...]: dalla trazione integrale [...] alle sospensioni a quattro ruote indipendenti [...] integrate da un sistema pneumatico in grado di variare l'altezza da terra e l'angolo di incidenza della vettura rispetto al suolo in funzione [...] di stabilità aerodinamica e maneggevolezza. Nessun particolare [...] si sottrae alla furia revisionista di [...] Forghieri: vale la pena di citare le guarnizioni delle porte auto-gonfianti. Alla chiusura dello sportello vengono messe in pressione grazie ad un compressore azionato dal motore che ne assicura la perfetta tenuta a qualsiasi velocità. Purtroppo la collaborazione tra Ghidella e il progettista della Ferrari non offre i risultati che ci si potevano attendere dall'incontro di due tecnici di quella portata. Due personalità così spiccate possono convivere e integrarsi solo attraverso contatti diretti [...]. L'inadeguatezza degli intermediari, se non addirittura la loro l'ostilità verso realizzazioni che sono considerate alla stregua di capricci, fanno saltare un rapporto dal quale sarebbero potuti derivare grandi vantaggi per una Ferrari che, a quel tempo, disponeva di una gamma di prodotti [...] obsoleta [...], che neppure la forza del marchio era più sufficiente a mascherare.[3]
  • L'Alfa Romeo perde soldi ma lo fa con l'elegante noncuranza di una famiglia nobile, decaduta eppure ben conscia di una superiorità che la storia ha reso irreversibile.[4]
  • [...] la Beta è la prima Lancia "secondo Fiat". [...] l'autotelaio è firmato dall'ingegner Sergio Camuffo, storico progettista della marca, ma sotto il cofano batte il quattro cilindri con distribuzione bialbero derivato da quello della "132" e ruotato di 90° per essere montato in posizione trasversale. Un trapianto condotto con troppa fretta e troppa approssimazione che non tarderà a manifestare segni di rigetto. La rivoluzione nel mondo del trasporto merci che nasce dalla affermazione dei containers, ha ben pochi precedenti. Anche i porti devono adeguare le loro strutture [...]. Per quello di Genova [...] l'unica soluzione è quella costituita dallo sfruttamento delle pianure [...] al di la dei monti ma la "camionale" dei Giovi non è in grado di smaltire volumi di traffico così elevati. Il secondo valico diventa così realtà con l'inaugurazione della Voltri – Ovada [...]. Il pezzo forte della nuova arteria è la rampa elicoidale che si "avvita" per oltre 270° [...] pur mantenendo una pendenza in grado di essere affrontata [...] dai TIR. Sarà proprio questa curva a rappresentare un ostacolo insuperabile sulla strada della Beta. La succheruola dell'impianto di lubrificazione è collocata nella parte anteriore della coppa dell'olio, posizione corretta nel caso del montaggio longitudinale del motore, come previsto sui modelli Fiat ma letale quando, come nel caso della vettura della Lancia, la collocazione è trasversale. La rotazione di 90° del propulsore fa si che l'impianto di lubrificazione peschi l'olio alla estremità sinistra della coppa e quando si curva da quel lato la forza centrifuga spinge il lubrificante dalla parte opposta. La quantità d'olio presente nel circuito è di solito sufficiente ad evitare guai ma l'eccezionalità della curva ad elica della Voltri – Ovada non è stata prevista dai progettisti. Percorsa in discesa, e quindi curvando verso sinistra, l'olio viene centrifugato per oltre 40", una "apnea" troppo prolungata che porta all'asfissia dell'impianto. Risultato: la pressione scende a zero causando inevitabili cedimenti.[5]
  • [...] la Ritmo è la più credibile testimone della capacità della Fiat di estrarre dal cappello a cilindro modelli totalmente decontestualizzati rispetto ad una gamma nella quale vecchi prodotti innovativi convivono con nuovi modelli obsoleti. La Ritmo rappresenta un salto, una discontinuità rispetto a tutto quello che la casa torinese ha fatto fino a quel momento. In realtà la discontinuità è solo apparente o meglio legata all'alternarsi di personaggi al vertice con diverse visioni del business. Sotto c'è la vera forza della Fiat: ingegneri, tecnici, collaudatori che lavorano in silenzio, o addirittura in clandestinità quando la loro attività è in contrasto con politiche aziendali divise sul futuro dell'auto. Pronti a rialzare la testa ed a ritrovare l'orgoglio perduto non appena gliene si dia la possibilità. Ma la "torinesità" che in fabbrica si esprime attraverso la prevalenza della produzione sul prodotto, gioca un brutto scherzo ad un modello che avrebbe meritato maggior successo.[2]
  • Nel 1968 con la cessione della Lancia di Pesenti alla Fiat di Agnelli prende il via un processo di integrazione, rozzo e approssimato, che porterà ad ignorare sistematicamente i contenuti tecnici e stilistici della marca in nome di una normalizzazione che ha il sapore della vendetta verso un costruttore che si è sempre distinto proprio nel campo dell'innovazione. Pochi mesi sono sufficienti alla Fiat per neutralizzare, in nome dei costi, tutte quelle soluzioni tecniche alle quali è ancorata l'immagine della Lancia. Una restaurazione che non trascura neppure i dettagli e che si diffonde a cascata, a cominciare dalla bocciatura dai motori a V stretto della Fulvia per finire al tappo a vite del radiatore in plastica nera con filettatura in ottone riportata al suo interno, subito sostituito con quello più economico, in lamiera e bloccaggio a baionetta, dei modelli Fiat.[5]

formulapassion.it, 8 maggio 2020.

[Sul motore FIRE]

  • Fino ad allora il motore è considerato la componente più nobile dell'auto ma questo non è sufficiente a dotarlo di una immagine propria, soprattutto se destinato ad equipaggiare vetture di piccola e media cilindrata. L'identità è di solito affidata ad un codice e solo raramente [...] arriva a fregiarsi di un nome. La denominazione F.I.R.E. nasce come un acronimo per sintetizzarne le specificità produttive e progettuali: Fully Integrated Robotized Engine. Ma per il pubblico diventa immediatamente un nome con forti connotati simbolici [...]. Con il F.I.R.E. la Fiat rivoluziona una filosofia di progettazione fino ad allora costretta tra il totale asservimento alle esigenze produttive da una parte e la rivendicazione di una assoluta autonomia dall'altra.
  • Tradotto in modalità operative l'acronimo F.I.R.E. significa "progettare per produrre". L'obiettivo è quello di ottenere la massima integrazione tra le soluzioni tecniche adottate e le tecnologie dello stabilimento, per il raggiungimento del miglior compromesso possibile tra costi, qualità e prestazioni. [...] si tratta di passare da una organizzazione aziendale basata sul conflitto permanente delle competenze, la cui soluzione è affidata al [...] direttore generale che spesso prende decisioni sulla base di conoscenze solo parziali dei problemi o, ancora peggio, in funzione di logiche di potere e di interesse, ad una struttura in grado di mantenersi in equilibrio neutralizzando [...] le inevitabili tensioni e minimizzando quelle inerzie che rendono lenti e difficoltosi gli interventi di recupero. Con il progetto F.I.R.E. lo stabilimento [...] e il motore diventano l'uno necessaria conseguenza dell'altro. [...] Il processo produttivo è sezionato in gruppi di lavorazioni alle quali provvede una squadra che organizza al suo interno, in perfetta autonomia, la suddivisione dei compiti. Le squadre diventano clienti della squadra che li precede e fornitori di quella che segue. Si riafferma un principio di responsabilità individuale, colpevolmente sacrificato sull'altare della utopistica fabbrica automatica, grazie al quale la qualità diventa un dato di progetto, in base alla quale giudicare e valutare il lavoro svolto.
  • [...] è [...] necessario che il F.I.R.E. acquisisca una personalità propria in funzione della eccezionalità dei contenuti tecnici e tecnologici che lo caratterizzano [...]. Da qui l'idea di promuovere il motore da componente, sia pure essenziale, al ruolo di protagonista assoluto, conferendogli una identità autonoma [...]. Quando il F.I.R.E. compare a sorpresa, al termine della conferenza stampa di presentazione [...], un applauso non rituale sottolinea la riuscita dell'operazione. Non sono solo le qualità tecniche [...] a impressionare ma anche e soprattutto il risultato dell'intervento di un geniale designer, Rodolfo Bonetto, che, per la prima volta non si occupa della definizione di carrozzerie e abitacoli ma della integrazione stilistica dei diversi elementi che compongono il motore in perfetta coerenza con l'obiettivo di generare una immagine autonoma del F.I.R.E. L'obiettivo è [...] raggiunto al punto tale che la sua immagine contribuisce a rafforzare la personalità di tutti i modelli sui quali sarà installato [...]

Note

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  1. Da Walter de Silva, uomo del rinascimento Alfa Romeo, formulapassion.it, 8 giugno 2014.
  2. a b Da A quarant'anni con tanto Ritmo, formulapassion.it, 5 marzo 2018.
  3. Da Le Ferrari mai nate di Mauro Forghieri, formulapassion.it, 2 novembre 2022.
  4. Da Alfa Romeo tra sogni e delitti, formulapassion.it, 10 giugno 2020.
  5. a b Da Lancia secondo Fiat, formulapassion.it, 31 marzo 2016.

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