Cattedrale di Notre-Dame

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La donna dei fiori a Notre-Dame (E. Galien-Laloue, 1941)

Citazioni sulla cattedrale di Notre-Dame.

Citazioni[modifica]

  • A Notre Dame: ho contemplato i suoi dèmoni più bestiali di quelli di Laon. Queste images fissano con altrettanta consapevolezza i tetti della metropoli e i lontani regni la cui conoscenza è scomparsa. La conoscenza certamente, ma anche l'esistenza? (Ernst Jünger)
  • A Parigi, ai piedi di Notre-Dame, pensavo spesso ai contadini del XIII secolo che dall'Hurepoix o dal Gâtinais venivano in pellegrinaggio a Parigi e scoprivano, all'improvviso, quel mostro di pietra con la sua guglia che svettava a cento metri d'altezza. Per noi era solo una cattedrale gotica; loro avevano la visione di una nave carica di misteri e di diavolerie, di un insetto fossile chiuso in una città di legno. (Sylvain Tesson)
  • Andando poi verso Notre-Dame | contempleremmo il suo rosone. (Nazım Hikmet)
  • La Madre è sempre l'ostensorio del figlio, come sotto il nome di Notre-Dame le grandi cattedrali sono i tabernacoli dell'Ostia, tanto è evidente che non può esserci per la pietà altro polo che Dio solo. (Maurice Zundel)
  • Notre-Dame è il gioiello architettonico di una memoria collettiva, il luogo di raduno per molti grandi eventi, il testimone della fede e della preghiera dei cattolici in seno alla città. (Papa Francesco)
  • Se il dottor Pennywither avesse alzato un po' la testa avrebbe potuto vedere le due torri squadrate di Notre Dame, indistinte e maestose nella semioscurità, così vicine che quasi si toccavano: perché l'isola di Saint-Louis, dove lui abitava, è come una piccola chiatta rimorchiata verso l'isola della Città, dove sorge Notre Dame. Ma non alzò la testa. Aveva troppo freddo. (I dodici punti cardinali)
  • Sul marmo opaco di Notre-Dame le nuvole stendono un baldacchino d'argento antico: e i festoni enormi di edere ricadenti verso l'acqua sbalzano fregi di bronzo verde alla cintura di pietra della Senna. Questa armonia spontanea di elementi diversi, questa simpatia naturale che li attrae senza violenza a una comunità di vita libera e complementare, conclude questa città così varia nell'unità di una sfera. (Leone Traverso)

Victor Hugo[modifica]

  • Questi edifici appartenenti al periodo di transizione dal romanico al gotico non son meno preziosi da studiarsi dei tipi puri. Esprimono una sfumatura dell'arte che senza essi sarebbe perduta. È l'innesto dell'ogiva sull'arco a tutto sesto.
    Notre-Dame di Parigi, in particolare, è un curioso esemplare di tale varietà. Ogni faccia, ogni pietra del venerabile monumento è una pagina non soltanto della storia del paese, ma anche della storia della scienza e dell'arte. [...] L'abbazia romanica, pertanto, la chiesa filosofale, l'arte gotica, l'arte sassone, il pesante pilastro tondo che ricorda Gregorio VII, il simbolismo ermetico col quale Nicola Flamel preludeva a Lutero, l'unità papale, lo scisma, San Germano dei Prati, San Giacomo al Macello, tutto è fuso, combinato, amalgamato in Notre Dame. Questa chiesa centrale e generatrice è, fra le vecchie chiese di Parigi, una specie di chimera; ha la testa dell'una, le membra di quell'altra, il dorso di quell'altra ancora: qualche cosa di tutte.
  • Sul volto di questa vecchia regina delle nostre cattedrali, accanto a una ruga si scorge sempre una cicatrice. Tempus edax, homo edacior[1], che io tradurrei volentieri così: il tempo è cieco, l'uomo è stupido.
  • Vasta sinfonia in pietra, per così dire; opera colossale di un uomo e di un popolo, una e molteplice a un tempo come le Iliadi e i Romanceros di cui è sorella; prodigioso prodotto del contributo di tutte le forze di un'epoca, dove si scorge, su ciascuna pietra, erompere in cento modi la fantasia dell'operaio disciplinato dal genio dell'artista; specie di creazione umana, per dirla in una parola, potente e feconda come la creazione divina, cui sembra aver sottratto il duplice carattere della varietà e della eternità.

Note[modifica]

  1. Il tempo è vorace, l'uomo lo è ancor più. La traduzione è in Victor Hugo, Notre-Dame di Parigi, vol. I, traduzione di Luigi Galeazzo Tenconi, Rizzoli Editore, Milano, 1951, vol I, p. 123.

Voci correlate[modifica]

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