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Paolo Marzolo

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Paolo Marzolo

Paolo Marzolo (1811 – 1868), medico e linguista italiano.

Brevissimo sunto della storia dell'origine dei caratteri alfabetici

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  • L'imitazione grafica o plastica degli oggetti è una delle occupazioni istintive dell'uomo, l'esercizio delle cui facoltà si applica per una gran parte a ripetere i modi delle impressioni subìte. Quanto al mezzo grafico, l'ombra poteva determinarlo e dirigerlo nell'esecuzione, e staccandosi dalla guida dei contorni dell'ombra, poteva l'uomo con un disegno anche assai imperfetto persuadersi di aver tracciato una figura, quale egli aveva intenzione, e tale che potesse anche ad altri ricordare l'oggetto avuto in mente dall'autore del disegno. (p. 644)
  • Vedesi che i Greci pure rammentavano l'epoca in cui la scrittura era un disegno. Anche allora che l'alfabeto era già definito si continuava il vezzo primitivo di disporre i caratteri in maniera che costituissero un ornato; mentre in origine ogni lettera alfabetica era un disegno completo; dopo, quando per l'accorciamento erasi perduta la forma così da non poter più distinguere l'origine appartenente a disegno, si cercava di fare disegni, distribuendo i caratteri o le righe con tale scopo. (p. 648)
  • Io credo che, quanto allo scopo, la scrittura sia posteriore al disegno; in origine credo non si avesse minimamente in vista di riferire idee, ma soltanto si volesse fare un disegno, sia per imitare un dato oggetto, sia per semplice ornamento ed oziosamente; sicché, per ispiegarmi, il primo scopo fosse quello di produrre una pittura, non già di ricordare una parola. (p. 649)
  • Dal momento in cui un disegno, dalla semplice rappresentazione d'un oggetto passa a pretendere invece alla ricordanza d'un suono, tale disegno è una vera nota vocale, fonetica; il suo servigio non è più riferibile al senso della vista, quantunque sempre abbia per intermedio questo senso; non è per esso che tale disegno si adopera; il senso della vista è solo la via per la quale passa, ma il centro massimo, quantunque avvertito per senso della vista (pei commercii associativi d'impressioni acustiche già subìte contemporaneamente, analoghe a quelle ottiche grafiche attuali) riferisce la ricordanza invece dell'elemento acustico ch'egli ripete nell'interna percezione acustiva relativa, o nell'espressione ch'egli opera pronunciando tal suono che gli si accenna. (p. 652)

Delle disposizioni originarie soggettive dell'uomo e degli effetti loro

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  • Nella descrizione d'un oggetto, nella narrazione d'un fatto nel modo esattissimo in cui succede sono i principii più puri della scienza; così p. e. nella storia di una sola foglia, fra le migliaja di quelle che protendono dai rami. Ma se si passasse a descrivere minutamente la foglia vicina e le altre tutte, perché nessuna è affatto uguale alla sua simigliante, sarebbe almeno di grave peso alla memoria il ritenere tutti i modi per cui una foglia differisce dall'altra. (p. 89)
  • Nello studio naturale delle lingue fatto sulla macchina stessa che le produce, cioè sull'uomo, l'esame dei suoi stati ed atti è così favorito dalla moltiplicità delle occasioni di manifestarsi, che io credo che la storia compiuta di quel tèma possa rivelare quanto è della natura dell'uomo. (p. 90)
  • Nella genesi primitiva dei prodotti fonetici, dopo descritto l'apparato che li produce e il modo in cui li produce, ho trovato tre cause che mettono in moto quest'apparato, due che hanno l'impulso primitivo dell'uomo stesso, cioè l'elemento automatico ed il patetico, ed una esterna, la quale poi detrmina l'uomo stesso a questo moto, cioè l'esistenza dei suoni nel mondo che l'attornia, e ch'egli imita. (p. 90)
  • Non reggendo esatta corrispondenza della nostra capacità sensoria colla durata fenomenologica oggettiva, per questo disaccordo nel tempo tra l'oggettività e la coscienza, la realtà oggettiva ci viene sottratta e noi le attribuiamo un modo tutto diverso. (p. 92)
  • Qualunque sieno le cause esteriori delle modificazioni della nostra maniera di sentirci, questa ha il fatto nell'individuo senziente, non fuori di lui: gli oggetti esterni non ponno dare a tale stato della coscienza se non l'occasione: e si è vero che noi crediamo trovare nell'identico oggetto qualità diverse sotto condizioni differenti del nostro organismo, definibili, calcolabili. (p. 100)

Bibliografia

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