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Partha Dasgupta

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Partha Dasgupta (2013)

Sir Partha Sarathi Dasgupta (1942 – vivente), economista indiano naturalizzato britannico.

Crescita demografica, povertà e ambiente

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  • Come avviene per la politica, anche riguardo alla popolazione le opinioni sono molto diverse. Alcuni individuano nella crescita demografica la causa della povertà e del degrado ambientale. Altri invertono gli elementi di questa catena causale e sostengono, per esempio, che la povertà è causa più che conseguenza dell'aumento della popolazione. Tuttavia, anche nello studio del subcontinente indiano e delle regioni semiaride dell'Africa subsahariana, è raro che gli economisti abbiano analizzato i legami tra povertà, crescita della popolazione e ambiente locale. Lo studio di ciascun fattore ha prevalentemente seguito la propria strada, lasciando il dibattito sulle loro interazioni agli scritti divulgativi spesso illuminanti, ma fondamentalmente descrittivi e non analitici. (p. 21)
  • Incentrando l'attenzione sulla miriade di piccole comunità rurali delle zone più povere del mondo, il nostro lavoro ha identificato le circostanze che spesso portano la crescita demografica, la povertà e il degrado delle risorse locali ad agire di concerto. I dati congiunti della ricerca dimostrano che nessuno dei tre elementi è causa diretta degli altri due, ma che ciascuno influenza gli altri e ne è a sua volta influenzato. Questa nuova prospettiva ha significative implicazioni per le politiche volte a migliorare le condizioni di vita di alcuni degli abitanti delle regioni più povere del mondo. (p. 21)
  • La procreazione, in comunità molto unite, non è solo una questione privata: è anche un'attività sociale, influenzata dall'ambiente culturale. Spesso esistono norme a favore di alti indici di natalità che nessuna famiglia desidera rompere unilateralmente (e si può anche trattare di norme che non hanno più alcuno dei motivi razionali che probabilmente le avevano originate in passato). Di conseguenza, finché tutte le altre famiglie continuano a puntare su un alto numero di figli, nessuna singola famiglia proverà il desiderio di rappresentare l'eccezione alla regola. In questo modo, una società può irrigidirsi in uno schema di comportamento autoriproducentesi, caratterizzato da alta fertilità e bassi livelli di istruzione. (p. 22)
  • Il comportamento riproduttivo nei paesi in via di sviluppo si spiega più con l'esigenza dei genitori dì avere figli in grado di dare un aiuto alla famiglia che con l'insufficiente disponibilità di contraccettivi. Si dovrebbero individuare, quindi, gli interventi politici che possano modificare le opzioni davanti a cui si trovano uomini e donne, in modo che siano le coppie a scegliere dì limitare la propria prole. (p. 25)
  • A questo proposito [la limitazione della prole], svolgono un ruolo più positivo le libertà civili che non la coercizione. Alcuni anni fa. il mio collega Martin R. Weale e io abbiamo dimostrato con un'analisi statistica che anche nei paesi poveri le libertà politiche e civili vanno di pari passo con il miglioramento in altri aspetti della vita, quali il reddito pro capite, la speranza di vita alla nascita e l'indice di sopravvivenza infantile. C'è ragione di credere, quindi, che queste libertà non siano solo desiderabili in sé, ma che aiutino anche la gente a migliorare la propria condizione economica. Adam Przeworski, dell'Università di Chicago, ha recentemente dimostrato che anche la fertilità è più bassa in paesi i cui cittadini godono di maggiori libertà civili e politiche. (p. 25)
  • L'alfabetizzazione e la possibilità di impiego per le donne diventano [...] essenziali per rendere meno ardua la transizione verso una procreazione più limitata.
    Ma è essenziale anche migliorare il coordinamento sociale, così come dare una maggiore sicurezza economica ai poveri. Fornire combustibile a basso costo e acqua potabile diminuirà la necessità di avere braccia in più. Quando un figlio comincerà a essere visto come un costo, potremo finalmente sperare di attenuare la pressione demografica. (p. 25)

Bibliografia

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