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Partizione dell'India

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Nehru, Mountbatten e Jinnah pianificando la futura separazione del Pakistan dall'India nel 1947

Citazioni sulla Partizione dell'India.

Citazioni

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  • Almeno dodici milioni di persone abbandonarono, nel '47, città e villaggi in cui erano nati: musulmani e indù e sikhs si incrociarono, i primi diretti nel Pakistan, gli altri in India: e si massacrarono con fucili, sciabole e coltelli, facendo tanti morti che nessuno è mai riuscito a contarli. Si dice un milione. Nel Punjab e nel Bengala ci si imbatte tuttora in tombe senza nome; e nei pozzi d'acqua si sono scoperti per decenni scheletri di donne suicidatesi, dopo avere assistito all'uccisione dei mariti ed essere state violentate. Proprio nel momento in cui si festeggiava una libertà conquistata con la non violenza, la violenza battezzò col sangue la libertà. (Bernardo Valli)
  • Il nostro padre fondatore, Mohammad Ali Jinnah, ha lottato per l'indipendenza e per la nascita di un nuovo paese, il Pakistan, separato dall'India, dove la maggioranza è invece di religione indù. Voleva che i diritti dei musulmani fossero riconosciuti. Per lui era come quando due fratelli litigano e decidono di sanare le loro dispute andando a vivere in due case diverse.
    E così, alla mezzanotte del 14 agosto 1947 l'India fu divisa e tutti noi diventammo musulmani indipendenti nel Pakistan. Non avrebbe potuto essere un inizio più sanguinoso. Milioni di musulmani attraversarono il confine tra l'India e il Pakistan, e altrettanti indù lo fecero nella direzione opposta. Quasi due milioni di persone furono uccise durante queste migrazioni. Molti vennero sgozzati sui treni, che arrivarono a Delhi e a Lahore pieni di cadaveri insanguinati. (Malala Yousafzai)
  • La proporzione di musulmani nella popolazione di un’India non divisa sarebbe stata talmente alta da non poter essere ignorata dal punto di vista politico. Se il Pakistan e il Bangladesh, che si è separato dal Pakistan nel 1971, facessero ancora parte dell’India, i musulmani non rappresenterebbero il 13 per cento di quell’India non divisa. Sarebbero più del 30 per cento. (Gwynne Dyer)
  • La spartizione è pura follia e nessuno sarebbe riuscito a convincermi ad accettarla se l'incredibile ventata di fanatismo razziale e religioso, che ha contagiato tutti, non avesse reso impossibile qualsiasi altra soluzione... Deve risultare chiaro agli occhi del mondo che la responsabilità di quest'insensata decisione spetta agli indiani, poiché essi rimpiangeranno amaramente la scelta che stanno per fare. (Louis Mountbatten)
  • Mio padre dice che il problema è che Mohammad Ali Jinnah trattò per noi una questione di territorio, ma non ebbe la possibilità di trasformarlo in un vero stato. Morì di tubercolosi un appena un anno dopo la creazione del Pakistan e da allora non abbiamo smesso di combattere. Abbiamo avuto tre guerre contro l'India e una serie infinita di uccisioni nel nostro stesso paese. (Malala Yousafzai)
  • Oh, la Partizione impostaci dagli inglesi fu così innaturale! Servì solo a dividere le famiglie, spezzarle. (Indira Gandhi)
  • Senza la partizione con ogni probabilità il subcontinente non avrebbe subìto colpi di stato militari. L’India è da settant’anni la più grande democrazia del mondo, mentre il Pakistan e il Bangladesh sono stati governati da generali per quasi la metà delle loro storie indipendenti. (Gwynne Dyer)
  • Un'assurdità pazzesca se pensa che la lotta per l'indipendenza l'avevamo condotta insieme, mussulmani e indù. Sì, anche sotto gli inglesi v'erano gruppi ostili. V'erano scontri. Ma, lo si seppe dopo, si trattava di scontri provocati da chi non aveva interesse a farci vivere insieme: in vita della Partizione. (Indira Gandhi)
  • – Gandhiji, io non sono preoccupato per l'indipendenza dell'India. Sono preoccupato per la schiavitù dei musulmani.
    – La prego. La prego, signor Jinnah...
    – E non starò fermo a guardare il dominio degli indù sostituirsi al dominio degli inglesi.
    [...]
    – Musulmani e indù sono l'occhio destro e sinistro dell'India. Nessuno sarà padrone, nessuno schiavo.
    – Il mondo non è fatto di Mahatma Gandhi. Io sto parlando del mondo reale.
    – Oh, ma questo è...
    – L'India reale ha musulmani e indù in ogni villaggio e in ogni città. Come si propone di separarli?
    – Dove esiste una maggioranza musulmana, quello sarà Pakistan. Il resto è la vostra India.
    – Mio caro Jinnah, i musulmani sono in maggioranza in due aree diverse del nostro paese.
    – Lasciate che noi pensiamo al Pakistan. Voi penserete all'India.
  • – Mio caro Jinnah, lei e io siamo fratelli nati dalla stessa madre India e, se ha timori, li voglio subito allontanare, implorando la comprensione dei miei amici. Io chiedo Panditji di passare la mano. Voglio che lei sia il primo Primo Ministro dell'India, che nomini suo intero gabinetto, che metta a capo di ogni ministero del governo un musulmano.
    – Bapu, per me e gli altri, se è questo che tu vuoi, noi lo accetteremo. Ma la fuori c'è già un tumulto in atto, perché gli indù temono che tu stia cedendo troppo.
    – Se facessi questo, nessuno potrebbe controllarli. Nessuno.
    – Sta a voi scegliere: volete un India indipendente e un Pakistan indipendente? O volete la guerra civile?
  • Coloro che ricevettero il territorio confessionalmente "puro" procedettero ad espellere o massacrare tutti quelli che appartenevano alla religione "sbagliata" nel "luogo sbagliato". Il Mahatma Gandhi disse ai britannici che avrebbero dovuto tagliarlo in due prima di spartire il paese. Ma tutto invano. Era così sconvolto da questo tradimento – il "divide et impera" degenerato in "dividi e scappa" – che rifiutò di partecipare ai festeggiamenti dell'indipendenza.
  • Le sue tremende conseguenze si sono protratte fino ai nostri giorni, con l'ulteriore bagno di sangue della guerra fra musulmani che segnò l'indipendenza del Bangladesh nel 1971, con l'affermarsi di un aggressivo partito nazionalista indù, e con una contesa intorno al Kashmir che resta tuttora la più reale minaccia di guerra termonucleare.
  • Tutti i moderni eufemismi – "campi di sterminio", "pulizia etnica" – potrebbero essere derivati dagli sfrenati spargimenti di sangue che irrigarono questo paesaggio piatto nel 1947 immediatamente dopo l'indipendenza. Interi carichi ferroviari di rifugiati, ed intere colonne di quanti fuggivano a piedi, vennero massacrate se sorprese nella zona "sbagliata". Molti incolpano ancora Lord Mountbatten, l'ultimo viceré inglese, per la sua abdicazione, per non aver preso provvedimenti per stroncare i fanatici indù o musulmani. E se ascolti i sopravvissuti essi discutono come se stessero parlando di ieri. Nessuno ha mai elaborato un conteggio esatto dei morti, e oserei predire che nessuno mai lo farà, ma un milione circa in pochissime settimane è probabilmente il minimo. Dall'altra parte di questa frontiera, c'è ancora una delle più venefiche ed instabili concentrazioni di violenza latente del mondo. Ogni aeroporto civile che ho visitato da Amritsar a Chandigarh era colmo di rifugi per aerei da guerra dal valore di miliardi di dollari. Ogni strada secondaria aveva un cartello di avvertimento contro l'imprudenza di fare fotografie e sulla presenza di installazioni militari. Il fatto che l'esercito indiano come il pakistano indossino uniformi e fregi di stile britannico e parlino di "mensa ufficiali", è considerato rassicurante da qualcuno perché di certo in queste forze armate baffute ed orientate verso la cavalleria deve essere rimasta qualche speranza di umorismo e di moderazione. Non però se si tiene presente che entrambi gli eserciti hanno testato armi nucleari, sono andati estremamente vicini ad impiegarle, sono divisi da casta e religione, hanno combattuto due guerre convenzionali e stanno ancora facendo le prove per la prossima, nel vicino Kashmir.
Mohammad Ali Jinnah
  • Gli indù devono rinunciare al loro sogno di un Hindu Raj e consentire alla divisione dell'India in una patria indù e una patria musulmana. Oggi siamo pronti a prendere solo un quarto dell'India e lasciare a loro i tre quarti. Se continuano a mercanteggiare rischiano di non riuscire ad ottenere questi tre quarti. Il Pakistan è il nostro attuale obiettivo, per questo i musulmani dell'India vivranno e, se necessario, moriranno.
  • I vecchi slogan contro il Pakistan, del genere: vivisezione dell'India, tagliare in due la madre India, e tagliare la vacca madre sono stati abbandonati. Adesso hanno incominciato a chiedersi se, qualora l'India venisse divisa, sarebbero al sicuro. La stampa indù ha suscitato lo spauracchio dell'invasione musulmana dell'intera nazione nel caso che l'India venga divisa. È un'insinuazione priva di qualsiasi fondamento. Perché se questa è la paura degli indù, potrei sapere come propongono allora di governare l'intera India? Nel Pakistan ci saranno non più di settanta milioni di musulmani. L'India indù consisterà di non meno di duecentoventi milioni di indù. Intendono forse dire che questi 220 milioni di persone non sono in grado di conservare la loro libertà contro settanta milioni?
  • L'India deve essere ripartita così che gli indù e i musulmani possano vivere da amici e buoni vicini e svilupparsi conformemente al proprio spirito.

Voci correlate

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