Pentimento (film 1984)

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Pentimento

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Statua di Stalin presso il comune di Gori

Titolo originale

Pokayaniye / Monanieba

Lingua originale georgiano
Paese Unione Sovietica
Anno 1984
Genere drammatico
Regia Tengiz Evgen'evič Abuladze
Sceneggiatura Tengiz Evgen'evič Abuladze, Nana Janelidze e Rezo Kveselava
Interpreti e personaggi

Pentimento, film sovietico del 1984, regia di Tengiz Evgen'evič Abuladze.

Frasi[modifica]

  • Alcuni lanciano bolle di sapone, altri perseguono i nemici del popolo. Voi artisti vi esaltate nell'ardore della creatività. I poveri chiedono l'elemosina, gli assassini uccidono, le puttane, scusate, si vendono. Ma è normale? È normale?? (Varlam Aravidze)
  • Si può forse ignorare che i nostri contemporanei abbiano volti così: esaltati e ispirati, al posto di fisionomie stereotipate e indifferenti, tutte uguali l'una all'altra? Perché non si riesce a dipingere un'operaia come una Madonna? Che c'è di piu bello di un operaio in piena attività? Nulla! (Varlam Aravidze)
  • A volte la fuga dalla realtà significa una ritirata verso una realtà più grande. Il popolo ha bisogno di una realtà più grande. (Varlam Aravidze)
  • Nino, sembri la lepre della favola, quella che correva a più non posso.
    "Dove corri?", le chiesero.
    "Danno la caccia ai lupi", rispose.
    "Che hai a che fare con loro?"
    "Se mi catturano, come faccio a dimostrare che non sono un lupo?" (Sandro Barateli)
  • Un uomo che ragiona vale più di mille idioti. (Mikheil Koresheli)
  • Non bisogna fidarsi di nessuno, né di alcuna azione e né di alcuna parola. Dobbiamo vigilare e sapere come distinguere il nemico. Questa è la nostra azione principale! Non è un obiettivo facile, signori! Ed è peggiorato dal fatto che tre persone su quattro sono nemici. Non meravigliatevi! Un nemico, numericamente, è più che un amico. È stato sempre così! E lo è tuttora. La nostra madrepatria è in pericolo, signori! Il nostro popolo deve tramutarsi in un pugno serrato, come la Muraglia Cinese, che il nemico non potrà superare. È bene ricordare un proverbio cinese. Confucio diceva: "È difficile acchiappare un gatto nero in una stanza buia, sopratutto se non è lì dentro." Non vi è dubbio che ci accingiamo ad affrontare un'operazione difficilissima. Ma per noi nessun ostacolo insormontabile esiste. Se lo vogliamo veramente, acchiapperemo il gatto nella stanza buia. Anche se non c'è nessun gatto. (Varlam Aravidze)
  • Non dovete seppellirlo! Lo dovete lasciare ai corvi, che lo facciano a pezzi! Seppellirlo, significherebbe perdonarlo, chiudere gli occhi su tutto ciò che ha perpetrato. Lo dichiaro di nuovo, dinanzi a tutti: se non lo disseppelliscono, lo farò io, non lo lascerò mai in pace nella tomba! (Ketevan Barateli)

Dialoghi[modifica]

  • Varlam Aravidze: Con quanti ignoranti dobbiamo trattare per dovere d'ufficio! Non è vero, incantevole Elena?
    Elene Korisheli: È proprio vero.
    Varlam Aravidze: Quindi, oggi abbiamo bisogno che i pittori come lei stiano dalla nostra parte. Dobbiamo compiere una grande missione. Dobbiamo insegnare al popolo, elevare il suo livello culturale.
    Sandro Barateli: Esimio Varlam! Crede che io, con i miei quadri, o lei, con i suoi sforzi, possiamo insegnare al popolo che creò Il guerriero dalla pelle di tigre? Il popolo può essere educato solo dal suo pastore spirituale. Un eroe dalla morale ineccepibile.
    Varlam Aravidze: La modestia innalza l'uomo. Ha ragione, Sandro, ma forse che io sono un pastore spirituale? Ma aspetti un po', non ci metta fretta. Ci dia il tempo, che il tempo genera gli eroi. Probabilmente presto, per voi e per me, giungerà il momento della prova.
  • Abel Aravidze: Perché hanno torturato Cristo?
    Ketevan Barateli: Per difendere la verità. Non temere, Cristo non è morto. È resuscitato ed è volato in Cielo come un uccello. Ora è in Cielo, dove ci sono solo persone buone. I cattivi non possono andare in Cielo.
    Abel Aravidze: E perché?
    Ketevan Barateli: Perché i cattivi sono molto pesanti.
    Abel Aravidze: E perché pesano molto?
    Ketevan Barateli: Non lo sai? Per i loro peccati. L'anima dei buoni è pura, leggera come un uccello, ed è facile per lei volare.
  • Abel Aravidze: Tuo nonno non ha fatto nulla di male. Allora erano tempi difficili. Ora è difficile spiegarlo.
    Tornike Aravidze: Cos'hanno a che vedere "i tempi" con tutto questo?
    Abel Aravidze: Molto! La situazione era diversa. Si decideva della nostra stessa esistenza, il nostro "essere o non essere". Eravamo circondati da nemici. Essi tramavano contro di noi. Pensi che dovevamo coccolarceli, i nostri nemici?
    Tornike Aravidze: E Barateli fu un nemico?
    Abel Aravidze: Sì, certo. Forse fu un bravo pittore, ma non capì molte cose. Non dico che non abbiamo fatto anche errori. Ma che significa la vita di un solo uomo, se è in gioco la felicità di milioni di persone? Avevamo dinanzi grandi obiettivi. Devi tener presente sopratutto questo e allargare la tua visione.
    Tornike Aravidze: Avete mediato i destini umani con logica matematica. L'essenziale è la proporzione, vero?
    Abel Aravidze: Risparmiami la tua ironia, presuntuoso! Sei abbastanza grande da capire che per un funzionario l'interesse pubblico sta sempre al di sopra dell'interesse individuale. Proprio così, al di sopra di ogni interesse individuale!
    Tornike Aravidze: L'uomo nasce come essere umano, poi si converte in funzionario.
    Abel Aravidze: Tu vivi sulle nuvole, la realtà è ben diversa. Varlam si dedicò sempre agli interessi della società, ma a volte si è dovuto muovere contro la sua volontà.
    Tornike Aravidze: E se avesse ordinato al nonno di distruggere il mondo, lo avrebbe fatto?
    Abel Aravidze: Tuo nonno non ha mai ucciso nessuno, personalmente! Mentre tu hai già sparato a una persona! Di quale morale puoi parlare?
    Tornike Aravidze: Io non sapevo a chi sparavo.
    Abel Aravidze: Che importa? Che differenza fa? Hai sparato a una persona!
    Tornike Aravidze: Sì, ho sparato. E questo aggrava la nostra colpa.
    Abel Aravidze: La colpa di chi?
    Tornike Aravidze: Quella del nonno, la tua e la mia.
    Abel Aravidze: La mia?... Di che mi accusi?
    Tornike Aravidze: Di giustificare il nonno e avere le sue stesse idee. Sei un assassino peggio di me, perché non provi pena per quella donna.
    Abel Aravidze: Per chi devo provare pena? Ma sei pazzo?
    Tornike Aravidze: Saresti disposto a strangolarla, piuttosto che chiederle perdono.
    Abel Aravidze: Non immaginavo fossi così idiota! Lei disseppellisce mio padre dalla tomba, e io dovrei chiederle perdono! Sì, la strozzerei, e anche te se non rinsavisci! Non permetterò che ci si burli del defunto!
    Tornike Aravidze: Ti odio.
  • Ketevan Barateli: Non appena libera, tornerò a dissotterrarlo.
    Giudice: Non voglio pensare che la signora Barateli sia un essere primitivo, che creda che, commettendo un atto immorale, oltraggiando un defunto, si possa raggiungere un obiettivo morale.
    Ketevan Barateli: Si può, perché Aravidze non è morto!
    Procuratore: Che dice, secondo lei è vivo?
    Ketevan Barateli: Sì, è vivo! E mentre voi lo difendete, continuerà a vivere e a distruggere la società.

Explicit[modifica]

  • Vecchietta: Mi scusi, si va bene di qui per la Chiesa? La chiedo per piacere se questa strada porta alla Chiesa.
    Ketevan Barateli: No, questa è Via Varlam e non è quella che porta alla Chiesa.
    Vecchietta: Allora... a cosa serve? A che serve una strada, se non porta a una Chiesa?

Citazioni su Pentimento[modifica]

  • È un grottesco poema satirico che osa paragonare la dittatura stalinana a quella hitleriana con un accostamento che a molta parte della sinistra occidentale ripugnava allora e oggi ripugna ancora (un po' meno). (il Morandini)
  • Il film era una vera bomba: aveva un profondo significato non solo artistico, ma anche politico. (Michail Gorbačëv)
  • La trama del film Pentimento si svolge in un luogo imprecisato della Georgia. Dopo la morte di un sindaco onnipotente, ha luogo il suo solenne funerale. Il giorno seguente gli abitanti trovano il corpo del defunto nel parco: durante la notte qualcuno l'ha dissotterato. Lo seppelliscono nuovamente, ma la situazione si ripete. Lo spettatore non ha il minimo dubbio che il modello del sindaco sia Josif Stalin e che l'impossibilità di inumarlo simboleggi l'impossibilità di chiudere i conti con il passato. Il regista Tengiz Abuladze girò questo film negli anni ottanta. Da allora la Georgia non ha prodotto niente di altrettanto importante. I georgiani non riescono a trovare una collocazione al dittatore e questi continua a restare sospeso tra il mondo dei vivi e quello dei morti, in attesa del giudizio finale della propria anima. (Wojciech Górecki)
  • Pentimento non è un film russo, è un film georgiano [...]. Proviene cioè dal paese che non solo ha fatto nascere alcuni dei migliori cineasti sovietici contemporanei (Paradjanov, Ioseliani, gli Shenghelaja) ma che ha una produzione media vivacissima, film di terra e di villaggio, commedie di bevute e risate. I georgiani sono i napoletani dell'Urss, il grottesco è il loro mestiere e da loro si accettano esagerazioni e enfasi che in altri suonano insopportabili. Perchè sanno sempre trasformare un'idea in una gag. (Alberto Farassino)
  • Un film politico e poetico allo stesso tempo, che all'inizio adotta i moduli della favola grottesca, con un surrealismo di stampo buñueliano, e poi sfocia via via in un dramma che ricorda le antiche tragedie greche. (Il Mereghetti)
  • Un gran bel film, tra le cose più intelligenti di fine secolo in Urss. (Il Farinotti)

Tengiz Evgen'evič Abuladze[modifica]

  • Credo che Avel sia orribile. È più pericoloso di Varlam perché la sua coscienza è doppia e i suoi atti sono imprevedibili, mentre Varlam è come il diavolo, a suo modo è puro tutto d'un pezzo.
  • Dovunque vada mi chiedono di che parla il film. Di Beria, Stalin, oppure di Hitler, di Mussolini, di Pinochet, di Nerone. Io rispondo che iI film è più profondo. Il tiranno del film, Varlam Aravidze, è un simbolo di ogni tirannia e sintetizza la violenza e la prevaricazione di ogni dittatura.
  • Ho cominciato a scriverlo nel 1981 e, nonostante sembri assurdo, ero convinto che prima o poi il film sarebbe uscito. La sceneggiatura era pronta nell'82, abbiamo girato nell'84 e il 27 dicembre di quell anno abbiamo consegnato la copia. È rimasta in un cassetto per due anni.
  • I dittatori sono spesso degli attori mancati. Per abbindolare e neutralizzare i loro rituali nemici, gli intellettuali, come Barateli, posano a uomini di cultura. I loro metodi sono sempre gli stessi in tutte le epoche; per questo Varlam (baffetti alla Hitler, occhiali alla Beria, divisa nera e modo di gestire alla Mussolini, espressione sorniona alla Stalin...) fa pensare a tante figure divenute tristemente celebri nel nostro secolo.
  • I riferimenti alla realtà storica sono continui nel film, ma indiretti; vengono trasposti in una chiave surreale che conferisce loro una credibilità poetica - mi auguro - e universale. Pentimento non è un pamphlet politico.
  • La chiesa di cui si parla nel film, alla fine, è per me simbolo di Bene, Verità, Bellezza. La strada che porta alla chiesa è la strada che porta al Bene. Se il senso religioso del mio film vi sembra in contraddizione con il mio sostegno alla perestrojka, io rispondo così: la strada di Breznev non porta alla chiesa, la strada di Gorbaciov porta sicuramente alla chiesa.
  • Senza vantarmi, credo di poter dire che Pentimento è il primo film surrealista del cinema russo.

Lino Micciché[modifica]

  • Era, si diceva, un film ispirato a Beria: o anche, si mormorava a Mosca, a Sta­lin. In realtà Penitenza è il film più duro, più chiaro, più radi­cale sullo stalinismo e sul co­munismo «storico» che sia mai stato fatto. Nei cinema di Mosca, la gente ne accoglie l'i­nizio in silenzio e la fine in la­crime: dietro questo «grotte­sco», lucido e disperato, ci so­no alcuni milioni di morti, di reclusi, di internati in mani­comio, di «desaparecidos». Ci commuove, ci indigna, ci prende alla gola: è un film che dice le lacrime e il sangue del più grande inganno del secolo. Sia lode al gorbaciovismo che lo ha liberato e fatto circolare. Ma non permettete più a nes­suno di dire che quella sangui­nosa menzogna fu l'alba, sia pure tormentata, di una nuova umanità.
  • L'im­portanza politico culturale del film è enorme; ci troviamo di fronte ad un'opera che - senza esagerazioni - ha nel cinema sovietico la stessa importanza che ebbe nella vita politica so­vietica, ed esteuropea in generale, lo storico «Rapporto Chrusciev».
  • Pentimen­to non è un film cui si addica propriamente l'aggettivo «bel­lo»; ha non poche ridondanze che lo rendono innecessariamente lungo, ha una chiave grottesca non sempre misura­ta, ignora l'arte dei semitoni e sfocia sovente del sovraccarico espressionistico. Ma, fatte queste doverose precisazioni «estetiche», va detto che l'importanza politico culturale è enorme: ci troviamo, infatti, al film più duro, più radicale e più chiaro che sia mai stato fatto «dall'interno», su quella realtà del comunismo storico che è lo stalinismo (anche se, ancora una volta, nell'allegoria del «varlamismo» e nel suo senso di discorso sullo «stali­nismo», si continua a conside­rare «colpe» di una persona quelle che furono colpe di un «sistema», aggravate, soltanto aggravate, dalla «personalità» deviante).

Eduard Shevardnadze[modifica]

  • Conoscendo la bravura del regista, non dubitavo del suo grande valore artistico. Ma in misura non inferiore mi interessavano i suoi risvolti sociali e politici. Il film si proponeva di rompere la congiura del silenzio e delle censure sul tema della tirannia e dell'illegalità, delle repressioni e persecuzioni subìte nel nostro Paese da milioni di persone. Il mio intuito mi faceva prevedere un tempo in cui si sarebbe andati ben oltre e scavato ben più in profondità di quanto non avesse fatto Chruščev circa trent'anni addietro. [...] Per giunta non ho mai ritenuto ammissibile, e continuo a non ritenerlo, imporre la briglia mortifera dell'ideologia alla creazione artistica. Per me, la questione del film era una questione di principio, sotto ogni riguardo. Quando Abuladze mi mise a parte delle sue intenzioni, dubitavo delle possibilità di immettere il film nella grande distribuzione. E glielo dissi, aggiungendo che comunque andava girato. Era un rischio, ma calcolato fin nei minimi dettagli: dal finanziamento allo studio dove girarlo, nel timore che venisse chiuso da un momento all'altro su ordine di Mosca.
  • Gorbačev vide il film e decretò che poteva essere proiettato. Per la verità occorre dire che a favore dell'opera intervennero molte persone, e della più varia estrazione. A parte i cineasti colleghi di Abuladze, intervennero Aleksandr Jakovlev e, a quanto mi si disse, anche Egor Ligačev. Insomma, Pokajanie godé di forti appoggi. Ma altrettanto forti erano gli avversari. In seno al politbjuro prevaleva l'opinione che, a occuparsi del passato, c'era il rischio di restarvi invischiati e di non riuscire più a venir fuori dalla palude. L'accoglimento delle innumeri istanze di riabilitazione politica di una folta schiera di illustri esponenti del passato avrebbe comportato una reazione a catena di revisione della storia. Lo stesso titolo del film suscitava i timori di molta gente. A parte tutto, il pentimento presuppone l'ammissione delle responsabilità personali. La pubblica condanna del passato faceva paura per l'inevitabile conseguenza di una rottura definitiva con le «regole» allora vigenti.
  • Il film Pokajanie si chiude con una splendida metafora. Una donna anziana chiede all'eroina della pellicola se la strada che sta percorrendo conduce al tempio. No, risponde l'eroina, questa strada porta il nome del tiranno, e perciò non conduce al tempio. Strano, ribatte la vecchietta, a cosa serve una strada, se non porta al tempio?
    In un'intervista, Tengiz Abuladze mi definì suo coautore. Una nobile e generosa esagerazione, è ovvio, che però in questo momento accetto per non essere accusato di plagio riprendendo questa sua bellissima immagine.
  • Quando il regista Tengiz Abuladze realizzò, sempre a titolo «sperimentale», il famoso film Pokajanie [Pentimento], e la cosa si riseppe a Mosca, un personaggio molto altolocato mi disse:
    «Si dice che abbiate girato un film antisovietico».
    Non era una domanda, era un'asserzione, in cui risuonavano note minacciose.
    «Perché antisovietico» ribattei. «È un film che illustra le conseguenze degli arbìtri e dell'illegalità. Non è forse un problema d'attualità per noi?»

Voci correlate[modifica]

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