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Pio Foà

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Pio Foà

Pio Foà (1848 – 1923), medico e politico italiano.

Citazioni di Pio Foà

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  • Le scoperte di Koch sulla disinfezione e sulla eziologia del cholera ebbero il loro trionfale riconoscimento nella lotta internazionale contro le malattie esotiche, ed è ad esse che si dovette la chiusura di un vano dibattito secolare fra contagionisti e partigiani della dottrina miasmatica del cholera; fra coloro che volevano libere le vie del commercio e quelli che speravano combattere o prevenire le epidemie colle quarantene e colla "chiusura ermetica delle Alpi". La nuova dottrina non solo ha risparmiato alle nazioni il dispendio di enormi ricchezze, ma ha ad esse in pari tempo assicurato la difesa efficace contro le epidemie.
    La dottrina di Koch sulla diffusione del cholera col mezzo dell'acqua ebbe una brillante conferma spontaneamente prodottasi durante la celebre epidemia di Amburgo, in cui fu osservato che in una stessa via le cui case di un lato appartenevano ad Amburgo che beveva acqua dell'Elba non filtrata, e le case dall'altro lato appartenevano al comune di Altona ove si beveva l'acqua dell'Elba filtrata, il cholera fece strage delle prime, e risparmiò invece le seconde. Gli assurdi suffumigi caddero, come meritavano, in oblio, dacché il Koch rese popolare l'esempio di averli subiti, avendo nella sua borsa una coltura di bacilli di cholera, che rimasero naturalmente dopo l'operazione altrettanto virulenti come erano prima, il Koch vide cosi trionfante da ogni lato la sua dottrina dell'infezione colerica, contro quella propugnata dal grande suo competitore Pettenkofer.[1]
  • Roberto Koch sarà studiato con profitto e con ammirazione anche nei tempi più lontani, perché pochi biologi ebbero al pari di lui il concetto preciso della realtà, il criterio acuto necessario per arrivare alla conclusione e la forza di sbarazzarsi di tutto ciò che é mal definito o ipotetico.[2]

Giulio Bizzozero

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  • Giulio Bizzozero fu una notevole personalità, alla quale l'Italia deve una parte importante nella storia del suo rinnovamento scientifico. Egli si è trovato studente a Pavia quando appena appena, in mezzo a vivi contrasti sollevati dai fautori delle vecchie scuole empiriche o filosofiche della Medicina, cominciava a penetrare il primo soffio della nuova scienza Germanica, la quale divenne presto la scienza di tutto il mondo. (p. 4)
  • L'attività scientifica di Bizzozero abbraccia diversi periodi, in cui dapprima si sente l'influenza delle dottrine dominanti nel suo tempo e le predilezioni pei suoi stessi maestri, e più tardi si sente la maturità, l'autonomia e la genialità sua propria nelle ricerche.
    È degno di nota che il suo primo lavoro fu compiuto a 16 anni nel laboratorio di Eusebio Oehl. Esso riguarda la struttura del tessuto osseo nei batraci, e in tutto lo scritto di piccola mole traspare quell'ingenuo entusiasmo che è proprio di un'anima giovanile intenta per la prima volta a penetrare nei misteri della natura. Lo stile risente ancora di qualche ricercatezza letteraria appresa nel Liceo, e alla fine del lavoro, l'autore non può trattenersi dall'esprimere la gioia scientifica che gli avevano dato i suoi preparati. In seguito fu allievo di Mantegazza, di cui ripete, ampliandole, le ricerche sperimentali sull'autonomia degli elementi e degli organi innestati. (p. 7)
  • Gli studi sul midollo [di Bizzozero] hanno aperto la via ad una serie di ricerche numerosissime e ancora attive, rinnovanti il concetto che delle variazioni e delle malattie del sangue si erano formati i nostri antichi. Poche scoperte istologiche furono più di questa fruttuose per la fisiologia e per la patologia. (p. 9)
  • Il 9 dicembre 1891, Bizzozero comunicava all'Accademia di Medicina di Torino la sua prima nota sopra un nuovo elemento morfologico del sangue dei mammiferi e sulla sua importanza nella trombosi e nella coagulazione. Ad essa seguirono altre note nell'anno susseguente, e nel 1888 comparve il lavoro intero sull'argomento predetto. In questo è riassunta con grande fedeltà e imparzialità la storia di tutte le osservazioni che hanno precedute le sue ricerche, e vi è una difesa esauriente delle obbiezioni che gli erano state mosse. Le piastrine, come egli ha denominato, e come tutti accettarono di denominare il terzo elemento morfologico del sangue, erano state già vedute e descritte, o nella loro integrità o nei loro derivati, ma la descrizione non era esatta, o si era data di esse una interpretazione erronea, come quella di Hayem, che le ritenne quali stadi di sviluppo dei globuli rossi. (p. 11)

Citazioni su Pio Foà

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  • Anche in Italia, per opera di P. Foà, è sorta la Federazione italiana della lotta contro il cancro, della quale fu eletto presidente. E meritamente; perché egli ne fu l'ispiratore, perché il suo interesse per questa malattia era già noto per le sue prime ricerche dirette a svelarne la causa, e perché egli fu l'autore della lucida Relazione sul cancro nel 2º Congresso della Società italiana di patologia nel 1906.
  • Pio Foà era un parlatore facile, franco, che diceva ciò che gli pareva giusto, opportuno ed utile, senza badare se fosse o no accetto a chi l'ascoltava. La sua conversazione privata era erudita, gioviale, gradita anche alle signore, perché ricca di aneddoti, ch'egli narrava con vivace finezza, raccolti nei suoi frequenti viaggi nelle varie regioni d'Italia e in altri paesi, di osservazioni e di giudizi penetranti sopra gli uomini da lui conosciuti e sopra le cose vedute, e, se gli accadeva di uscire in critiche, lo faceva sempre con discrezione e con garbo. Ed era sempre pieno del desiderio di avanzare nelle conoscenze non soltanto nella scienza da lui prediletta ma pure nelle altre scienze e nei campi letterario ed artistico italiani e stranieri. Il desiderio di vedere cose nuove, di acquistare nuove cognizioni e poi la gioia di comunicarle bene e chiaramente agli altri e di applicarle eventualmente nella pratica, furono nobile ambizione e consuetudine della sua vita, che non si affievolirono nella vecchiezza.
  • Se Pio Foà dal 1885 al 1895 compì ricerche intorno alle infezioni batteriche, non seguì l'esempio di taluni patologi, i quali, nell'entusiasmo delle nuove scoperte, pensavano che la conoscenza dei microrganismi fosse sufficiente a comprendere i processi morbosi. Egli die' alla batteriologia il giusto valore, che è grande, ma, come patologo esperto, comprese che quelle conoscenze non valessero a risolvere tutto il problema causale e genetico delle malattie infettive. E così, mentre egli attendeva alle indagini batteriologiche non perdé di vista l'uomo ammalato ed il cadavere e compiva altri lavori di anatomia patologica e di patologia sperimentale.

Note

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  1. Da Roberto Kock, in Phatologica, Rivista quindicinale, Anno II, Nº. 41, 15 luglio 1910, p. 2.
  2. Da Roberto Kock, in Phatologica, Rivista quindicinale, Anno II, Nº. 41, 15 luglio 1910, p. 4.

Bibliografia

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Altri progetti

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