Proteste in Bielorussia del 2020-2021
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Citazioni sulle proteste in Bielorussia del 2020-2021 o rivoluzione delle ciabatte.
Citazioni
[modifica]- I partecipanti al complotto che sono stati arrestati hanno ammesso di aver pianificato di bloccare la capitale bielorussa Minsk, interrompendo le infrastrutture, i mezzi di comunicazione e il sistema energetico della città. Ciò significa che erano in corso i preparativi per un massiccio attacco informatico. (Vladimir Putin)
- Massacreremo tutta quella feccia che voi [occidentali] avete finanziato. Oh, vi dispiace che abbiamo distrutto le vostre strutture! Le vostre ONG, o quello che sono veramente, pagate da voi. (Aljaksandr Lukašėnka)
- Se la Bielorussia cade, poi tocca a Mosca. Se pensate che la ricca Russia possa far fronte [alle proteste] vi sbagliate; ho parlato con il mio amico più anziano Vladimir Putin – io lo chiamo fratello maggiore – e l'ho avvertito: non si può resistere a tutto questo. (Aljaksandr Lukašėnka)
Citazioni in ordine temporale.
- Le nuove generazioni hanno viaggiato molto, hanno visto come si vive nei Paesi dove le autorità rispettano i cittadini. Il Covid-19, che Lukashenko ha negato a più riprese, ha stimolato la consapevolezza della gente. Non è successo all'improvviso, ma abbiamo capito di essere cittadini e di avere diritti. Non è normale finire in galera per difendere le proprie idee.
- La maggioranza dei bielorussi ha deciso di superare le proprie paure nel 2020, e questo ha cambiato profondamente il paese. Non è più possibile tornare indietro, come vorrebbe Lukashenko.
- Per Lukashenko il 2020 è un trauma ancora vivo. Ha paura del suo popolo. Ha paura di una nuova rivolta.
- Il 2020 ha unito la popolazione, l'ha resa più consapevole politicamente e più solidale. Certo, con la guerra in Ucraina, la Bielorussia è diventata complice di Mosca. Bisogna però distinguere tra regime e popolo. È Lukashenko ad averci reso dei paria.
- Credo che gli eventi bielorussi del 2020 abbiano un grandissimo significato poiché confermano la rottura di una tendenza che negli anni dal 2003 al 2014 sembrava ormai aver preso piede. Durante questo periodo i movimenti nazionali, nati solitamente sull'onda dell'indignazione popolare per le elezioni "rubate", avevano segnato la caduta dei governi dittatoriali in vari punti del pianeta, dalla Georgia a Tunisi, dall'Ucraina all'Egitto. Le "rivoluzioni colorate" hanno terrorizzato gli autocrati di tutto il mondo spingendoli a consolidare la propria autorità a ogni costo.
- Il livello della rabbia popolare era così alto che gli esperti avevano predetto praticamente all'unisono l'avvento di un'imminente nuova "rivoluzione colorata" nell'Europa orientale. Tuttavia il regime bielorusso è riuscito a reprimere le proteste con la forza. Un'ondata di 30.000 arresti ha attraversato il paese. Contro i manifestanti sono stati avviati 2.500 procedimenti penali, almeno otto persone sono morte durante gli scontri con le forze di sicurezza o dietro le sbarre, migliaia, inclusa la candidata sostenuta dagli elettori, sono stati gli oppositori costretti a emigrare dal paese.
- Il popolo bielorusso ha impiegato molti anni per essere in condizione di fronteggiare il regime e la sconfitta dello scorso anno ha cancellato parte delle speranze che animavano le piazze. [...] La società bielorussa aveva ritrovato un po' di speranza, ma oggi è in ginocchio.
- Lo scorso anno la società bielorussa ha trovato in sé la grande forza di scendere in piazza e protestare, mentre quella russa si è rivelata molto più debole. Tuttavia, per entrambi i paesi vale la stessa osservazione: le persone sono per lo più preoccupate dalle proprie vicende private e non credono che i dittatori possano essere sconfitti. In ogni caso non sono disposte a dissipare le proprie energie in una lotta che probabilmente non sarà mai coronata da successo.
- Lukašėnka predica una sorta di femminicidio politico. Le bielorusse hanno risposto spazzando via tutti i pregiudizi sulla docilità delle donne dell'Est.
- Non è una rivoluzione soltanto al femminile, anzi: è dal 1989 che nell'Est Europa non si vedeva una protesta più trasversale, che coinvolgesse uomini e donne, vecchi e giovani, capitale e provincia, intellettuali e operai. Ma la rivoluzione di Minsk ha un volto di donna, per parafrasare il titolo del romanzo di un'altra bielorussa celebre, la scrittrice premio Nobel Sviatlana Aleksievič.
- Se in tutta la Bielorussia non si riesce a trovare nessuno che ha votato Lukashenko, mentre decine di migliaia di persone che scendono in piazza urlando «Vattene», vuol dire che l'80 per cento ottenuto dal dittatore è stato truccato. Qualche volta bisogna credere ai propri occhi. Se sembra un'anatra, è un'anatra.
- Sono state le donne belarusse a fare da scudo umano a una rivoluzione non violenta che rischiava di diventare un massacro, sono state loro a conferire alla rabbia un tocco di ironia, a trasformare la frustrazione della repressione in coraggio e speranza.
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