Silvio Accame
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Silvio Accame (1910 – 1997), storico italiano.
Gaetano De Sanctis
[modifica]- [Gaetano De Sanctis] [...] egli difendeva la validità della storia scientifica, l'unica storia autentica. In che cosa questa consista è agevole dire perché egli rimase sempre coerente nella sua impostazione, e fermo nella sua concezione fondamentale, come dimostrano chiaramente i suoi scritti, dai più antichi ai più recenti [...]. Secondo il De Sanctis il metodo critico, per la cui retta applicazione occorre che lo studioso domini tutte quelle discipline che di solito si definiscono, sia pure malamente, come sussidiarie della storia, quali per l'antichità la filologia, l'epigrafia, l'archeologia, la numismatica ecc., il metodo critico, dicevo, porta all'assodamento del fatto, e cioè alla determinazione precisa del momento, del luogo, dello svolgimento, ad esempio, di una battaglia; e per tale riguardo la ricerca storica partecipa delle scienze esatte. Ma quando si vuole ricostruire il significato di quella battaglia inserendola nello sviluppo storico, spiegare cioè il prima da cui essa è nata e il poi a cui ha dato origine, in questa ricostruzione non può non agire la personalità dello storico, che corrisponde ad una determinata temperie storica; e per tale aspetto la storia partecipa dell'arte. (p. 14)
- La sua partecipazione alla problematica più recente e ardita nella ricostruzione storica scatenò le ire degli antichisti, avvinti al positivismo della fine del secolo, e non soddisfece le avventure storiche dei modernizzanti, per la cautela severa con cui egli accolse ogni novità sottoponendola al vaglio critico del proprio pensiero e per l'odio innato verso la bellettristica, verso cioè ogni storia retorica o artistica. E molte delle odierne novità, che da un lato dissolvono l'uomo nella società, dall'altro lo isolano dalla società quasi fosse un microcosmo per sé stante, si ritroverebbero nell'opera storiografica del De Sanctis, se fosse ben conosciuta, unificate in una unità superiore. (p. 16)
- Destituito dall'insegnamento e poi da tutte le Accademie italiane [per non aver prestato il giuramento richiesto dal regime fascista ai professori universitari], fallito un tentativo di lasciare l'Italia per recarsi a insegnare al Cairo, egli, che era doctor honoris causa delle università di Cambridge, Oxford, Sorbona, Lovanio, vive in povertà dignitosa con l'aiuto dello stipendio come direttore di sezione dell'Enciclopedia Italiana, a cui poté continuare a prestare la sua opera per la protezione di Giovanni Gentile. Tuttavia, nonostante la povertà, nei momenti difficili egli non esitò a presentare le dimissioni al Gentile, qualora la sua presenza all'Enciclopedia intralciasse l'opera del presidente, ma il Gentile non le accettò mai e lo conservò al suo lavoro fino a quando fu possibile, per affetto e per ammirazione verso il grande scienziato e il grande uomo. (p. 21)
- Antimperialista e colonialista fu il De Sanctis. Questo paradosso ben si intende perché il suo colonialismo non consisteva che in una diffusione di civiltà in quanto, in base al detto di Pasquale Stanislao Mancini, «non esiste diritto di barbarie». Proprio per questo suo convincimento profondo che spetta ai popoli i quali primi hanno raggiunto un grado superiore di civiltà di diffonderla a popoli, che contingenze varie hanno mantenuti in uno stato inferiore di sviluppo civile, egli era fin da giovane, e tale rimase per tutta la vita, irriducibilmente avverso a quelle potenze e a quei politici che travisavano il suo ideale e del colonialismo volevano servirsi – e si servirono di fatto – non già per elevare i popoli meno civili, ma per sfruttarli. Le sue parole diventavano infiammate e furenti contro questo imperialismo e colonialismo deteriore, che sarebbero stati causa o prima o poi – così affermava con amarezza – di futuri mali gravissimi. Era il suo colonialismo così inteso un'illusione? Può essere. (p. 24)
Bibliografia
[modifica]- Silvio Accame, Gaetano De Sanctis, in Accademia delle Scienze di Torino, Commemorazione di Gaetano De Sanctis nel primo centenario della nascita, Vincenzo Bona, Torino, 1970, pp. 7-25.
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