Juan Domingo Perón: differenze tra le versioni

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*Siamo giunti agli attuali avvenimenti guidati soltanto dall'adempimento del nostro dovere. Abbiamo tentato con ogni mezzo di rispettare la Costituzione e la legge e le abbiamo rispettate. Abbiamo obbedito soltanto agli interessi del popolo ed alloro bene.
*Io, che amo il popolo profondamente, soffro di una profonda ferita nella mia anima per la lotta e il martirio del popolo. Vorrei non morire prima di aver compiuto un ultimo sforzo per la pace, la tranquillità e la felicità del popolo.
*Di fronte alla minaccia di bombardare l'incalcolabile ricchezza della Nazione e il suo popolo innocente, io penso che nessuno possa fare a meno di mettere da parte i suoi interessi e la sua passione.


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Juan Domingo Perón nel 1946

Juan Domingo Perón (1895 – 1974), generale e politico argentino.

Citazioni di Juan Domingo Perón

  • Gli argentini sono al 30 per cento socialisti, al 20 per cento conservatori, un altro 30 per cento è di radicali. [Alla domanda del giornalista: "E i peronisti?"] No, no, peronisti sono tutti quanti.[1]
  • Il giustizialismo è una forma di socialismo, un socialismo nazionale, che risponde alle necessità e alle condizioni di vita dell'Argentina. È naturale che questo socialismo abbia entusiasmato le masse popolari e che in conseguenza di ciò si manifestino le rivendicazioni sociali. Esso ha creato un sistema sociale di fatto totalmente nuovo e totalmente differente dall'antico liberalismo «democratico» che ha dominato il paese e che si era posto, senza alcuna vergogna, al servizio dell'imperialismo yankee.[2]
  • [Sul fascismo italiano] Lì si stava facendo un esperimento. Era il primo socialismo nazionale che appariva nel mondo. Non voglio esaminare i mezzi di esecuzione che potevano essere difettosi.[3]
  • Ma l'importante era questo: un mondo già diviso in imperialismi e un terzo dissidente che dice: No, né con gli uni né con gli altri, siamo socialisti, ma socialisti nazionali. Era una terza posizione tra il socialismo sovietico e il capitalismo yankee.[3]
  • Penso che i paesi latinoamericani si stiano avviando verso la loro liberazione. Beninteso, questa liberazione sarà lunga e difficile, perché interessa la totalità dei paesi sudamericani. Infatti non è pensabile che vi sia un uomo libero in un paese schiavo, né un paese libero in un continente schiavo. In Argentina, in dieci anni di governo giustizialista, siamo vissuti liberi in una nazione sovrana. Nessuno poteva intromettersi nelle nostre faccende interne senza fare i conti non noi. Ma in dieci anni la sinarchia internazionale, ossia l’insieme delle forze imperialiste che dominano attualmente il mondo, ha avuto ragione di noi.[4]
  • [Su Isaac Rojas] Si tratta di un individuo impetuoso che con la sua incompetenza accellererà il processo di decomposizione in Argentina.[5]
  • [Su Pedro Eugenio Aramburu] Un incompetente peggiore di Lonardi. Si tratta di un soldato e neppure uno dei migliori. Ancora per lungo tempo l'Argentina dovrà assistere alla formazione ed alla caduta di sempre nuovi governi.[5]

Dichiarazione dopo la Revolución Libertadora

Da L'ambiguo messaggio del presidente sconfitto, La Stampa, 20 settembre 1955

  • Siamo giunti agli attuali avvenimenti guidati soltanto dall'adempimento del nostro dovere. Abbiamo tentato con ogni mezzo di rispettare la Costituzione e la legge e le abbiamo rispettate. Abbiamo obbedito soltanto agli interessi del popolo ed alloro bene.
  • Io, che amo il popolo profondamente, soffro di una profonda ferita nella mia anima per la lotta e il martirio del popolo. Vorrei non morire prima di aver compiuto un ultimo sforzo per la pace, la tranquillità e la felicità del popolo.
  • Di fronte alla minaccia di bombardare l'incalcolabile ricchezza della Nazione e il suo popolo innocente, io penso che nessuno possa fare a meno di mettere da parte i suoi interessi e la sua passione.

Dalla 1ª intervista de La Stampa

in A tu per tu con Perón, La Stampa, 5 ottobre 1955

  • [Sulla Revolución Libertadora] Le cause sono state interamente politiche. Il motivo può essere individuato nella reazione dell'oligarchia mirato a ripristinare un ormai superato conservatorismo. I mezzi sono stati rappresentati dalla forza sulla quale ha agito l'ambizione del guadagno. Il contratto petrolifero è stato un pretesto di coloro i quali pretendevano di essere ultra-nazionalisti.
  • Ho sempre voluto evitare spargimenti di sangue considerandoli uno sterile atto di ferocia tra fratelli. Coloro che sono saliti al potere spargendo sangue, periranno nel sangue.
  • I capi del partito peronista sono tutti in prigione, perseguitati o esiliati. In tali condizioni è come se il partito fosse stato messo fuori legge. Ma le masse sono solide e sarà difficile per chiunque muoverle.
  • Rimarrò nel Paraguary. Prima di tutto perché amo questo umile ma laborioso popolo composto di uomini liberi fedeli sino al sacrificio; in secondo luogo perché fra i più grandi onori che mi sono stati tributati ho quello di essere cittadino e generale del Paraguay. Un terzo motivo è perché mi piace così. Non penso di recarmi in Europa. Non è necessario ed intoltre, malgrado le ricchezze che mi sono state attribuite dai miei denigratori, non dispongo al momento del denaro necessario.
  • Narrano che un giorno il diavolo venne sorpreso da un terribile temporale mentre camminava per una strada. Non trovando altro si rifugiò in una chiesa. Dicono che durante la sua permanenza nel Paraguay mi comporterò come il diavolo. Farò onore alla nobile ospitabilità che mi è stata concessa. Se un giorno mi accadrà di tornare alla politica, rientrerò nel mio Paese e la agirò di conseguenza.
  • Il partito peronista dispone di grandi capi e di una gioventù potente e piena di iniziativa. Ho una profonda fiducia nella loro volontà e nel loro desiderio di agire. Ho lasciato ai giovani una dottrina, una mistica, un'organizzazione. Essi la controlleranno a loro volta. Oggi nell'Argentina impera la dittatura e la forza. Non è ancora la nostra ora. Quando si giungerà alla lotta delle opinioni la forza bruta cadrà.
  • Non trovo nessuna giustificazione alla rivoluzione. Nelle loro dichiarazioni gli attuali capi argentini cominciano a confessare ingenuamente che essi faranno quel che noi abbiamo fatto e che rispetteranno le nostre conquiste civili. Se sono sinceri, ciò costituisce un tacito riconoscimento della bontà della nostra causa. Quel che oggi è al potere in Argentina non è un Governo costituzionale. Si tratta di usurpatori del potere del popolo.
  • Questa rivoluzione, similmente a quella del 1950, è «sottembrista» e rappresenta la lotta fra la classe di parassiti e la classe produttrice di ricchezze.
  • Non mi sono mai interessato di manovre o di ostruzionismo. Non sono entrato nel campo politico per diventare Presidente. Non ho cercato la Presidenza. Quello che ho fatto era già stato deciso dal popolo.

Dalla 2ª intervista de La Stampa

in Intervista a Juan Peron, La Stampa, 16 novembre 1972

  • Il nostro è un partito che interpreta la volontà popolare. [...] Abbiamo un'organizzazione capillare in grado di interpretarla.
  • Io sono stato due volte un presidente costituzionale.
  • Io sono sato sempre democratico, perché mi hanno eletto con l'80 per cento dei voti.
  • La guerriglia è violenza dal basso che risponde a una violenza dall'alto.
  • Tenga presente che l'esigienza prima è liberare l'economia argentina dall'imperialismo straniero che esporta i profitti, togliendo capitali alle esigenze interne.

Manifesto del Partito Giustizialista (Le venti verità peroniste)

Citato in Il giustizialismo peronista, instoria.it, settembre 2010.

  • Le due braccia del peronismo sono la giustizia sociale e l'assistenza sociale. Con esse diamo al popolo un abbraccio di giustizia e di amore.
  • Per il peronismo c'è soltanto una classe di uomini: quella degli uomini che lavorano.
  • Nell'azione politica, la scala dei valori di ciascun peronista è la seguente: prima la patria, poi il movimento ed infine gli uomini.
  • La vera democrazia è quella in cui il governo compie la volontà del popolo e difende un solo interesse: quello del popolo.
  • Il peronismo è essenzialmente popolare. Ogni fazione politica è antipopolare e pertanto non è peronista.
  • Il peronista lavora per il movimento. Colui che in nome del partito serve una fazione o un caudillo è peronista soltanto di nome.
  • Il giustizialismo, come dottrina politica, realizza l'equilibrio dell'individuo con quello della comunità.
  • Il giustizialismo, come dottrina economica realizza l'economia sociale, mettendo il capitale al servizio dell'economia e quest'ultima al servizio del benessere sociale.
  • Il giustizialismo, come dottrina sociale, realizza la giustizia sociale che dà a ciascuno il suo diritto in funzione sociale.
  • Vogliamo un'Argentina socialmente giusta, economicamente libera e politicamente sovrana.
  • Il giustizialismo è una nuova concezione della vita, semplice, pratica, popolare, profondamente cristiana e profondamente umanista.
  • Per un giustizialista non c'è niente di meglio di un altro giustizialista.
  • Nella nuova Argentina i soli privilegiati sono i bambini.
  • In questa terra ciò che abbiamo di meglio è il popolo.
  • Il peronismo anela all'unità nazionale, non alla lotta. Vuole eroi ma non martiri.

Citazioni su Juan Domingo Perón

  • [Dedica sulla copia del libro La guerra di guerriglia, spedita da Fidel Castro a Perón] Da un ex oppositore evoluto, con ogni affetto e simpatia, a Juan Domingo Perón. (Che Guevara)
  • Io ca­pi­sco che ci sia chi pre­fe­ri­sce il "giu­sti­zia­li­smo” pe­ro­ni­sta al­l’e­co­no­mia clas­si­ca. Ma do­vrem­mo or­mai co­no­sce­re do­ve que­sta stra­da con­du­ce. Fa­cen­do ap­pel­lo al ge­ne­ro­so co­razón dei se­gua­ci, con l’ap­plau­so de­li­ran­te del­le fol­le ocea­ni­che dei de­sca­mi­sa­dos e l’ap­pog­gio dei ve­sco­vi e dei car­di­na­li, il ge­ne­ra­le Perón - fat­ti fuo­ri tut­ti gli op­po­si­to­ri al­la sua po­li­ti­ca e abo­li­ta la li­ber­tà di stam­pa - ha rag­giun­to il mi­ra­co­lo­so ri­sul­ta­to di esau­ri­re in po­chis­si­mi an­ni le in­gen­ti ri­ser­ve au­ree ac­cu­mu­la­te, du­ran­te la guer­ra, con le for­ni­tu­re ai pae­si bel­li­ge­ran­ti; ha sva­lu­ta­to il pe­so, get­tan­do il si­ste­ma mo­ne­ta­rio e cre­di­ti­zio nel più fan­ta­sti­co di­sor­di­ne; ha pro­vo­ca­to una cri­si tan­to gra­ve nel­le cam­pa­gne da ve­der­si co­stret­to a im­por­re -nel pae­se che pri­ma era uno dei mag­gio­ri espor­ta­to­ri di gra­no e di car­ne - il ra­zio­na­men­to del­la car­ne e del pa­ne. (Ernesto Rossi)
  • [Slogan dei sostenitori] Si sente, si sente, Perón è presente.
Se siente, se siente, Perón está presente.[6]

Ferdinando Vegas

  • È inutile ripetere come Perón, per incompetenza e demagogia, anziché soddisfare le giuste esigenze popolari, sottopose l'Argentina a un esperimento pittoresco e violento, lasciandola infine sull'orlo del disastro economico.
  • L'avvento di Perón al potere, nel 1945, era avvenuto in parte come conseguenza dell'insurrezione di anni prima, che aveva installato al governo una giunta militare; e in parte per la pressione delle masse scatenate nelle vie della capitale, quando i colleghi della giunta avevano tentato di eliminare Perón.
  • L'unico merito di Perón fu di essersi fatto il portabandiera delle masse popolari urbane; non si dimentichi che era arrivato al potere dalla carica di sottosegretario al Lavoro, una via piuttosto insolita per un militare sudamericano.
  • Purtroppo, anziché servire i veri interessi del popolo, Perón, da tipico dittatore non senza inclinazioni fasciste, perferì servirsi del popolo come sgabello al suo potere personale.

Note

  1. Citato in Antonello Sacchetti, L'uomo politico latinoamericano più importante (e contraddittorio) del XX secolo. A sessant'anni dalla sua prima elezione a presidente dell'Argentina, ilcassetto.it, 18 ottobre 2006.
  2. Dall'intervista Aurora, di Jean Thiriart, traduzione di E. Massari, 1997.
  3. a b Citato in Sergio Romano, Peron, un Caudillo tra comunismo e capitalismo yankee, Corriere della Sera, 29 giugno 2005.
  4. Citato in Jean Thiriart intervista il generale Juan Peron, Eurasia-rivista.org, 2 agosto 2012.
  5. a b Citato in Perón dichiara: «Il Presidente Aramburu è un incompetente», La Stampa, 14 novembre 1955.
  6. Loris Zanatta, da Il peronismo, 2008.

Voci correlate

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