Friedrich Meinecke: differenze tra le versioni

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==''Esperienze 1862-1919''==
==''Esperienze 1862-1919''==
*[...] ogni vita umana, anche la più modesta, possiede il proprio autonomo valore non solo dinanzi a Dio, ma anche dinanzi alla storia; anche se fosse solo un'onda, o perfino, una piccola goccia, nel flusso del tempo. Ogni vita umana, infatti, quand'è vissuta, dà una qualche notizia delle trasformazioni storiche in grande. E consapevolmente il suo contributo ad esse, sia anche minimo, non manca. Sempre si ripete un segreto fondamentale della vita storica: qualcosa di tipico, simile in molti, è fuso indissolubilmente con qualcosa di prettamente individuale e che mai si ripete allo stesso modo. (p. 29)
*[...] ogni vita umana, anche la più modesta, possiede il proprio autonomo valore non solo dinanzi a Dio, ma anche dinanzi alla storia; anche se fosse solo un'onda, o perfino, una piccola goccia, nel flusso del tempo. Ogni vita umana, infatti, quand'è vissuta, dà una qualche notizia delle trasformazioni storiche in grande. E consapevolmente il suo contributo ad esse, sia anche minimo, non manca. Sempre si ripete un segreto fondamentale della vita storica: qualcosa di tipico, simile in molti, è fuso indissolubilmente con qualcosa di prettamente individuale e che mai si ripete allo stesso modo. (p. 29)
*[...] la scienza libera era da identificarsi con la scienza priva di presupposti della quale aveva parlato [[Theodor Mommsen|Mommsen]]? È stato spesso dimenticato che lo stesso Mommsen, in una seconda dichiarazione, ha smorzato il concetto, nel senso di sostenere che l'essere priva di presupposti era soltanto la «meta ideale, cui ogni uomo di coscienza tende, ma che nessuno raggiunge né può raggiungere». Già allora questa parola d'ordine non mi persuadeva del tutto, e ben presto sono andato oltre, vedendo nei presupposti sotto i quali studiamo non solo una remora con la quale dobbiamo seriamente lottare, ma anche una fonte di forza spirituale di cui non possiamo fare a meno. Anche questo fa parte delle contraddizioni ed antinomie della vita, le quali ci {{sic|dànno}} lotta, dolore e felicità. Nelle dolorose esperienze fatte dal 1914, abbiamo cominciato ad imparare a comprendere più nettamente queste irrecusabili antinomie. (pp. 180-181)
*[...] nella stessa [[Strasburgo]] non si scorgevano vuoti fra passato e presente. Medioevo romanico e gotico, barocco e le più recenti costruzioni dopo il 1871, stavano tutti l'uno addosso all'altro, costituendo, non proprio un'unità armoniosa, ma tuttavia quella unità e continuità della vita storica che sovrasta anche le più enormi tensioni e ricorda la continua lotta e le alterne fortune dei popoli. Il [[Cattedrale di Strasburgo|duomo di Strasburgo]] costituisce il più possente centro di questa unità. Spesso ci sembrava che fosse stato costruito non dalla mano dell'uomo, a dall'eternità, quale monito alle passeggere generazioni degli uomini, perché servissero l'eterno con le loro deboli forze, e in particolare servisse ai Tedeschi perché si mostrassero degni di questo duomo. [...] E nel guardare la meravigliosa abside romanica, avevo la sensazione che qui fosse nascosto ancora un supremo e impenetrabile mistero (come accade forse in ogni grande esperienza storica).(pp. 184-185)
*[...] nella stessa [[Strasburgo]] non si scorgevano vuoti fra passato e presente. Medioevo romanico e gotico, barocco e le più recenti costruzioni dopo il 1871, stavano tutti l'uno addosso all'altro, costituendo, non proprio un'unità armoniosa, ma tuttavia quella unità e continuità della vita storica che sovrasta anche le più enormi tensioni e ricorda la continua lotta e le alterne fortune dei popoli. Il [[Cattedrale di Strasburgo|duomo di Strasburgo]] costituisce il più possente centro di questa unità. Spesso ci sembrava che fosse stato costruito non dalla mano dell'uomo, a dall'eternità, quale monito alle passeggere generazioni degli uomini, perché servissero l'eterno con le loro deboli forze, e in particolare servisse ai Tedeschi perché si mostrassero degni di questo duomo. [...] E nel guardare la meravigliosa abside romanica, avevo la sensazione che qui fosse nascosto ancora un supremo e impenetrabile mistero (come accade forse in ogni grande esperienza storica).(pp. 184-185)
*[[Firenze]] divenne per me una rivelazione che mi rese infinitamente felice. Per quante opere d'arte del [[Rinascimento]] italiano avessi già veduto in riproduzioni, e negli originali dei musei di [[Berlino]], [[Monaco di Baviera|Monaco]] e [[Parigi]], solo ora esso mi apparve non solo come una bellezza da godere esteticamente, ma come il culmine supremo della vita di un popolo altamente dotato, in cui civiltà e Stato operavano nel modo più intimo l'uno sull'altro. E ovunque sentii anche la tragicità insita in questa grandezza e nella sua caduta. (p. 206)
*[[Firenze]] divenne per me una rivelazione che mi rese infinitamente felice. Per quante opere d'arte del [[Rinascimento]] italiano avessi già veduto in riproduzioni, e negli originali dei musei di [[Berlino]], [[Monaco di Baviera|Monaco]] e [[Parigi]], solo ora esso mi apparve non solo come una bellezza da godere esteticamente, ma come il culmine supremo della vita di un popolo altamente dotato, in cui civiltà e Stato operavano nel modo più intimo l'uno sull'altro. E ovunque sentii anche la tragicità insita in questa grandezza e nella sua caduta. (p. 206)

Versione delle 12:24, 3 nov 2019

Friedrich Meinecke (1862 – 1954), storico tedesco.

Esperienze 1862-1919

  • [...] ogni vita umana, anche la più modesta, possiede il proprio autonomo valore non solo dinanzi a Dio, ma anche dinanzi alla storia; anche se fosse solo un'onda, o perfino, una piccola goccia, nel flusso del tempo. Ogni vita umana, infatti, quand'è vissuta, dà una qualche notizia delle trasformazioni storiche in grande. E consapevolmente il suo contributo ad esse, sia anche minimo, non manca. Sempre si ripete un segreto fondamentale della vita storica: qualcosa di tipico, simile in molti, è fuso indissolubilmente con qualcosa di prettamente individuale e che mai si ripete allo stesso modo. (p. 29)
  • [...] la scienza libera era da identificarsi con la scienza priva di presupposti della quale aveva parlato Mommsen? È stato spesso dimenticato che lo stesso Mommsen, in una seconda dichiarazione, ha smorzato il concetto, nel senso di sostenere che l'essere priva di presupposti era soltanto la «meta ideale, cui ogni uomo di coscienza tende, ma che nessuno raggiunge né può raggiungere». Già allora questa parola d'ordine non mi persuadeva del tutto, e ben presto sono andato oltre, vedendo nei presupposti sotto i quali studiamo non solo una remora con la quale dobbiamo seriamente lottare, ma anche una fonte di forza spirituale di cui non possiamo fare a meno. Anche questo fa parte delle contraddizioni ed antinomie della vita, le quali ci dànno lotta, dolore e felicità. Nelle dolorose esperienze fatte dal 1914, abbiamo cominciato ad imparare a comprendere più nettamente queste irrecusabili antinomie. (pp. 180-181)
  • [...] nella stessa Strasburgo non si scorgevano vuoti fra passato e presente. Medioevo romanico e gotico, barocco e le più recenti costruzioni dopo il 1871, stavano tutti l'uno addosso all'altro, costituendo, non proprio un'unità armoniosa, ma tuttavia quella unità e continuità della vita storica che sovrasta anche le più enormi tensioni e ricorda la continua lotta e le alterne fortune dei popoli. Il duomo di Strasburgo costituisce il più possente centro di questa unità. Spesso ci sembrava che fosse stato costruito non dalla mano dell'uomo, a dall'eternità, quale monito alle passeggere generazioni degli uomini, perché servissero l'eterno con le loro deboli forze, e in particolare servisse ai Tedeschi perché si mostrassero degni di questo duomo. [...] E nel guardare la meravigliosa abside romanica, avevo la sensazione che qui fosse nascosto ancora un supremo e impenetrabile mistero (come accade forse in ogni grande esperienza storica).(pp. 184-185)
  • Firenze divenne per me una rivelazione che mi rese infinitamente felice. Per quante opere d'arte del Rinascimento italiano avessi già veduto in riproduzioni, e negli originali dei musei di Berlino, Monaco e Parigi, solo ora esso mi apparve non solo come una bellezza da godere esteticamente, ma come il culmine supremo della vita di un popolo altamente dotato, in cui civiltà e Stato operavano nel modo più intimo l'uno sull'altro. E ovunque sentii anche la tragicità insita in questa grandezza e nella sua caduta. (p. 206)

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