Renzo Ulivieri: differenze tra le versioni

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*Volevo mangiare tonno, cipolla e fagioli ma ho preferito rinunciare alla cipolla, perché se viene Baggio bisogna avere l'alito fresco.<ref name=XVI/>
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*Quando si parla di razzismo non bisogna parlare del calcio, ma di questo Paese. Un Paese che si è incattivito, ha perso il senso del rispetto degli altri, ha perso il senso del vivere comune, di rapportarsi con gli altri. Non so se sia utile chiudere le curve di fronte agli episodi di razzismo, ma credo che ci sia bisogno di un messaggio forte: tappare la bocca a chi incita alla violenza e al razzismo, a chi fa dichiarazioni in questo senso. Ne sentiamo troppe, sia in modo chiaro che subdolo. Bisognerebbe che ognuno di noi prendesse le distanze quotidianamente.<ref name="razzismo"/>


==Note==
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Versione delle 23:57, 9 dic 2019

Renzo Ulivieri (1941 – vivente), allenatore di calcio italiano.

Citazioni di Renzo Ulivieri

  • Baggio è come Simona Ventura: se sono con mia moglie fingo di non vederla.[1]
  • Ho imparato molto da Mantovani: come gestire la squadra, i rapporti con l'ambiente e con i tifosi. Da un certo punto di vista avrei dovuto io... pagare lui.[2]
  • In Tv si vede un altro sport, mica il calcio. La Tv è un preservativo: annulla e mistifica.[3]
  • Io sono per la cooperazione, per la distribuzione del lavoro, per permettere a tutti di giocare. La zona è l'arma dei deboli, non dei forti. Per questo dico che la zona è di sinistra.[4]
  • Nei primi anni '80 feci un buon contratto, allenavo la Sampdoria e il segretario del PCI trovò mio padre e gli disse: «Ora il tuo figliolo non è più un comunista», e mio babbo non seppe cosa rispondere e gli disse: «Peggio per lui!» [5]
  • Per vincere, occorre sempre qualcuno che perda.[6]
  • Sono un allenatore democratico. Fisso le regole e i giocatori le rispettano.[6]
  • Volevo mangiare tonno, cipolla e fagioli ma ho preferito rinunciare alla cipolla, perché se viene Baggio bisogna avere l'alito fresco.[1]
  • In Italia è aumentata la violenza della parola, per cui in questo contesto il razzismo trova terreno fertile. E' un problema grave, ma generale, che riguarda chi racconta questo popolo, i politici come si esprimono, che riempiono i giornali. Probabilmente ci vorrebbe una censura nei confronti di chi è volgare, ignorante, chi stimola alla violenza anche con messaggi subdoli. Questo popolo ha bisogno di altre cose in questo particolare momento.[7]
  • Quando si parla di razzismo non bisogna parlare del calcio, ma di questo Paese. Un Paese che si è incattivito, ha perso il senso del rispetto degli altri, ha perso il senso del vivere comune, di rapportarsi con gli altri. Non so se sia utile chiudere le curve di fronte agli episodi di razzismo, ma credo che ci sia bisogno di un messaggio forte: tappare la bocca a chi incita alla violenza e al razzismo, a chi fa dichiarazioni in questo senso. Ne sentiamo troppe, sia in modo chiaro che subdolo. Bisognerebbe che ognuno di noi prendesse le distanze quotidianamente.[7]

Note

  1. a b Citato in Sappino, p. 2116.
  2. Citato in Flamigni.
  3. Citato in Sappino, p. 2113.
  4. Citato in Gianni Mura, Il gioco di bambole e pupazzi, la Repubblica, 7 maggio 1995, p. 41.
  5. Da una conferenza al Palazzo delle Esposizioni di Empoli, 10 novembre 2012. Video disponibile su Youtube.com.
  6. a b Citato in Sappino, p. 2112.
  7. a b Citato in Razzismo: Ulivieri, in Italia è aumentata violenza della parola, Ansa.it, 7 dicembre 2019.

Bibliografia

  • Pino Flamigni, Il derby delle parole, Erga Edizioni, Genova, 1995.
  • Marco Sappino, Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, Dalai editore, 2000. ISBN 8880898620

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