Oswald de Andrade: differenze tra le versioni

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Il mio guaio è stato l'aver preso il via attaccato alla cavezza metrica e nazionalista di due vecchi tromboni, Bilac e Coelho nepote. L'errore, quello di aver corso la stessa pista inesistente.<br />Avevo inaugurato Rio verso il 16 o i 15. Quello che mi spingeva a prendere il treno della centrale e a scrivere in francese, era, più che una qualche velleità, un viluppo di passioni. Mi seguiva ovunque, insonne e scrofoloso, Guilherme de Almeida – chi l'avrebbe detto? – la futura Marchesa di Santos del Pedro I vapore!
Il mio guaio è stato l'aver preso il via attaccato alla cavezza metrica e nazionalista di due vecchi tromboni, Bilac e Coelho nepote. L'errore, quello di aver corso la stessa pista inesistente.<br />Avevo inaugurato Rio verso il 16 o i 15. Quello che mi spingeva a prendere il treno della centrale e a scrivere in francese, era, più che una qualche velleità, un viluppo di passioni. Mi seguiva ovunque, insonne e scrofoloso, Guilherme de Almeida – chi l'avrebbe detto? – la futura Marchesa di Santos del Pedro I vapore!

===Citazioni===
*Ma io sono l'unico libero cittadino di questa famosa città, perché ho un cannone nel cortile. (p. 46)


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Oswald de Andrade

José Oswald de Andrade Souza (1890 – 1954), poeta brasiliano.

Memorie sentimentali di Giovanni Miramare[modifica]

Incipit[modifica]

A GUISA DI PREFAZIONE
Giovanni Miramare abbandona momentaneamente il giornalismo per fare il suo ingresso di uomo moderno nella spinosa carriera delle lettere. E si presenta come il prodotto improvvisato e quindi imprevisto e chissà scioccante per molti, di una indiscutibile epoca di transizione. Sì come tanks, gli aerei di bombardamento sulle città contratte dalla paura, i gas asfissianti e le terribili mine, il suo stile e la sua personalità nacquero dai clarini caotici della guerra.

Citazioni[modifica]

  • Si assume come cosa logica che lo stile degli scrittori cada di pari passo con lo sviluppo emotivo degli umani slanci. Ancorché vibri ancora, nell'intimo dell'animo mio, sui dolci accordi alessandrini di Bilac e Vicente de Carvalho, un vetusto sentimentalismo razziale, non posso non riconoscere il sacro diritto alle innovazioni, anche quando esse minaccino di polverizzare nelle loro mani erculee l'oro cementato dall'età parnassiana. vae victis! (p. 3)
  • "Memorie sentimentali" — perché negarlo? — è il vivo quadro della nostra macchina sociale che un romanziere novello tenta di scalpellare con l'impetuosa arroganza di un professionista del subconscio degli strati umani. (p. 4)

Serafino Ponte Grande[modifica]

Incipit[modifica]

Il mio guaio è stato l'aver preso il via attaccato alla cavezza metrica e nazionalista di due vecchi tromboni, Bilac e Coelho nepote. L'errore, quello di aver corso la stessa pista inesistente.
Avevo inaugurato Rio verso il 16 o i 15. Quello che mi spingeva a prendere il treno della centrale e a scrivere in francese, era, più che una qualche velleità, un viluppo di passioni. Mi seguiva ovunque, insonne e scrofoloso, Guilherme de Almeida – chi l'avrebbe detto? – la futura Marchesa di Santos del Pedro I vapore!

Citazioni[modifica]

  • Ma io sono l'unico libero cittadino di questa famosa città, perché ho un cannone nel cortile. (p. 46)

Explicit[modifica]

Negli anfratti, nella vastità dei saloni, sui casseri, al passaggio del capitano gridolini cinici ricordavano falsi pudori
– Que c'est mal ce que vous fait, Maître!
El Durasno fa scalo soltanto per comprare abacates nelle cale tropicali.


Questo libro è stato scritto dal 1929
(era di Wall Street e Cristo) all'indietro

Citazioni su Oswald de Andrade[modifica]

  • A tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade | eravamo gli ultimi cittadini liberi | di questa famosa città civile | perché avevamo un cannone nel cortile. (Fabrizio De André)

Bibliografia[modifica]

  • Oswald de Andrade, Memorie sentimentali di Giovanni Miramare (Memórias Sentimentais de João Miramar), traduzione di Giovanni Cutolo, Feltrinelli, 1970
  • Oswald de Andrade, Serafino Ponte Grande (Serafim Ponte Grande, 1971 [ed. orig. 1933]), traduzione di Daniela Ferioli, Einaudi, 1976.

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