Thomas de Quincey: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Thomas de Quincey==
==Citazioni di Thomas de Quincey==
*Non si [[fare|fa]] mai consapevolmente una cosa per l'ultima volta senza una certa tristezza nel cuore.<ref>Da ''Confessioni di un oppiomane''.</ref>
*Non si [[fare|fa]] mai consapevolmente una cosa per l'ultima volta senza una certa tristezza nel cuore.<ref>Da ''Confessioni di un oppiomane''.</ref>
*Perché se un uomo si lascia andare una volta a un assassinio, presto comincerà a non farsi grande scrupolo di rubare, e dal rubare arriverà a bere, a non rispettare il giorno festivo, e di qui all'inciviltà e alla negligenza.<ref>Da ''L'assassinio come una delle belle arti'', traduzione di [[Massimo Bontempelli]], Istituto editoriale italiano, Milano, 1916.</ref>


==''Il postale inglese''==
==''Il postale inglese''==
===[[Incipit]]===
===[[Incipit]]===
====Roberto Barbolini====
====Roberto Barbolini====
LA GLORIA DEL MOVIMENTO<br>Vent'anni o poco più, prima che io mi iscrivessi ad Oxford, Mr. Palmer, all'epoca deputato di Bath, aveva realizzato due cose molto difficili da ottenere sul nostro piccolo pianeta, la Terra, per quanto possano esser tenute in poco conto dagli eccentrici abitanti delle comete: aveva infatti inventato le diligenze postali e si era sposato con la figlia di un duca. Egli, perciò, come grand'uomo, valeva almeno il doppio di [[Galileo]], giacché questi ha certamente inventato (o scoperto, il che è la stessa cosa) i satelliti di Giove, fra tutte le cose esistenti di sicuro le più simili alle diligenze postali per ciò che riguarda le due pretese capitali di velocità e puntualità, ma, d'altro canto, ''non'' gli riuscì di sposare la figlia d'un duca.<br>
Vent'anni o poco più, prima che io mi iscrivessi ad Oxford, Mr. Palmer, all'epoca deputato di Bath, aveva realizzato due cose molto difficili da ottenere sul nostro piccolo pianeta, la Terra, per quanto possano esser tenute in poco conto dagli eccentrici abitanti delle comete: aveva infatti inventato le diligenze postali e si era sposato con la figlia di un duca. Egli, perciò, come grand'uomo, valeva almeno il doppio di [[Galileo]], giacché questi ha certamente inventato (o scoperto, il che è la stessa cosa) i satelliti di Giove, fra tutte le cose esistenti di sicuro le più simili alle diligenze postali per ciò che riguarda le due pretese capitali di velocità e puntualità, ma, d'altro canto, ''non'' gli riuscì di sposare la figlia d'un duca.
{{NDR|Thomas de Quincey, ''Il postale inglese'' (''The English Mail Coach''), traduzione di Roberto Barbolini, Cappelli editore, Bologna 1994}}


====Fruttero & Lucentini====
====Fruttero & Lucentini====
Venti e più anni prima che io entrassi a Oxford, Mr. Palmer, allora membro del Parlamento per la circoscrizione di Bath, compì due imprese una più difficile dell'altra: inventò le diligenze e sposò la figlia di un duca<ref>De Quincey paragona curiosamente l'invenzione della diligenza inglese alla scoperta dei satelliti di Giove da parte di Galileo. Conviene ricordare che [[Pascal]], da parte sua, inventò nel 1661 gli omnibus a cavalli di Parigi.</ref>.<br>
Venti e più anni prima che io entrassi a Oxford, Mr. Palmer, allora membro del Parlamento per la circoscrizione di Bath, compì due imprese una più difficile dell'altra: inventò le diligenze e sposò la figlia di un duca<ref name=f&l>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref><ref>De Quincey paragona curiosamente l'invenzione della diligenza inglese alla scoperta dei satelliti di Giove da parte di Galileo. Conviene ricordare che [[Pascal]], da parte sua, inventò nel 1661 gli omnibus a cavalli di Parigi.</ref>.
{{NDR|Thomas de Quincey, ''La diligenza inglese'' citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}


===Citazioni===
===Citazioni===
*Ogni gioia [...] anche la più rapinosa – questa è la triste legge della terra – può recare con sé dolore, o paura di soffrire. (p. 42)
*Ogni gioia [...] anche la più rapinosa – questa è la triste legge della terra – può recare con sé dolore, o paura di soffrire. (p. 42)

==''L'assassinio come una delle belle arti''==
===[[Incipit]]===
Il lettore avrà forse sentito parlare di una «Società per l'Incremento del Vizio», di un «Club Fuoco dell'Inferno» fondato nel secolo scorso da Sir Francis Dashwood, eccetera. Fu poi a Brighton, credo, che nacque una «Società per la Soppressione della Virtù», ben presto soppressa a sua volta. Ma oggi a Londra, mi spiace dirlo, ne esiste una di carattere anche più atroce, i cui membri si definiscono ''conoscitori'' dell'assassinio, ma che ben si potrebbe chiamare di ''incoraggiamento'' all'assassinio stesso<ref name=f&l />.

===Citazioni===
*[...] come potrebbe esserci pietà alcuna davanti a una tigre distrutta da un'altra tigre?
*Perché se un uomo si lascia andare una volta a un [[assassinio]], presto comincerà a non farsi grande scrupolo di rubare, e dal rubare arriverà a bere, a non rispettare il giorno festivo, e di qui all'inciviltà e alla negligenza.


==[[Incipit]] di alcune opere==
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''I delitti della Ratcliffe Highway''===
===''I delitti della Ratcliffe Highway''===
Innanzitutto qualche parola sulla scena dei delitti. La Ratcliffe Highway traversa uno dei quartieri più caotici e pericolosi della Londra portuale, nell'East End. A quei tempi poi, e cioè nel 1812, non esisteva in città altra polizia che la ''Detective Police'' di Bow Street: ammirevole certo nell'assolvimento dei suoi particolari compiti, ma del tutto inadeguata alle necessità della capitale.<ref name=f&l>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref><ref>Questo vertiginoso resoconto di un fatto di cronaca fu scritto da De Quincey quindici anni dopo ''L'assassinio come una delle belle arti'' e pubblicato come «poscritto» al medesimo.</ref>
Innanzitutto qualche parola sulla scena dei delitti. La Ratcliffe Highway traversa uno dei quartieri più caotici e pericolosi della Londra portuale, nell'East End. A quei tempi poi, e cioè nel 1812, non esisteva in città altra polizia che la ''Detective Police'' di Bow Street: ammirevole certo nell'assolvimento dei suoi particolari compiti, ma del tutto inadeguata alle necessità della capitale.<ref name=f&l /><ref>Questo vertiginoso resoconto di un fatto di cronaca fu scritto da De Quincey quindici anni dopo ''L'assassinio come una delle belle arti'' e pubblicato come «poscritto» al medesimo.</ref>

===''L'assassinio come una delle belle arti''===
Il lettore avrà forse sentito parlare di una «Società per l'Incremento del Vizio», di un «Club Fuoco dell'Inferno» fondato nel secolo scorso da Sir Francis Dashwood, eccetera. Fu poi a Brighton, credo, che nacque una «Società per la Soppressione della Virtù», ben presto soppressa a sua volta. Ma oggi a Londra, mi spiace dirlo, ne esiste una di carattere anche più atroce, i cui membri si definiscono ''conoscitori'' dell'assassinio, ma che ben si potrebbe chiamare di ''incoraggiamento'' all'assassinio stesso<ref name=f&l />.


===''Le confessioni di un mangiatore d'oppio''===
===''Le confessioni di un mangiatore d'oppio''===
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===''Suspiria de profundis''===
===''Suspiria de profundis''===
Nel 1821 come collaborazione ad un periodico e nel 1822 come volume a sé, comparvero le ''Confessioni di un oppiomane''. Scopo di quell'opera era di rivelare parte della grandiosità che è ''potenzialmente'' insita nei sogni umani. Per quanto possano essere coloro in cui questa facoltà di sognare in modo splendido esiste allo stato latente, non ve ne sono forse molti in cui essa è sviluppata. Chi parla di buoi, sognerà probabilmente buoi; e le condizioni della vita umana che aggiogano una così grande maggioranza a una quotidiana esperienza incompatibile con molta elevatezza di pensiero, spesse volte neutralizzano il tono di grandiosità nella facoltà riproduttiva del sogno anche per coloro le cui menti sono popolate di immagini solenni.
Nel 1821 come collaborazione ad un periodico e nel 1822 come volume a sé, comparvero le ''Confessioni di un oppiomane''. Scopo di quell'opera era di rivelare parte della grandiosità che è ''potenzialmente'' insita nei sogni umani. Per quanto possano essere coloro in cui questa facoltà di sognare in modo splendido esiste allo stato latente, non ve ne sono forse molti in cui essa è sviluppata. Chi parla di buoi, sognerà probabilmente buoi; e le condizioni della vita umana che aggiogano una così grande maggioranza a una quotidiana esperienza incompatibile con molta elevatezza di pensiero, spesse volte neutralizzano il tono di grandiosità nella facoltà riproduttiva del sogno anche per coloro le cui menti sono popolate di immagini solenni.<ref>Thomas de Quincey, ''Suspiria'', traduzione di Renata Barocas, Garzanti, 2018.</ref>

{{NDR|Thomas de Quincey, ''Suspiria'', traduzione di Renata Barocas, Garzanti, 2018}}


==Citazioni su Thomas De Quincey==
==Citazioni su Thomas De Quincey==
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==Bibliografia==
==Bibliografia==
*Thomas de Quincey, ''Il postale inglese'' (''The English Mail Coach''), traduzione di Roberto Barbolini, Cappelli editore, Bologna, 1994.
*Thomas de Quincey, ''Il postale inglese'', traduzione di Roberto Barbolini, Cappelli editore, Bologna, 1994.
*Thomas de Quincey, ''L'assassinio come una delle belle arti'', traduzione di [[Massimo Bontempelli]], Istituto editoriale italiano, Milano, 1916.


==Altri progetti==
==Altri progetti==

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Thomas de Quincey

Thomas de Quincey (1785 – 1859), scrittore e giornalista inglese.

Citazioni di Thomas de Quincey

  • Non si fa mai consapevolmente una cosa per l'ultima volta senza una certa tristezza nel cuore.[1]

Il postale inglese

Incipit

Roberto Barbolini

Vent'anni o poco più, prima che io mi iscrivessi ad Oxford, Mr. Palmer, all'epoca deputato di Bath, aveva realizzato due cose molto difficili da ottenere sul nostro piccolo pianeta, la Terra, per quanto possano esser tenute in poco conto dagli eccentrici abitanti delle comete: aveva infatti inventato le diligenze postali e si era sposato con la figlia di un duca. Egli, perciò, come grand'uomo, valeva almeno il doppio di Galileo, giacché questi ha certamente inventato (o scoperto, il che è la stessa cosa) i satelliti di Giove, fra tutte le cose esistenti di sicuro le più simili alle diligenze postali per ciò che riguarda le due pretese capitali di velocità e puntualità, ma, d'altro canto, non gli riuscì di sposare la figlia d'un duca.

Fruttero & Lucentini

Venti e più anni prima che io entrassi a Oxford, Mr. Palmer, allora membro del Parlamento per la circoscrizione di Bath, compì due imprese una più difficile dell'altra: inventò le diligenze e sposò la figlia di un duca[2][3].

Citazioni

  • Ogni gioia [...] anche la più rapinosa – questa è la triste legge della terra – può recare con sé dolore, o paura di soffrire. (p. 42)

L'assassinio come una delle belle arti

Incipit

Il lettore avrà forse sentito parlare di una «Società per l'Incremento del Vizio», di un «Club Fuoco dell'Inferno» fondato nel secolo scorso da Sir Francis Dashwood, eccetera. Fu poi a Brighton, credo, che nacque una «Società per la Soppressione della Virtù», ben presto soppressa a sua volta. Ma oggi a Londra, mi spiace dirlo, ne esiste una di carattere anche più atroce, i cui membri si definiscono conoscitori dell'assassinio, ma che ben si potrebbe chiamare di incoraggiamento all'assassinio stesso[2].

Citazioni

  • [...] come potrebbe esserci pietà alcuna davanti a una tigre distrutta da un'altra tigre?
  • Perché se un uomo si lascia andare una volta a un assassinio, presto comincerà a non farsi grande scrupolo di rubare, e dal rubare arriverà a bere, a non rispettare il giorno festivo, e di qui all'inciviltà e alla negligenza.

Incipit di alcune opere

I delitti della Ratcliffe Highway

Innanzitutto qualche parola sulla scena dei delitti. La Ratcliffe Highway traversa uno dei quartieri più caotici e pericolosi della Londra portuale, nell'East End. A quei tempi poi, e cioè nel 1812, non esisteva in città altra polizia che la Detective Police di Bow Street: ammirevole certo nell'assolvimento dei suoi particolari compiti, ma del tutto inadeguata alle necessità della capitale.[2][4]

Le confessioni di un mangiatore d'oppio

Spesso mi è stato chiesto come, e attraverso quali serie di passi, divenni consumatore d'oppio.[5]

Suspiria de profundis

Nel 1821 come collaborazione ad un periodico e nel 1822 come volume a sé, comparvero le Confessioni di un oppiomane. Scopo di quell'opera era di rivelare parte della grandiosità che è potenzialmente insita nei sogni umani. Per quanto possano essere coloro in cui questa facoltà di sognare in modo splendido esiste allo stato latente, non ve ne sono forse molti in cui essa è sviluppata. Chi parla di buoi, sognerà probabilmente buoi; e le condizioni della vita umana che aggiogano una così grande maggioranza a una quotidiana esperienza incompatibile con molta elevatezza di pensiero, spesse volte neutralizzano il tono di grandiosità nella facoltà riproduttiva del sogno anche per coloro le cui menti sono popolate di immagini solenni.[6]

Citazioni su Thomas De Quincey

  • De Quincey, in certe notti di minuzioso terrore, si immerse nel cuore di labirinti, ma non coniò la sua impressione di unutterable and self-repeatig infiniteis (inesprimibili e ripetentisi infinitudini) in favole paragonabili a quelle di Franz Kafka. (Jorge Luis Borges)

Note

  1. Da Confessioni di un oppiomane.
  2. a b c Citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.
  3. De Quincey paragona curiosamente l'invenzione della diligenza inglese alla scoperta dei satelliti di Giove da parte di Galileo. Conviene ricordare che Pascal, da parte sua, inventò nel 1661 gli omnibus a cavalli di Parigi.
  4. Questo vertiginoso resoconto di un fatto di cronaca fu scritto da De Quincey quindici anni dopo L'assassinio come una delle belle arti e pubblicato come «poscritto» al medesimo.
  5. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  6. Thomas de Quincey, Suspiria, traduzione di Renata Barocas, Garzanti, 2018.

Bibliografia

  • Thomas de Quincey, Il postale inglese, traduzione di Roberto Barbolini, Cappelli editore, Bologna, 1994.
  • Thomas de Quincey, L'assassinio come una delle belle arti, traduzione di Massimo Bontempelli, Istituto editoriale italiano, Milano, 1916.

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