Telesio Interlandi: differenze tra le versioni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
immagine
Riga 1: Riga 1:
[[File:La difesa della razza, anno 2 n.11, Tumminelli, Roma.jpg|thumb|''La difesa della razza'', periodico fondato e diretto da Interlandi]]
'''Telesio Interlandi''' (1894 – 1965), giornalista italiano.
'''Telesio Interlandi''' (1894 – 1965), giornalista italiano.



Versione delle 17:48, 7 mar 2020

File:La difesa della razza, anno 2 n.11, Tumminelli, Roma.jpg
La difesa della razza, periodico fondato e diretto da Interlandi

Telesio Interlandi (1894 – 1965), giornalista italiano.

Citazioni di Telesio Interlandi

  • Anche nei riguardi degli ebrei, dicono che occorre distinguere. L'ebreo va al caffè, a teatro, al cinema, traffica, chiacchiera, mormora, irride; ma che fare? Si possono bastonare gli ebrei sulla strada? Ohibò; non sarebbe civile. Civile è invece lasciarsi beffare dall'ebreo, subirne la provocazione, assistere alla sua quotidiana pacifica digestione di parassita. Vedere un ebreo comodamente a sedere in un autobus strapieno e non gettarlo dal finestrino per offrire il suo posto a una vecchia che non si regge in piedi, è prova di civiltà.[1]

Citazioni su Telesio Interlandi

  • Per molti anni ha scritto a mano, secco e perentorio, con una penna stilografica Parker nera a inchiostro verde, l'inchiostro poi prediletto da Palmiro Togliatti, e tenendosi sulle ginocchia il figlio Cesare, avvolti entrambi in una nube di fumo, il fumo di qualcuna delle cento sigarette che Interlandi padre consuma in un giorno. Da alcuni anni ha preso invece a usare la Olivetti rossa. Batte lentamente, con l'indice della mano destra coadiuvato solo di tanto in tanto dall'indice della mano sinistra. Finisce comunque rapidamente, come sempre. Secco e perentorio. È di quelli che hanno inventato il giornalismo moderno, quel fraseggiare scarno, essenziale, che mira subito al cuore dell'argomento. Sin dalla fine degli anni Venti, Leo Longanesi, che se ne intendeva più di chiunque altro, aveva scritto che di giornalisti pari a Interlandi il fascismo non ne aveva. (Giampiero Mughini)
  • Questi mezzo letteraloide e mezzo barricadero, agì con fredda malafede. Quello della razza fu per lui una carta come un'altra. Vi puntò sopra forte, convinto di aver intuito il momento buono sulla ruota della fortuna. Interlandi non credeva minimamente nell'impresa che conduceva con cinismo. Uno dei capisaldi della difesa della razza era, nella sua propaganda, l'educazione militaristica che i giovani del Littorio ricevevano il sabato pomeriggio nelle palestre della Gil[2], ma ciò nonostante fece esonerare Cesarino, suo figlio, da ogni esercitazione o disturbo del genere, perché in privato, le considerava inutili, ridicole e stupide. (Antonio Spinosa)
  • Tra i giornalisti fascisti, il leader dell'antisemitismo è Telesio Interlandi, direttore del «Tevere» e autore del volume Contra judeos. Alla sua morte, nel dopoguerra, i familiari faranno inserire nel necrologio a pagamento sui giornali la qualifica di «cavaliere di razza». Per questa gente Auschwitz, Treblinka, l'Olocausto non erano esistiti. O non erano bastati a farli vergognare. (Silvio Bertoldi)

Note

  1. Da Il Tevere del 10 novembre 1942; citato in Giampiero Mughini, A via della Mercede c'era un razzista, RCS Rizzoli Libri, Milano, 1991, ISBN 88-17-84100-5, pp. 187-188.
  2. Gioventù italiana del littorio, organizzazione giovanile fascista.

Voci correlate

Altri progetti