Eugenio Montale: differenze tra le versioni

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*Occorrono troppe vite per farne una.
*Occorrono troppe vite per farne una.
*L’ansia, la fragilità nervosa, la timidezza, la concisione nel parlare e nello scrivere, una visione prevalentemente tendente al peggio di ogni vicenda, un certo senso dell’umorismo.
*L’ansia, la fragilità nervosa, la timidezza, la concisione nel parlare e nello scrivere, una visione prevalentemente tendente al peggio di ogni vicenda, un certo senso dell’umorismo.
*Eravamo una famiglia numerosa, i miei fratelli andavano nello scagno '''[l’ufficio, in genovese]''', l’unica mia sorella frequentò l’università, per me non era il caso di parlarne. In molte famiglie esisteva il tacito accordo che il cadetto fosse dispensato dal tenere alto il buon nome della famiglia.
*Eravamo una famiglia numerosa, i miei fratelli andavano nello scagno ''[l’ufficio, in genovese]'', l’unica mia sorella frequentò l’università, per me non era il caso di parlarne. In molte famiglie esisteva il tacito accordo che il cadetto fosse dispensato dal tenere alto il buon nome della famiglia.
*L'argomento della mia poesia (...) è la condizione umana in sé considerata: non questo o quello avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio (...). Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia. (da ''Confessioni di scrittori (Intervista con se stessi)'', Milano, 1976)
*L'argomento della mia poesia (...) è la condizione umana in sé considerata: non questo o quello avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio (...). Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia. (da ''Confessioni di scrittori (Intervista con se stessi)'', Milano, 1976)
*Pensai presto, e ancora penso, che l'arte sia la forma di vita di chi veramente non vive: un compenso o un surrogato. (da ''Intenzioni. Intervista immaginaria'', Milano 1976)
*Pensai presto, e ancora penso, che l'arte sia la forma di vita di chi veramente non vive: un compenso o un surrogato. (da ''Intenzioni. Intervista immaginaria'', Milano 1976)

Versione delle 13:38, 23 ago 2005

(1896 – 1981), poeta italiano, premio Nobel per la letteratura.

  • L'uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi.
  • La morte odora di resurrezione.
  • Occorrono troppe vite per farne una.
  • L’ansia, la fragilità nervosa, la timidezza, la concisione nel parlare e nello scrivere, una visione prevalentemente tendente al peggio di ogni vicenda, un certo senso dell’umorismo.
  • Eravamo una famiglia numerosa, i miei fratelli andavano nello scagno [l’ufficio, in genovese], l’unica mia sorella frequentò l’università, per me non era il caso di parlarne. In molte famiglie esisteva il tacito accordo che il cadetto fosse dispensato dal tenere alto il buon nome della famiglia.
  • L'argomento della mia poesia (...) è la condizione umana in sé considerata: non questo o quello avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio (...). Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia. (da Confessioni di scrittori (Intervista con se stessi), Milano, 1976)
  • Pensai presto, e ancora penso, che l'arte sia la forma di vita di chi veramente non vive: un compenso o un surrogato. (da Intenzioni. Intervista immaginaria, Milano 1976)
  • Non c'è stato/nulla, assolutamente nulla dietro di noi,/e nulla abbiamo disperatamente amato più di quel nulla. ("In negativo", Quaderno di quattro anni)