Luigi Cibrario: differenze tra le versioni

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*Compiuto il tristo racconto corre naturalmente al labbro la domanda: Ma il Carmagnola meritava egli la morte? Intera, soddisfacente risposta a tale inchiesta dar si potrebbe soltanto se fossero a noi pervenute le carte della inquisizione che allora ne fu fatta. Ma gli ordini di quel tenebroso collegio {{sic|voleano}} che tali processi fossero dati alle fiamme, e de' molti che se ne fecero neppur uno se ne conserva nell'archivio di S. Marco [...]. (pp. 34-35)
*Compiuto il tristo racconto corre naturalmente al labbro la domanda: Ma il Carmagnola meritava egli la morte? Intera, soddisfacente risposta a tale inchiesta dar si potrebbe soltanto se fossero a noi pervenute le carte della inquisizione che allora ne fu fatta. Ma gli ordini di quel tenebroso collegio {{sic|voleano}} che tali processi fossero dati alle fiamme, e de' molti che se ne fecero neppur uno se ne conserva nell'archivio di S. Marco [...]. (pp. 34-35)

*Il Carmagnola sentiva molto altamente di sé, come accade per l'ordinario a quelli i quali, essendo di basso luogo saliti a grande stato, credono. d'esserne debitori più alla propria virtù che alla fortuna. (p. 35)


==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 16:27, 19 mag 2020

Luigi Cibrario

Giovanni Antonio Luigi Cibrario (1802 – 1870), storico, numismatico, magistrato e politico italiano.

La morte del conte Carmagnola

Incipit

Francesco Bussone, nato verso il 1390 di picciol sangue in Carmagnola, grossa terra del Piemonte. di cui, secondo il vezzo soldatesco, portò sempre il nome, dimostrò nella propria persona uno de' più grandi e più lagrimevoli esempli di prospera e di contraria fortuna. Datosi all'armi, dai più umili uffici si fe' col proprio valore scala ai più sublimi. Accoppiò alla valentia, alla scienza militare gran dovizia di politici accorgimenti; usò, secondo l'occasione, ora la forza, ora le vie coperte e gl'inganni; talora anche la crudeltà; ed acquistò fama di primo capitano dell'età sua.

Citazioni

  • Disceso il Carmagnola per andarsene a casa, mentre attraversava il cortile, signor Conte, gli disse uno de' gentiluomini che lo accompagnavano, venga da questa parte. Non è la strada, rispose il Carmagnola; anzi è la via dritta, replicò l'altro, e in quel punto sbucarono gli sgherri e lo sospinsero nelle prigioni che un breve ponte, chiamato con infelicissimo augurio ponte de' sospiri, congiunge al palazzo ducale [di Venezia]. Dicesi che a quell'atto travedesse quel misero il fato che gli soprastava, e sclamasse: son morto. (p. 24)
  • La crudel sentenza [di morte] ebbe sollecita esecuzione. Comparve in sulla piazza il misero Conte colle mani legate dietro le spalle, e col bavaglio in bocca, custodito dal capitano delle carceri, e dai quattro padroni di nave che gli avean fatto la guardia in prigione. Il popolo accorso in gran folla al miserando spettacolo vedea con infinita pietà quel grande infelice che, pochi anni prima, avea veduto uscir trionfante tra i voti ed i plausi del popolo sulla medesima piazza, dopo d'aver ricevuto il gonfalon di S. Marco [...]. (p. 32)
  • La testa del Carmagnola cadde al terzo colpo di scure, fra le due famose colonne al lido del mare; ed insanguinò le marmoree soglie su cui meno d'un mese prima egli solo, securo, senza sospetto, avea messo piede a guisa più di trionfator che di reo. (p. 33)
  • Compiuto il tristo racconto corre naturalmente al labbro la domanda: Ma il Carmagnola meritava egli la morte? Intera, soddisfacente risposta a tale inchiesta dar si potrebbe soltanto se fossero a noi pervenute le carte della inquisizione che allora ne fu fatta. Ma gli ordini di quel tenebroso collegio voleano che tali processi fossero dati alle fiamme, e de' molti che se ne fecero neppur uno se ne conserva nell'archivio di S. Marco [...]. (pp. 34-35)
  • Il Carmagnola sentiva molto altamente di sé, come accade per l'ordinario a quelli i quali, essendo di basso luogo saliti a grande stato, credono. d'esserne debitori più alla propria virtù che alla fortuna. (p. 35)

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