Alessandro Portelli: differenze tra le versioni

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Alessandro Portelli (1942 - vivente), accademico, critico musicale, blogger ed anglista italiano.
Alessandro Portelli (1942 - vivente), accademico, critico musicale, blogger ed anglista italiano.

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*{{NDR|Sulla rimozione dei monumenti}} Non ci sono statue di [[Adolf Hitler|Hitler]] in Germania. Eppure se lo ricordano benissimo.<ref name="statue">Da [https://ilmanifesto.it/le-statue-della-vergogna-celebrano-il-passato-ipotecando-il-presente/ ''Le statue della vergogna. Celebrano il passato, ipotecando il presente''], ''IlManifesto.it'', 12 giugno 2020.</ref>
*{{NDR|Sulla rimozione dei monumenti}} Non ci sono statue di [[Adolf Hitler|Hitler]] in Germania. Eppure se lo ricordano benissimo.<ref name="statue">Da [https://ilmanifesto.it/le-statue-della-vergogna-celebrano-il-passato-ipotecando-il-presente/ ''Le statue della vergogna. Celebrano il passato, ipotecando il presente''], ''IlManifesto.it'', 12 giugno 2020.</ref>

Versione delle 16:08, 16 giu 2020

Alessandro Portelli (1942 - vivente), accademico, critico musicale, blogger ed anglista italiano.


Citazioni in ordine temporale.

  • [Sulla rimozione dei monumenti] Non ci sono statue di Hitler in Germania. Eppure se lo ricordano benissimo.[1]
  • [Sulla rimozione dei monumenti] Un monumento esiste perché qualcuno l’ha eretto, e l’ha eretto con qualche intenzione: è un messaggio, un segno di quelle intenzioni. Così, quasi tutte le statue dei gerarchi sudisti sono state erette a cavallo del ‘900 per sancire il consolidamento della segregazione razziale, o ancora negli anni ’50 come reazione al movimento per i diritti civili (allo stesso modo, intitolare oggi strade a Giorgio Almirante non serve a ricordare un discutibile passato, ma a proporne la continuità e il ritorno). Queste icone, lungi dallo svolgere una funzione di storia e memoria, impongono una sola memoria su tutte le altre, congelano la storia in un passato monumentale e negano tutta la storia che è venuta dopo.[1]
  • [Sulla rimozione dei monumenti] La differenza sta nel tempo – non nel tempo trascorso ma nel tempo presente. [...] Di Giulio Cesare e Traiano mi preoccuperei se qualcuno adesso progettasse di invadere la Gallia o impadronirsi della Dacia (e infatti di loro si è ampiamente servito l’Impero Fascista quando voleva rinnovare i fasti di Roma Imperiale). Posso un po’ faticosamente convivere con Corso Regina Margherita o piazza Vittorio perché nessuno pensa seriamente di far tornare il re; ma è più difficile convivere con «Mussolini Dux» perché non solo serve a celebrare quel passato, ma legittima adesso i fascisti che poi trovo dentro lo stadio, Forza Nuova, Casa Pound, Fratelli d’Italia, ed è adesso che mi fa paura.[1]

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