Elio Petri: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Elio Petri==
==Citazioni di Elio Petri==
*Anche il rapporto degli artisti con il denaro è diverso da quello istituzionale: essi non producono per guadagnare, ma guadagnano perché producono e questo si può dire anche di artisti corrotti o ricchissimi. L'arte è superflua. [...] Essi dilatano ogni istante della loro esistenza, come i sognatori.<ref name=Rossi/>
*L'[[intellettuale]] è uno studioso, qualcuno ''dressé'' per esserlo, qualcuno che paradossalmente è stato tarato proprio nell'intelletto, per esserlo, e che opera essenzialmente con la ragione, che è poi una ragione ''iper-dressé'', iper-alimentata e, in definitiva, iper-amata.<ref name=Rossi>Citato in Alfredo Rossi, ''Elio Petri e il cinema politico italiano'', Mimesis Edizioni, Milano, 2015, p. 31. ISBN 9788857529561</ref>
*Il [[Neorealismo]], se non è inteso come vasta esigenza di ricerca e di indagine, ma come vera e propria tendenza poetica, non ci interessa più (...) Occorre fare i conti con i miti moderni, con le incoerenze, con la corruzione, con gli esempi splendidi di eroismi inutili, con i sussulti della morale: occorre sapere e potere rappresentare tutto ciò.
*I miei testi li trovavo nelle sezioni del partito comunista e sui carrettini dei libri usati. I miei eroi: [[Totò]], [[Humphrey Bogart|Bogart]] e [[Stendhal#Il rosso e il nero|Julien Sorel]].<ref name=Rossi/>
*I miei testi li trovavo nelle sezioni del partito comunista e sui carrettini dei libri usati. I miei eroi: [[Totò]], [[Humphrey Bogart|Bogart]] e [[Stendhal#Il rosso e il nero|Julien Sorel]].<ref name=Rossi/>
*La libertà di espressione va difesa per quello che essa fondamentalmente rappresenta: il diritto degli artisti di esprimersi e di indagare criticamente sul corpo della realtà in cui vivono, qualunque sia la società in cui vivano.<ref>"Città aperta", 1, 25 maggio 1957, in Elio Petri, ''Scritti di cinema e di vita'', a cura di J.A. Gili, p. 33, Bulzoni Editore, 2007</ref>
*L'[[intellettuale]] è uno studioso, qualcuno ''dressé'' per esserlo, qualcuno che paradossalmente è stato tarato proprio nell'intelletto, per esserlo, e che opera essenzialmente con la ragione, che è poi una ragione ''iper-dressé'', iper-alimentata e, in definitiva, iper-amata.<ref name=Rossi>Citato in Alfredo Rossi, ''Elio Petri e il cinema politico italiano'', Mimesis Edizioni, Milano, 2015, p. 31. ISBN 9788857529561</ref>
*Un intellettuale è qualcuno che si fa in serra, le cose gliele raccontano, la sua soggettività non è mai in gioco, e sarà sempre se stesso, senza dubbi, anche ove ponesse in dubbio tutto intero il suo stare in serra, vive per la sua funzione e la tiene bene al riparo dalla vita.<ref name=Rossi/>
*Un intellettuale è qualcuno che si fa in serra, le cose gliele raccontano, la sua soggettività non è mai in gioco, e sarà sempre se stesso, senza dubbi, anche ove ponesse in dubbio tutto intero il suo stare in serra, vive per la sua funzione e la tiene bene al riparo dalla vita.<ref name=Rossi/>
*Anche il rapporto degli artisti con il denaro è diverso da quello istituzionale: essi non producono per guadagnare, ma guadagnano perché producono e questo si può dire anche di artisti corrotti o ricchissimi. L'arte è superflua. [...] Essi dilatano ogni istante della loro esistenza, come i sognatori.<ref name=Rossi/>
*Il Neorealismo, se non è inteso come vasta esigenza di ricerca e di indagine, ma come vera e propria tendenza poetica, non ci interessa più (...) Occorre fare i conti con i miti moderni, con le incoerenze, con la corruzione, con gli esempi splendidi di eroismi inutili, con i sussulti della morale: occorre sapere e potere rappresentare tutto ciò.


==Note==
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Versione delle 14:14, 9 ago 2020

Un fotogramma da Todo modo, di Elio Petri

Elio Petri, nato Eraclio Petri (1929 – 1982), regista e sceneggiatore italiano.

Citazioni di Elio Petri

  • Anche il rapporto degli artisti con il denaro è diverso da quello istituzionale: essi non producono per guadagnare, ma guadagnano perché producono e questo si può dire anche di artisti corrotti o ricchissimi. L'arte è superflua. [...] Essi dilatano ogni istante della loro esistenza, come i sognatori.[1]
  • Il Neorealismo, se non è inteso come vasta esigenza di ricerca e di indagine, ma come vera e propria tendenza poetica, non ci interessa più (...) Occorre fare i conti con i miti moderni, con le incoerenze, con la corruzione, con gli esempi splendidi di eroismi inutili, con i sussulti della morale: occorre sapere e potere rappresentare tutto ciò.
  • I miei testi li trovavo nelle sezioni del partito comunista e sui carrettini dei libri usati. I miei eroi: Totò, Bogart e Julien Sorel.[1]
  • La libertà di espressione va difesa per quello che essa fondamentalmente rappresenta: il diritto degli artisti di esprimersi e di indagare criticamente sul corpo della realtà in cui vivono, qualunque sia la società in cui vivano.[2]
  • L'intellettuale è uno studioso, qualcuno dressé per esserlo, qualcuno che paradossalmente è stato tarato proprio nell'intelletto, per esserlo, e che opera essenzialmente con la ragione, che è poi una ragione iper-dressé, iper-alimentata e, in definitiva, iper-amata.[1]
  • Un intellettuale è qualcuno che si fa in serra, le cose gliele raccontano, la sua soggettività non è mai in gioco, e sarà sempre se stesso, senza dubbi, anche ove ponesse in dubbio tutto intero il suo stare in serra, vive per la sua funzione e la tiene bene al riparo dalla vita.[1]

Note

  1. a b c d Citato in Alfredo Rossi, Elio Petri e il cinema politico italiano, Mimesis Edizioni, Milano, 2015, p. 31. ISBN 9788857529561
  2. "Città aperta", 1, 25 maggio 1957, in Elio Petri, Scritti di cinema e di vita, a cura di J.A. Gili, p. 33, Bulzoni Editore, 2007

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