Bione di Boristene: differenze tra le versioni

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'''Bione di Boristene''' (III sec. a.C.), filosofo greco.
'''Bione di Boristene''' (III sec. a.C.), filosofo greco.


*Chi è [[Giovinezza e senilità|giovine]] usa la forza, ma [[Giovinezza e senilità|invecchiando]] vale per la prudenza.<ref name=§50>Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 50.</ref>
*È impossibile piacere alla [[Massa|moltitudine]], se non diventando un pasticcio, o del vino dolce.<ref>Citato in [[Giacomo Leopardi]], ''Pensieri'', [[s:Pensieri (Leopardi)/LIII|§ LIII]], a cura di Marilena Salvarezza, Biblioteca Italiana Tascabile, Milano, 1995.</ref>
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*Facile è la discesa all'Inferno.
*Facile la via dell'[[inferno]], perché vi si va a chiusi occhi.<ref>Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 49.</ref>
:''Facilis descensus Averni.''<ref>Citato con traduzione in Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'', Ulrico Hoepli, Milano, 1921, [[s:Pagina:Chi l'ha detto.djvu/158|p. 126]].</ref>
*I più travagliati di tutti, sono quelli che cercano le maggiori felicità.<ref>Citato in Giacomo Leopardi, ''Detti memorabili di Filippo Ottonieri'', in ''Operette morali'', a cura di Alessandro Donati, Laterza, Bari, 1928, [[s:Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/146|p. 140]]</ref>
*È impossibile piacere alla [[Massa|moltitudine]], se non diventando un pasticcio, o del vino dolce.<ref>Citato in [[Giacomo Leopardi]], ''Pensieri'', [[s:Pensieri (Leopardi)/LIII|LIII]], a cura di Marilena Salvarezza, Biblioteca Italiana Tascabile, Milano, 1995.</ref>
*Gran [[male]] il non poter sopportare il male.<ref name=§48>Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 48.</ref>
*I più [[Felicità e infelicità|travagliati]] di tutti, sono quelli che cercano le maggiori [[Felicità e infelicità|felicità]].<ref>Citato in Giacomo Leopardi, ''Detti memorabili di Filippo Ottonieri'', VI, in ''Operette morali'', a cura di Alessandro Donati, Laterza, Bari, 1928, [[s:Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/146|p. 140]].</ref>
*Istoltissima cosa è che il Re, nel pianto, a sé i capelli isvelga, come se il dolore si alleggerisse pel farsi calvo.<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], ''[https://books.google.it/books?id=_xI-AQAAMAAJ Quistioni tusculane]'', traduzione di anonimo toscano cinquecentesco, a cura di Michele dello Russo, Stamperia del Diogene, Napoli, 1851, p. 123.</ref>
*Istoltissima cosa è che il Re, nel pianto, a sé i capelli isvelga, come se il dolore si alleggerisse pel farsi calvo.<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], ''[https://books.google.it/books?id=_xI-AQAAMAAJ Quistioni tusculane]'', traduzione di anonimo toscano cinquecentesco, a cura di Michele dello Russo, Stamperia del Diogene, Napoli, 1851, p. 123.</ref>
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*{{NDR|Biasimato di non procacciarsi {{Sic|un}} amante giovane}} Non si può prendere coll'amo il cacio molle.<ref>Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 47.</ref>
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==Note==
==Note==
<references />
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==Bibliografia==
*Diogene Laerzio, ''[https://books.google.it/books?id=FyoVAAAAQAAJ Le vite dei filosofi]'', traduzione di Luigi Lechi, Molina, Milano, 1842.


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Versione delle 11:40, 9 set 2020

Bione di Boristene (III sec. a.C.), filosofo greco.

  • Chi è giovine usa la forza, ma invecchiando vale per la prudenza.[1]
  • [A proposito di un ricco spilorcio] Costui non possiede la roba, ma la roba lui.[1]
  • Facile la via dell'inferno, perché vi si va a chiusi occhi.[2]
  • È impossibile piacere alla moltitudine, se non diventando un pasticcio, o del vino dolce.[3]
  • Gran male il non poter sopportare il male.[4]
  • I più travagliati di tutti, sono quelli che cercano le maggiori felicità.[5]
  • Istoltissima cosa è che il Re, nel pianto, a sé i capelli isvelga, come se il dolore si alleggerisse pel farsi calvo.[6]
  • [Sulla ricchezza] Nerbo degli affari.[4]
  • [Biasimato di non procacciarsi un amante giovane] Non si può prendere coll'amo il cacio molle.[7]
  • Tanto la prudenza vince l'altre virtù, quanto la vista gli altri sensi.[8]
  • [Sulla presunzione] Un impedimento al progresso.[1]

Note

  1. a b c Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 50.
  2. Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 49.
  3. Citato in Giacomo Leopardi, Pensieri, LIII, a cura di Marilena Salvarezza, Biblioteca Italiana Tascabile, Milano, 1995.
  4. a b Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 48.
  5. Citato in Giacomo Leopardi, Detti memorabili di Filippo Ottonieri, VI, in Operette morali, a cura di Alessandro Donati, Laterza, Bari, 1928, p. 140.
  6. Marco Tullio Cicerone, Quistioni tusculane, traduzione di anonimo toscano cinquecentesco, a cura di Michele dello Russo, Stamperia del Diogene, Napoli, 1851, p. 123.
  7. Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 47.
  8. Citato in Diogene Laerzio, VII, III, 51.

Bibliografia

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