Marco Giunio Bruto: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Marco Giunio Bruto==
==Citazioni di Marco Giunio Bruto==
*È meglio, in verità, non [[comandare]] nessuno che servire qualcuno: perché senza comandare è concesso vivere onestamente, in [[servitù]] non c'è possibilità di vivere.<ref>Frammento del discorso ''Sulla dittatura di Pompeo''; citato in [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], ''L'istituzione oratoria'', traduzione di Rino Faranda, UTET, Torino, 1968, 9, 3, 95.</ref>
*È meglio, in verità, non [[comandare]] nessuno che servire qualcuno: perché senza comandare è concesso vivere onestamente, in [[servitù]] non c'è possibilità di vivere.<ref>Frammento del discorso ''Sulla dittatura di Pompeo''; citato in [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], ''L'istituzione oratoria'', traduzione di Rino Faranda, UTET, Torino, 1968, 9, 3, 95.</ref>
*O [[virtù]] miserabile, eri una parola nuda, e io ti seguiva come tu fossi una cosa; ma tu sottostavi alla fortuna.<ref>Sentenza tramandata da [[Cassio Dione]]. Citato in [[Giacomo Leopardi]], ''Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte'', in ''Opere di Giacomo Leopardi'', vol. II, Le Monnier, 1865, [https://books.google.it/books?id=X7tDAQAAMAAJ&pg=PA95#v=onepage&q&f=false p. 95].</ref>


==Citazioni su Marco Giunio Bruto==
==Citazioni su Marco Giunio Bruto==

Versione delle 10:43, 15 set 2020

Marco Giunio Bruto

Marco Giunio Bruto (85 a.C. – 42 a.C.), politico e oratore romano.

Citazioni di Marco Giunio Bruto

  • È meglio, in verità, non comandare nessuno che servire qualcuno: perché senza comandare è concesso vivere onestamente, in servitù non c'è possibilità di vivere.[1]
  • O virtù miserabile, eri una parola nuda, e io ti seguiva come tu fossi una cosa; ma tu sottostavi alla fortuna.[2]

Citazioni su Marco Giunio Bruto

  • [Ultime parole] Anche tu Bruto, figlio mio? (Gaio Giulio Cesare)
  • Da ogne bocca dirompea co' denti | un peccatore, a guisa di maciulla, | sì che tre ne facea così dolenti. || A quel dinanzi il mordere era nulla | verso 'l graffiar, che talvolta la schiena | rimanea de la pelle tutta brulla. || "Quell'anima là sù c'ha maggior pena", | disse 'l maestro, "è Giuda Scarïotto, | che 'l capo ha dentro e fuor le gambe mena. || De li altri due c' hanno il capo di sotto, | quel che pende dal nero ceffo è Bruto: | vedi come si storce, e non fa motto!; || e l'altro è Cassio, che par sì membruto". (Dante Alighieri, Divina Commedia)

Note

  1. Frammento del discorso Sulla dittatura di Pompeo; citato in Quintiliano, L'istituzione oratoria, traduzione di Rino Faranda, UTET, Torino, 1968, 9, 3, 95.
  2. Sentenza tramandata da Cassio Dione. Citato in Giacomo Leopardi, Comparazione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto vicini a morte, in Opere di Giacomo Leopardi, vol. II, Le Monnier, 1865, p. 95.

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