Steve Della Casa: differenze tra le versioni

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==''Geografia del western all'italiana''==
==''Geografia del western all'italiana''==
*È [[Sergio Leone]] il primo italiano a recarsi ad [[Almerìa]], reso edotto dai suoi colleghi spagnoli che in quelle lande hanno già iniziato da un paio di anni ad ambientare storie di frontiera. Almerìa è una zona semidesertica dove non esistevano insediamenti, al punto che si poteva veramente inquadrare con la cinepresa l'intero orizzonte. In più, girare in Spagna costava poco perché c'erano società (come la Copercines) che organizzavano le coproduzioni proprio mettendo a disposizione quel set. Leone, poi, potrà realizzare il sogno di tutti i ''westerner'' di casa nostra e girare finalmente nella ''Monument Valley'', ma Almerìa diventerà il posto più naturale dove realizzare uno [[western all'italiana|spaghetti western]] tanto che (a detta del suo stesso scopritore) «a un certo punto divennero necessari i semafori per coordinare l'accesso delle varie troupes». (pp. 27 e 29)
*È [[Sergio Leone]] il primo italiano a recarsi ad [[Almería]], reso edotto dai suoi colleghi spagnoli che in quelle lande hanno già iniziato da un paio di anni ad ambientare storie di frontiera. Almería è una zona semidesertica dove non esistevano insediamenti, al punto che si poteva veramente inquadrare con la cinepresa l'intero orizzonte. In più, girare in Spagna costava poco perché c'erano società (come la Copercines) che organizzavano le coproduzioni proprio mettendo a disposizione quel set. Leone, poi, potrà realizzare il sogno di tutti i ''westerner'' di casa nostra e girare finalmente nella ''Monument Valley'', ma Almerìa diventerà il posto più naturale dove realizzare uno [[western all'italiana|spaghetti western]] tanto che (a detta del suo stesso scopritore) «a un certo punto divennero necessari i semafori per coordinare l'accesso delle varie troupes». (pp. 27 e 29)
*Un capitolo a sé meritano i villaggi western, collocabili a metà tra il problema degli interni e quello degli esterni. Se ad [[Almerìa]] il villaggio reso famoso ''[[Per un pugno di dollari]]'' è ancora là ed è meta di pellegrinaggio per cinefili ma anche per comuni turisti, i grandi studi romani avevano tutti il proprio villaggio prefabbricato nel quale adattare le vicende [...]. (p. 29)
*Un capitolo a sé meritano i villaggi western, collocabili a metà tra il problema degli interni e quello degli esterni. Se ad [[Almería]] il villaggio reso famoso ''[[Per un pugno di dollari]]'' è ancora là ed è meta di pellegrinaggio per cinefili ma anche per comuni turisti, i grandi studi romani avevano tutti il proprio villaggio prefabbricato nel quale adattare le vicende [...]. (p. 29)
*Insomma, la geografia del [[western all'italiana]] svela soprattutto il metodo di lavorazione. Si lavorava in fretta, per sfruttare il momento, senza troppo tempo per pensare: ma, al tempo stesso, c'era una grande intelligenza, paragonabile a quella che ha prodotto le ricette della cucina povera. Nella geografia del western italiano, si annida dunque la creatività che ha reso grande e mitico il periodo d'oro del nostro cinema, gli anni Sessanta. (p. 31)
*Insomma, la geografia del [[western all'italiana]] svela soprattutto il metodo di lavorazione. Si lavorava in fretta, per sfruttare il momento, senza troppo tempo per pensare: ma, al tempo stesso, c'era una grande intelligenza, paragonabile a quella che ha prodotto le ricette della cucina povera. Nella geografia del western italiano, si annida dunque la creatività che ha reso grande e mitico il periodo d'oro del nostro cinema, gli anni Sessanta. (p. 31)



Versione delle 19:22, 1 gen 2021

Steve Della Casa

Stefano Della Casa, noto come Steve Della Casa (1953 – vivente), critico cinematografico e direttore artistico italiano.

Citazioni di Stefano Della Casa

  • Ha distrutto i cliché della fiction tradizionale italiana, annientandone i luoghi comuni. Senza Boris non avremmo avuto sulla Rai cose come Tutti pazzi per amore o È arrivata la felicità. È avanguardia diventata cultura dominante, ha avuto lo stesso impatto che il Futurismo ebbe sulla comunicazione degli Anni 20.[1]

Geografia del western all'italiana

  • È Sergio Leone il primo italiano a recarsi ad Almería, reso edotto dai suoi colleghi spagnoli che in quelle lande hanno già iniziato da un paio di anni ad ambientare storie di frontiera. Almería è una zona semidesertica dove non esistevano insediamenti, al punto che si poteva veramente inquadrare con la cinepresa l'intero orizzonte. In più, girare in Spagna costava poco perché c'erano società (come la Copercines) che organizzavano le coproduzioni proprio mettendo a disposizione quel set. Leone, poi, potrà realizzare il sogno di tutti i westerner di casa nostra e girare finalmente nella Monument Valley, ma Almerìa diventerà il posto più naturale dove realizzare uno spaghetti western tanto che (a detta del suo stesso scopritore) «a un certo punto divennero necessari i semafori per coordinare l'accesso delle varie troupes». (pp. 27 e 29)
  • Un capitolo a sé meritano i villaggi western, collocabili a metà tra il problema degli interni e quello degli esterni. Se ad Almería il villaggio reso famoso Per un pugno di dollari è ancora là ed è meta di pellegrinaggio per cinefili ma anche per comuni turisti, i grandi studi romani avevano tutti il proprio villaggio prefabbricato nel quale adattare le vicende [...]. (p. 29)
  • Insomma, la geografia del western all'italiana svela soprattutto il metodo di lavorazione. Si lavorava in fretta, per sfruttare il momento, senza troppo tempo per pensare: ma, al tempo stesso, c'era una grande intelligenza, paragonabile a quella che ha prodotto le ricette della cucina povera. Nella geografia del western italiano, si annida dunque la creatività che ha reso grande e mitico il periodo d'oro del nostro cinema, gli anni Sessanta. (p. 31)

Note

  1. Citato in Roberto Pavanello, Dieci anni fa la rivoluzione "Boris", che potrebbe tornare, La Stampa.it, 3 aprile 2017

Filmografia

Bibliografia

  • Stefano Della Casa, Geografia del western all'italiana, in C'era una volta il western all'italiana Miti e protagonisti, a cura di Roberto Festi, Stampalith, Trento, 2001, pp. 27-31.

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