Simon Critchley: differenze tra le versioni

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*[...] ogni generazione deve reinventare i [[classico|classici]]. Io credo che ogni generazione debba assumersi la responsabilità di impegnarsi in questa reinvenzione. (p. 10)
*[...] ogni generazione deve reinventare i [[classico|classici]]. Io credo che ogni generazione debba assumersi la responsabilità di impegnarsi in questa reinvenzione. (p. 10)
*Qualcuno ci parla, ma non sentiamo nulla. E ci ostiniamo a procedere con sconfinato narcisismo nella nostra autogiustificazione, a base di aggiornamenti Facebook e post su Instagram. (p. 18)
*Qualcuno ci parla, ma non sentiamo nulla. E ci ostiniamo a procedere con sconfinato narcisismo nella nostra autogiustificazione, a base di aggiornamenti Facebook e post su Instagram. (p. 18)
*Nella loro qualità di istituzioni pubbliche della città, [[democrazia]] e [[teatro]] hanno fra loro un implicito legame: entrambi concorrono a favorire l'avvento della [[tiranno|tirannide]]. (p. 27)
*Molto spesso al centro della tragedia c'è la legge, e non bisogna dimenticare che il [[tribunale]] è anche un teatro, ancora oggi. (p. 29)
*[...] la [[ragione]], pur restando essenziale, gode di un potere decisamente limitato, tanto che deve appoggiarsi alla retorica e alla persuasione e ha serie probabilità di fallire. (p. 30)
*Il rapporto dell'uomo con il mondo è un matrimonio di convenienza o un processo di adattamento, non orchestrato nell'alto dei cieli o dalla natura, ma formatosi sul banco da macelleria della storia. (p. 75)
*Data l'evidente limitatezza dell'intelligenza umana e data la brevità della vita, forse dovremmo davvero accantonare la questione di Dio, o degli dèi. (p. 103)
*[...] se effettivamente la [[parola]] è, come dice [[Gorgia]], un potente signore, il [[linguaggio]] tuttavia opera sempre secondo strutture di negazione che erodono quel potere. Il potente signore, insomma, è anche un servo incatenato. (p. 115)
*La [[logologia]] non è una nuova superontologia, ma, in ultima istanza, il demolirsi del linguaggio stesso. (pp. 115-116)


==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 20:02, 6 gen 2021

Simon Critchley

Simon Critchley (1960 – vivente), filosofo britannico.

A lezione dagli antichi

Incipit

La tragedia dà voce a ciò che in noi è perituro, fragile, in lento movimento. In un mondo caratterizzato dall'incontenibile velocità e dall'incessante accelerazione di flussi d'informazione che favoriscono l'amnesia e fomentano una sete inestinguibile di futuro a breve termine — un futuro apparentemente garantito dal culti dei nuovi, artificiali dèi della tecnologia —, la tragedia ci offre l'occasione di tirare il freno d'emergenza.

Citazioni

  • La tragedia è, a mio avviso, la linfa dello scetticismo, e quest'ultimo è l'indice di un certo orientamento morale rispetto al mondo, un orientamento che sembra emergere dal disorientamento di chi non sa come agire. (p. 9)
  • [...] ogni generazione deve reinventare i classici. Io credo che ogni generazione debba assumersi la responsabilità di impegnarsi in questa reinvenzione. (p. 10)
  • Qualcuno ci parla, ma non sentiamo nulla. E ci ostiniamo a procedere con sconfinato narcisismo nella nostra autogiustificazione, a base di aggiornamenti Facebook e post su Instagram. (p. 18)
  • Nella loro qualità di istituzioni pubbliche della città, democrazia e teatro hanno fra loro un implicito legame: entrambi concorrono a favorire l'avvento della tirannide. (p. 27)
  • Molto spesso al centro della tragedia c'è la legge, e non bisogna dimenticare che il tribunale è anche un teatro, ancora oggi. (p. 29)
  • [...] la ragione, pur restando essenziale, gode di un potere decisamente limitato, tanto che deve appoggiarsi alla retorica e alla persuasione e ha serie probabilità di fallire. (p. 30)
  • Il rapporto dell'uomo con il mondo è un matrimonio di convenienza o un processo di adattamento, non orchestrato nell'alto dei cieli o dalla natura, ma formatosi sul banco da macelleria della storia. (p. 75)
  • Data l'evidente limitatezza dell'intelligenza umana e data la brevità della vita, forse dovremmo davvero accantonare la questione di Dio, o degli dèi. (p. 103)
  • [...] se effettivamente la parola è, come dice Gorgia, un potente signore, il linguaggio tuttavia opera sempre secondo strutture di negazione che erodono quel potere. Il potente signore, insomma, è anche un servo incatenato. (p. 115)
  • La logologia non è una nuova superontologia, ma, in ultima istanza, il demolirsi del linguaggio stesso. (pp. 115-116)

Bibliografia

  • Simon Critchley, A lezione dagli antichi. Comprendere il mondo in cui viviamo attraverso la tragedia greca, traduzione di Luca Vanni, Mondadori, Milano, 2020. ISBN 978-88-04-72167-3

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