In memoria di me: differenze tra le versioni

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==Frasi==
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*Lei è qui per provare l'Ordine, come l'Ordine vuole provare lei. ('''Padre superiore''')
*Lei è qui per provare l'Ordine, come l'Ordine vuole provare lei. ('''Padre superiore''') {{NDR|ad Andrea}}
*«È grande non subire passione da parte delle cose, ma è ancora più grande restare impassibili di fronte alle loro immagini». [[Massimo il Confessore]] vuole dirci che quello che ci ferisce nella vita sono solo immagini, non è la realtà. Quando per esempio attraversiamo un momento d'angoscia, dopo quando passa diciamo che non era nulla, perché era appunto il nulla ciò che ci angosciava. Era solo l'apparenza e non la realtà delle cose. Per questo vi dico: anche se soffrite, imparate a dissimularlo. Allenatevi a restare impassibili, a non mostrare i vostri tormenti. E vedrete che col tempo questo diventerà per voi come un'abitudine interiore. Un giorno, nel deserto egiziano, un giovane andò da un monaco a chiedergli se poteva diventare suo discepolo. Il monaco allora gli disse che come primo compito doveva mettersi di fronte a delle statue e poi insultarle. E poi doveva tornare da loro a chiedergli perdono. Il giovane partì, ma quando tornò dal monaco gli disse: «Io ho fatto quello che tu mi hai chiesto di fare, ma le statue sono rimaste impassibili». «Ecco», gli disse il monaco, «torna da me quando sarai come quelle statue». La nostra mèta è diventare indifferenti a tutto. Per quello che dipende da noi, non dobbiamo desiderare la ricchezza più della povertà, la salute più della malattia, il successo più del disprezzo, o una vita più lunga rispetto a una più breve. Chi è qui come voi cerca e desidera solo ciò che lo può portare al fine per cui è stato creato: la somiglianza con Dio. ('''Padre maestro''')
*«È grande non subire passione da parte delle cose, ma è ancora più grande restare impassibili di fronte alle loro immagini». [[Massimo il Confessore]] vuole dirci che quello che ci ferisce nella vita sono solo immagini, non è la realtà. Quando per esempio attraversiamo un momento d'angoscia, dopo quando passa diciamo che non era nulla, perché era appunto il nulla ciò che ci angosciava. Era solo l'apparenza e non la realtà delle cose. Per questo vi dico: anche se soffrite, imparate a dissimularlo. Allenatevi a restare impassibili, a non mostrare i vostri tormenti. E vedrete che col tempo questo diventerà per voi come un'abitudine interiore. Un giorno, nel deserto egiziano, un giovane andò da un monaco a chiedergli se poteva diventare suo discepolo. Il monaco allora gli disse che come primo compito doveva mettersi di fronte a delle statue e poi insultarle. E poi doveva tornare da loro a chiedergli perdono. Il giovane partì, ma quando tornò dal monaco gli disse: «Io ho fatto quello che tu mi hai chiesto di fare, ma le statue sono rimaste impassibili». «Ecco», gli disse il monaco, «torna da me quando sarai come quelle statue». La nostra mèta è diventare indifferenti a tutto. Per quello che dipende da noi, non dobbiamo desiderare la ricchezza più della povertà, la salute più della malattia, il successo più del disprezzo, o una vita più lunga rispetto a una più breve. Chi è qui come voi cerca e desidera solo ciò che lo può portare al fine per cui è stato creato: la somiglianza con Dio. ('''Padre maestro''')
*Signore. Chi conosce il proprio peccato è più grande di chi resuscitò un morto. Chi piange un'ora su se stesso, è più grande di chi ammaestra il mondo intero. Chi conosce la propria debolezza, è più grande di chi vede un angelo. Chi segue Cristo nel segreto, è più grande di chi gode molta fama nelle chiese. Nessuno può conoscere il proprio peccato, senza contemporaneamente conoscere Dio. Non prima o dopo, ma nel medesimo istante, in una sola identica intuizione di grazia. ('''Fausto''')
*Sopportare quello che siamo è la prima carità. ('''Padre superiore''')
*Sopportare quello che siamo è la prima carità. ('''Padre superiore''')
*Perché sei venuto? Per dirmi che vuoi essere libero? Lo sei sempre stato qui dentro. Tu mi guardi con orgoglio, eppure sappi che anche io ho corso un tempo dietro alla libertà che tu ami. La tua libertà è una libertà disperata, che grida contro il vuoto del cielo. Cristo, invece, non è sceso dalla croce. Non ha costretto l'uomo a credere e ad essere schiavo di un Dio potente. Si è lasciato assassinare per dargli la libertà di credergli o non credergli, di amarlo o di rifiutarlo. Ha chiesto all'uomo una fede libera, un amore libero. Ma Cristo ha stimato troppo l'umanità. E l'umanità non vuole essere libera, ma schiava. E allora noi, noi più di ogni altro, abbiamo scelto la sua libertà. Noi, solo noi, abbiamo il diritto di insegnare che non è la libera decisione del cuore ciò che importa. E non è l'amore che tu intendi. Ma è il mistero. Il mistero tremendo di un Dio debole. ('''Padre superiore''') {{NDR|a Zanna}}


==Dialoghi==
==Dialoghi==

Versione delle 13:37, 20 feb 2021

In memoria di me

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Titolo originale

In memoria di me

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 2007
Genere drammatico
Regia Saverio Costanzo
Soggetto Furio Monicelli (romanzo)
Sceneggiatura Saverio Costanzo
Interpreti e personaggi

In memoria di me, film italiano del 2007 con Hristo Jivkov, regia di Saverio Costanzo.

Incipit

Andrea: Ho bisogno di un ideale, un motivo per cui vivere. Non voglio continuare a rincorrere la libertà che tutti cercano. È falso. È una falsa libertà.
Padre maestro: Che vita hai fatto fino ad oggi?
Andrea: Ho vissuto senza rinunciare a niente. Ho amato. Eppure mi sembrava di non progredire mai. Di non poter dare di più. E il cuore ne soffriva. Però sotterravo senza chiedermi troppo. Tanto per il mondo ero un vincente. Non dormivo più per la paura di... di voltarmi indietro e non trovarci niente. Non so perché ho cominciato ad andare a messa, a leggere il Vangelo. Ed è difficile da spiegare, ma... si è cominciata a formare dentro di me una nuova idea di uomo.
Padre maestro: Cosa vuoi diventare?
Andrea: Una persona.

Frasi

Citazioni in ordine temporale.

  • Lei è qui per provare l'Ordine, come l'Ordine vuole provare lei. (Padre superiore) [ad Andrea]
  • «È grande non subire passione da parte delle cose, ma è ancora più grande restare impassibili di fronte alle loro immagini». Massimo il Confessore vuole dirci che quello che ci ferisce nella vita sono solo immagini, non è la realtà. Quando per esempio attraversiamo un momento d'angoscia, dopo quando passa diciamo che non era nulla, perché era appunto il nulla ciò che ci angosciava. Era solo l'apparenza e non la realtà delle cose. Per questo vi dico: anche se soffrite, imparate a dissimularlo. Allenatevi a restare impassibili, a non mostrare i vostri tormenti. E vedrete che col tempo questo diventerà per voi come un'abitudine interiore. Un giorno, nel deserto egiziano, un giovane andò da un monaco a chiedergli se poteva diventare suo discepolo. Il monaco allora gli disse che come primo compito doveva mettersi di fronte a delle statue e poi insultarle. E poi doveva tornare da loro a chiedergli perdono. Il giovane partì, ma quando tornò dal monaco gli disse: «Io ho fatto quello che tu mi hai chiesto di fare, ma le statue sono rimaste impassibili». «Ecco», gli disse il monaco, «torna da me quando sarai come quelle statue». La nostra mèta è diventare indifferenti a tutto. Per quello che dipende da noi, non dobbiamo desiderare la ricchezza più della povertà, la salute più della malattia, il successo più del disprezzo, o una vita più lunga rispetto a una più breve. Chi è qui come voi cerca e desidera solo ciò che lo può portare al fine per cui è stato creato: la somiglianza con Dio. (Padre maestro)
  • Signore. Chi conosce il proprio peccato è più grande di chi resuscitò un morto. Chi piange un'ora su se stesso, è più grande di chi ammaestra il mondo intero. Chi conosce la propria debolezza, è più grande di chi vede un angelo. Chi segue Cristo nel segreto, è più grande di chi gode molta fama nelle chiese. Nessuno può conoscere il proprio peccato, senza contemporaneamente conoscere Dio. Non prima o dopo, ma nel medesimo istante, in una sola identica intuizione di grazia. (Fausto)
  • Sopportare quello che siamo è la prima carità. (Padre superiore)
  • Perché sei venuto? Per dirmi che vuoi essere libero? Lo sei sempre stato qui dentro. Tu mi guardi con orgoglio, eppure sappi che anche io ho corso un tempo dietro alla libertà che tu ami. La tua libertà è una libertà disperata, che grida contro il vuoto del cielo. Cristo, invece, non è sceso dalla croce. Non ha costretto l'uomo a credere e ad essere schiavo di un Dio potente. Si è lasciato assassinare per dargli la libertà di credergli o non credergli, di amarlo o di rifiutarlo. Ha chiesto all'uomo una fede libera, un amore libero. Ma Cristo ha stimato troppo l'umanità. E l'umanità non vuole essere libera, ma schiava. E allora noi, noi più di ogni altro, abbiamo scelto la sua libertà. Noi, solo noi, abbiamo il diritto di insegnare che non è la libera decisione del cuore ciò che importa. E non è l'amore che tu intendi. Ma è il mistero. Il mistero tremendo di un Dio debole. (Padre superiore) [a Zanna]

Dialoghi

Citazioni in ordine temporale.

  • Zanna: Perché sei qui?
    Andrea: Sono qui per me. Perché il mondo non cambia se prima non cambio io.

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