Guido Mazzoni (letterato): differenze tra le versioni

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==Citazioni di Guido Mazzoni==
==Citazioni di Guido Mazzoni==
*[...] egli {{NDR|[[Brunone Bianchi]]}} non pospose mai la sostanza alla forma: filologo dantista, che ebbe le sue benemerenze per edizioni e note, e specialmente per la bella e sana prefazione al ''Vocabolario'' della Crusca nella nuova edizione e per le cure che a quell'opera diede; ma anche più felice scrittore, secondo che mostrano le poche cose di lui a stampa. E meglio apparirà, se si stamperanno tutte le sue relazioni annuali per la Crusca medesima, lavorate a cesello nell'apparente sprezzatura, e piene di sapore nella necessaria cautela di chi, come segretario, discorre in nome di un'accademia dei lavori di essa e di coloro che le appartennero e che ne sono commemorati.<ref>Da ''[https://archive.org/details/pt2storialettera09bert/page/n6/mode/1up L'Ottocento'', Parte seconda, p. 1087 in ''Storia letteraria d'Italia scritta da una società di professori'', Casa editrice dottor Francesco Vallardi, Milano, 1913.</ref>
*[...] egli {{NDR|[[Brunone Bianchi]]}} non pospose mai la sostanza alla forma: filologo dantista, che ebbe le sue benemerenze per edizioni e note, e specialmente per la bella e sana prefazione al ''Vocabolario'' della Crusca nella nuova edizione e per le cure che a quell'opera diede; ma anche più felice scrittore, secondo che mostrano le poche cose di lui a stampa. E meglio apparirà, se si stamperanno tutte le sue relazioni annuali per la Crusca medesima, lavorate a cesello nell'apparente sprezzatura, e piene di sapore nella necessaria cautela di chi, come segretario, discorre in nome di un'accademia dei lavori di essa e di coloro che le appartennero e che ne sono commemorati.<ref>Da ''[https://archive.org/details/pt2storialettera09bert/page/n6/mode/1up L'Ottocento]'', Parte seconda, p. 1087 in ''Storia letteraria d'Italia scritta da una società di professori'', Casa editrice dottor Francesco Vallardi, Milano, 1913.</ref>


==''Il teatro della rivoluzione''==
==''Il teatro della rivoluzione''==

Versione delle 17:28, 25 feb 2021

Guido Mazzoni

Guido Mazzoni (1859 – 1943), letterato, patriota e politico italiano.

Citazioni di Guido Mazzoni

  • [...] egli [Brunone Bianchi] non pospose mai la sostanza alla forma: filologo dantista, che ebbe le sue benemerenze per edizioni e note, e specialmente per la bella e sana prefazione al Vocabolario della Crusca nella nuova edizione e per le cure che a quell'opera diede; ma anche più felice scrittore, secondo che mostrano le poche cose di lui a stampa. E meglio apparirà, se si stamperanno tutte le sue relazioni annuali per la Crusca medesima, lavorate a cesello nell'apparente sprezzatura, e piene di sapore nella necessaria cautela di chi, come segretario, discorre in nome di un'accademia dei lavori di essa e di coloro che le appartennero e che ne sono commemorati.[1]

Il teatro della rivoluzione

  • Esempio mirabile dell'arte francese, assennata regolare, quasi rigida nella sua compostezza, Molière fu costretto dalle necessità della corte a dar libero sfogo alle qualità del suo ingegno che nella commedia, quale egli la intendeva, non potevano aver luogo; la fantasia alata, la poesia immaginosa; e venne così nei campi stessi felici dove spazia lo Shakespeare quasi a consolarsi della severità e profondità dei suoi drammi. (II, La vita di Molière, p. 174)
  • Il dialogo, osserva giustamente il Renan, è oggi la forma che meglio si presti alla esposizione delle idee filosofiche. Le verità di sì fatto genere non possono infatti né devono essere direttamente affermate o direttamente negate; e nel contrasto degli interlocutori trovano luogo adatto e più largo svolgimento tutti i pro e i contro, tutte le dimostrazioni e tutte le obiezioni. (III, Il sacerdote di Nemi, p. 195)
  • La Marchesa Bianca mostrò desiderio di ammirare le raccolte già famose di Arsenio Houssaye, ed egli, come potete immaginare, fu pronto a farsi promettere l'onore di una visita. Il giorno fissato, essa venne; venne sola: guardò i mobili, guardò i quadri, ma altro aveva per la mente e non vide nulla... Nella stanza da letto erano gli smalti e gli acquarelli; quando vi entrarono, l'orologio sonò le tre. – Un'ora innanzi a noi! – pensarono e l'uno e l'altra. "Le presi le mani e la guardai negli occhi che parevan accesi nel fuoco dell'inferno: impallidì, fu per isvenire, volle fuggir via. No, le dissi io gittandole le braccia attorno al collo, no: t'amo, t'amo, t'amo!"
    Alle quattro si dissero addio. – Ci rivedremo? – Mai più. (IV, Confessioni, pp. 213-214)

Note

  1. Da L'Ottocento, Parte seconda, p. 1087 in Storia letteraria d'Italia scritta da una società di professori, Casa editrice dottor Francesco Vallardi, Milano, 1913.

Bibliografia

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