La visita (film 1963): differenze tra le versioni

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La visita

François Périer e Sandra Milo in una scena


Interpreti e personaggi
Titolo originale	La visita
Lingua originale	italiano
Paese	Italia, Francia
Anno	1963
Genere	commedia, sentimentale
Regia	Antonio Pietrangeli
Soggetto	Giuseppe De Santis, Ruggero Maccari, Ettore Scola
Sceneggiatura	Antonio Pietrangeli, Ruggero Maccari, Ettore Scola
Produttore	Moris Ergas
Sandra Milo: Pina François Périer: Adolfo Di Palma Mario Adorf: Cucaracha Didi Perego: Nella Gastone Moschin: Renato Gusso Angela Minervini: Chiaretta Ettore Baraldi: Giancarlo Bellagamba: Bruno Benatti: Paola Del Bon: Angelina Ferdinando Gerra: Abele Reggiani: Carla Vivian:
Doppiatori originali
Paolo Ferrari: Adolfo Di Palma

La visita, film del 1963, con Sandra Milo, François Périer e Gastone Moschin, regia Antonio Pietrangeli

Frasi

Certo che viaggiare di notte è un po' come leggere un bel libro ad occhi bendati. Be' vuol mica dire niente, ma io lo dico lo stesso. (Pina)
[Legge un bigliettino che stava dentro un cioccolatino] Meglio molliche con amore, che fagioli con dolore. (Pina)
La solitdine è brutta, sai. Specialmente l'inverno. E qua, è quasi sempre inverno. (Pina)
C'ho pure il difetto di riconoscere i difetti che c'ho. (Adolfo)
Ci si conosce meglio litigando che andando d'accordo, no? Quando marito e moglie la pensano allo stesso modo, poi cosa fanno? Non hanno più niente da dirsi. (Pina)

Dialoghi

Pina: Scusi per caso non ha mica visto un viaggiatore?
Controllore del treno: Sono 25 anni che non vedo altro, cara lei.
Adolfo: Camminano ancora 'sti macinini, eh?
Pina: Benissimo e poi da queste parti la macchina vecchia fa anche un po' snob.
Pina [Adolfo beve il caffè]: Scotta? C'ho messo un bicchierino di grappa, non le piace?
Adolfo: Sì, sì. Mi piace, ma forse è un po' troppo forte.
Pina: Ma cosa forte? Ma da noi la mettiamo anche nella pappa dei bambini.
Adolfo [Entrando in cucina]: Parva sed apta mihi.^[1]
Pina: Cos'è che ha detto, scusi?
Adolfo: Latino, Orazio mi pare.
Pina: Ah. Di qua si va nell'orto, sul di dietro della casa.
Adolfo: Può darsi che io mi debba trasferire. Allora volevo sapere, se non le dispiace, quanto verrei a prendere approssimativamente di liquidazione. Così, tanto per...
Titolare della libreria: Senta Signor Di Palma, se lei dovesse lasciare questo posto, la mia gioia sarebbe tale che mi indurrebbe perfino a superare nel conteggio della sua liquidazione le tariffe sindacali.
Pina: Pensavo che lei preferisse restare a Roma.
Adolfo: Ma, sa... la grande città logora i nervi a lungo andare.
Pina: Ah, per me si figuri, non chiedo di meglio. In fondo questa è la casa dei miei genitori.
Adolfo: Vede? Chissà i ricordi. Qua c'è il suo lavoro, il suo ambiente, le sue amicizie. Se fossi in lei, non mi muoverei da qua.
Pina: Sta meglio qua o sui divanetti dei bar a Roma in piazza Bologna?
Adolfo: Signorina Pina, e me lo domanda. Qua sto con lei. A Roma sto... sto solo come un verme. Ecco come sto. Con il cameriere ladro: 85 lire in caffè. Ah, che pace qui.
Pina: Sei egoista, meschino, razzista. Presuntuoso come tutti i romani. Ecco cosa sei. Non sei democratico, non sei fine. Frughi nelle stanze, maltratti gli animali, disprezzi il prossimo. Ecco perché uno come te non lo vorrei nella mia casa neppure dipinto sul muro, chiaro!
Adolfo: Hai ragione. È tutto vero. Ma vedi si diventa così quando si sta soli. Qui da te sarà sempre inverno, ma almeno la gente ti conosce. Ti saluta. In città non sei nessuno.

Note

↑ Piccola ma adatta a me

Altri progetti

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Commons contiene immagini o altri file su La visita

[1] Piccola ma adatta a me

[1]

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 ==Frasi==
-*Certo che viaggiare di notte è come leggere un bel libro con occhi bendati. Be' non vuol dire niente, ma io lo dico lo stesso. ('''Pina''')
+*Certo che viaggiare di notte è un po' come leggere un bel libro ad occhi bendati. Be' vuol mica dire niente, ma io lo dico lo stesso. ('''Pina''')
 *{{NDR|Legge un bigliettino che stava dentro un cioccolatino}} Meglio molliche con amore, che fagioli con dolore. ('''Pina''')
 *La solitdine è brutta, sai. Specialmente l'inverno. E qua, è quasi sempre inverno. ('''Pina''')
 *C'ho pure il difetto di riconoscere i difetti che c'ho. ('''Adolfo''')
-*Ci si conosce meglio litigando che andando d'accordo, no? Quando marito e moglie la pensano allo stesso modo, poi cosa fanno? Non hanno più niente da dire. ('''Pina''')
+*Ci si conosce meglio litigando che andando d'accordo, no? Quando marito e moglie la pensano allo stesso modo, poi cosa fanno? Non hanno più niente da dirsi. ('''Pina''')
 ==Dialoghi==
-*'''Pina''': Scusi per caso non ha visto un viaggiatore?<br />'''Controllore del treno''': Sono 25 anni che non vedo altro, cara lei.
+*'''Pina''': Scusi per caso non ha mica visto un viaggiatore?<br />'''Controllore del treno''': Sono 25 anni che non vedo altro, cara lei.
-*'''Adolfo''': Camminano ancora questi macinini, eh?<br />'''Pina''': Benissimo e poi da queste parti le macchine vecchie fanno un po' snob.
+*'''Adolfo''': Camminano ancora 'sti macinini, eh?<br />'''Pina''': Benissimo e poi da queste parti la macchina vecchia fa anche un po' snob.
 *'''Pina''' {{NDR|Adolfo beve il caffè}}: Scotta? C'ho messo un bicchierino di grappa, non le piace?<br />'''Adolfo''': Sì, sì. Mi piace, ma forse è un po' troppo forte.<br />'''Pina''': Ma cosa forte? Ma da noi la mettiamo anche nella pappa dei bambini.
 *'''Adolfo''' {{NDR|Entrando in cucina}}: ''Parva sed apta mihi.''<ref>Piccola ma adatta a me</ref><br />'''Pina''': Cos'è che ha detto, scusi?<br />'''Adolfo''': Latino, Orazio mi pare.<br />'''Pina''': Ah. Di qua si va nell'orto, sul di dietro della casa.
 *'''Adolfo''': Può darsi che io mi debba trasferire. Allora volevo sapere, se non le dispiace, quanto verrei a prendere approssimativamente di liquidazione. Così, tanto per...<br />'''Titolare della libreria''': Senta Signor Di Palma, se lei dovesse lasciare questo posto, la mia gioia sarebbe tale che mi indurrebbe perfino a superare nel conteggio della sua liquidazione le tariffe sindacali.
 *'''Pina''': Pensavo che lei preferisse restare a Roma.<br />'''Adolfo''': Ma, sa... la grande città logora i nervi a lungo andare.<br />'''Pina''': Ah, per me si figuri, non chiedo di meglio. In fondo questa è la casa dei miei genitori. <br />'''Adolfo''': Vede? Chissà i ricordi. Qua c'è il suo lavoro, il suo ambiente, le sue amicizie. Se fossi in lei, non mi muoverei da qua.
-*'''Pina''': Sta bene qua o sui divanetti a Roma in piazza Bologna?<br />'''Adolfo''': Signorina Pina, e me lo domanda. Qua sto con lei. A Roma sto... sto solo come un verme. Ecco come sto. Con il cameriere ladro: 85 lire in caffé. Ah, che pace qui.
+*'''Pina''': Sta meglio qua o sui divanetti dei bar a Roma in piazza Bologna?<br />'''Adolfo''': Signorina Pina, e me lo domanda. Qua sto con lei. A Roma sto... sto solo come un verme. Ecco come sto. Con il cameriere ladro: 85 lire in caffè. Ah, che pace qui.
 *'''Pina''': Sei egoista, meschino, razzista. Presuntuoso come tutti i romani. Ecco cosa sei. Non sei democratico, non sei fine. Frughi nelle stanze, maltratti gli animali, disprezzi il prossimo. Ecco perché uno come te non lo vorrei nella mia casa neppure dipinto sul muro, chiaro!<br />'''Adolfo''': Hai ragione. È tutto vero. Ma vedi si diventa così quando si sta soli. Qui da te sarà sempre inverno, ma almeno la gente ti conosce. Ti saluta. In città non sei nessuno.